I ragazzi italiani stanno riscrivendo da due anni la storia del nostro tennis, e in particolare lo sta facendo Matteo Berrettini. Il 25enne romano, numero 9 del mondo, ha battuto col punteggio di 6-3 6-0 6-7 6-4 il polacco Hubert Hurkacz, numero 18, approdando, primo italiano in assoluto, nella finale di Wimbledon, il torneo più prestigioso del mondo.
Sei volte un nostro portacolori si era qualificato per una finale di un torneo del Grande Slam del singolare maschile e mai nessuno al di fuori del Roland Garros: ci erano riusciti Giorgio De Stefani, battuto dal francese Henri Cochet nel 1932, Nicola Pietrangeli, vittorioso nel 1959 e nel 1960 sul sudafricano Ian Vermaak e sul cileno Luis Ayala e sconfitto sia nel 1961 sia nel 1964 dallo spagnolo Manolo Santana, e Adriano Panatta, anche lui romano, che oggi compie 71 anni, trionfatore nel 1976 sullo statunitense Harold Solomon.
A Wimbledon invece solo Pietrangeli aveva centrato la semifinale, battuto dall’australiano Rod Laver nel 1960, mentre Berrettini tra i migliori quattro ci era già stato agli US Open del 2019, battuto da Rafael Nadal. Ora Matteo incontrerà il serbo numero 1 del mondo e campione in carica Novak Djokovic, che ha battuto il canadese Denis Shapovalov in tre set per 7-6, 7-5, 7-5.
I due tennisti tengono la battuta a zero nei primi due game, poi nel terzo Berrettini ha tre palle break ma Hurkacz inanella cinque punti di fila annullandogliele, la prima su un brutto errore di Matteo di rovescio. Anche Berrettini salva una palla break nel sesto gioco, con la prima vincente, ma in quello successivo strappa il servizio al polacco che commette due errori di dritto e con altri due errori con lo stesso colpo nel nono game consegna il primo set al romano.
Hurkacz è in totale confusione e nel secondo game del secondo set perde ancora il servizio addirittura a zero. L’emorragia continua perché il polacco nel quarto gioco perde il quarto servizio di fila e poi anche il quinto: sul 5-0 30-30 Hurkacz commette un doppio fallo e sul set point Berrettini lo infilza con un dritto in contropiede.
Sull’1-0 del terzo set si interrompe la serie di undici game consecutivi a favore dell’azzurro con Hurkacz che tiene finalmente un servizio cominciando a buttarsi a rete non avendo più nulla da perdere, ma Berrettini è tranquillissimo e tiene sei turni di battuta perdendo solo 5 punti. Si va al tie-break nel quale però purtroppo Matteo di punti al servizio ne perde tre andando subito sotto 0-4 e non recupera più il distacco, Hurkacz vince il “gioco decisivo” per 7-3 e allunga la partita.
Berrettini non si perde d’animo e approfitta di un immediato calo di tensione di Hurkacz per strappargli subito il servizio nel primo game del quarto set. Il polacco prova anche a spezzare il ritmo al romano impiegando tre minuti a un cambio di campo non per un medical timeout ma per cambiare le scarpe senza che il giudice di sedia gli dica alcunché, ma Matteo ancora una volta non trema, anzi, ha un match point sul 5-3 servizio Hurkacz, lo fallisce, infine sul 5-4 può esultare dopo il 22° ace che gli regala altri due match point e dopo la risposta lunga sul primo di Hurkacz che lo consegna alla storia del tennis al termine di 2 ore e 37 minuti di gioco.
A seguito della grande vittoria, sono arrivate anche le prime parole di Matteo Berrettini:
“Non ho parole, davvero, solo grazie. Ho bisogno di un paio d’ore per capire cosa è successo. Ho giocato una grande partita. Mi sono divertito e sono contento che ci sia la mia famiglia […] Quando giochi a questo livello tutto deve essere al 100%. Sto cercando di essere il migliore in tutto. Quando ho perso il terzo set, che pensavo di poter fare mio, mi sono detto di tirar fuori il meglio che potevo e ci sono riuscito”.
Ora la testa va solamente alla finale, e le parole, lapidarie, sono solamente due:
“Devo crederci!”