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Milan, Ambrosini si pente dello striscione anti-Inter e racconta l'addio ai rossoneri

Ambrosini definisce un errore lo striscione esibito contro l'Inter nel 2007 durante i festeggiamenti per la Champions League. Poi svela un retroscena su Galliani

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Fabrizio Napoli

Fabrizio Napoli

Giornalista

Giornalista professionista, per Virgilio Sport segue anche il calcio ma è con la pallanuoto che esalta competenze e passioni. Cura la comunicazione di HaBaWaBa, il più grande festival di waterpolo per bambini al mondo

“Un errore che ho pagato molto”. Così Massimo Ambrosini torna sull’episodio del volgare striscione anti-Inter da lui esibito nel 2007 durante i festeggiamenti per la vittoria della Champions League da parte del Milan, squadra di cui ha fatto parte per 17 stagioni, fino al 2013. L’ex centrocampista, oggi opinionista, ha anche raccontato il suo doloroso addio ai colori rossoneri.

Milan, Ambrosini e lo striscione anti-Inter del 2007

“Lo scudetto mettilo…”: questo recitava lo striscione anti-Inter che Massimo Ambrosini mostrava fiero e divertito nel 2007, durante i festeggiamenti della Champions League da parte del Milan, squadra di cui l’ex centrocampista ha fatto parte fino al 2013. Intervistato da Radio Serie A, Ambrosini è tornato su quell’episodio, spiegando a chiare lettere di essersi pentito. “Sì, fu un errore. Però ormai è abbastanza passato. E comunque l’ho pagato quell’errore, molto…”, ha dichiarato Ambrosini ricordando l’episodio che all’epoca scatenò parecchie polemiche.

Ambrosini e il doloroso addio al Milan

Nel corso dell’intervista Ambrosini ha più volte evidenziato il suo profondo legame col Milan. Un legame che lo portò a soffrire in maniera acuta quando il club rossonero decise di privarsi di lui. Era il 2013, il centrocampista veniva da 17 stagioni con la maglia del Milan e dalla vittoria di 12 trofei. A distanza di anni, Ambrosini non è ancora riuscito a mandarla giù. “Era giusto che loro pensassero ad altro, io avevo 37 anni – la premessa dell’ex centrocampista -. Ma è giusto anche che lo comunicassero in maniera diversa e forse se ne sono resi conto. E forse anche il dopo… poteva essere data un’importanza superiore a quella che mi è stata data”.

Ambrosini e l’addio al Milan

Insomma ad Ambrosini non è ancora andato giù il modo in cui Adriano Galliani, all’epoca la mente del Milan di Silvio Berlusconi, gli annunciò che non avrebbe più fatto parte della squadra rossonera. “Me l’hanno comunicato in due momenti – ha continuato Ambrosini – vinciamo a Siena e ci qualifichiamo in Champions League, il giorno dopo vado in vacanza e chiamo Adriano Galliani e per me non era concepibile che io lasciassi il Milan. Lui mi dice che c’era Bryan Cristante che stava giocando di più”.

Milan, Galliani e la telefonata che fa sfumare il sogno di Ambrosini

A distanza di qualche giorno, è Galliani a telefonare ad Ambrosini per comunicargli la decisione del Milan di privarsi di lui. “Dopo due settimane di sì e di no, ero in riva al mare a Pesaro e mi è arriva la chiamata di Galliani che mi ha detto ‘Guarda Massimo…’”. L’ex centrocampista rimase spiazzato, anche perché nonostante i numerosi trofei vinti aveva ancora un sogno da esaudire con il Milan. “Ero tristissimo, ho finito a 492 presenze e il mio sogno era quello di arrivare a 500. Ma non era tanto quello, io non mi vedevo altrove”, la confessione finale di Ambrosini.

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