Sono passati solo pochi giorni da una sfida destinata a restare nella leggenda del tennis, la finale del Roland Garros tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. I rimpianti dell’azzurro e la gioia irrefrenabile dello spagnolo, ma anche le polemiche per l’incoraggiamento da stadio dei francesi a favore di Carlitos. John McEnroe per chi ha fatto il tifo? Intervistato dal Corriere della Sera, l’ex fuoriclasse a stelle e strisce ha risposto con la consueta schiettezza, anche a rischio di far arrabbiare i fan del rosso di San Candido.
- McEnroe, Cahill e il retroscena su Sinner
- L'aura di Jannik e il talento di Carlos
- Sinner e Alcaraz come Beatles e Rolling Stones
McEnroe, Cahill e il retroscena su Sinner
Intanto, un retroscena su Sinner. McEnroe, che peraltro fa parte della ristretta lista di potenziali futuri coach di Jannik, ha confessato di aver parlato con Cahill durante il torneo: “Mi ha detto che la preoccupazione è stata non far perdere a Jannik il focus tra l’Australia e Roma, nei tre mesi di stop. Ci sono riusciti. È tornato un Sinner uguale a quello che avevamo lasciato a Melbourne con la coppa in mano. Non vedo differenze. C’era il dubbio della tenuta ma a Parigi non è stato caldo, il clima l’ha aiutato. Peccato per quei tre match point…“.
L’aura di Jannik e il talento di Carlos
Secondo McEnroe, Sinner ha confermato di avere un’aura particolare: “Senz’altro, intesa come presenza. La personalità non si costruisce facilmente, lo dico per esperienza: ci si nasce. Anche Alcaraz ha carisma, ecco perché le loro sfide sono così elettriche. Entrambi hanno elementi di unicità. Carlos è il giovane più talentuoso che io abbia mai visto impugnare una racchetta, Jannik non è lontano. Alcaraz è più luminoso, Sinner è più continuo. A me colpisce il suono della palla di Jannik: mai sentita una cosa del genere”.
Sinner e Alcaraz come Beatles e Rolling Stones
Quindi la rivelazione su Alcaraz: “Io spero che non lo rovinino mai, con i suoi alti e i suoi bassi. Sa mettersi nei guai e togliercisi con una facilità disarmante. Carlos è il regalo più bello che la generazione post Big Three potesse farci. Ed è l’unico tennista per cui pagherei il biglietto. In ogni caso, nessuna scelta o preferenza: “È come scegliere tra i Beatles e gli Stones, lei chi preferisce? Io amavo i Led Zeppelin. Gli Stones erano imprevedibili ma a volte i Beatles erano migliori. Parliamo di gruppi che, come Jannik e Carlos nel tennis, hanno segnato la storia”.