Aumentano le partite, aumentano le polemiche. A un calendario già fitto di impegni, con partite ogni tre giorni, nel 2025 si unirà anche il nuovissimo Mondiale per Club, ideato da Gianni Infantino per coinvolgere i top club d’Europa e del mondo. Una situazione non più sostenibile secondo l’Associazione Italiana Calciatori, guidata da Umberto Calcagno, che ha deciso di far causa alla FIFA per tutelare i diritti e le condizioni di salute dei suoi tesserati.
- L'AIC fa causa alla FIFA: cosa si contesta ad Infantino
- La rabbia dell'AssoCalciatori
- AIC, Calcagno: "Attività agonistica esasperata"
- FIFA, nessun passo indietro
L’AIC fa causa alla FIFA: cosa si contesta ad Infantino
Campionati, tornei nazionali, coppe europee (con la nuova Super Champions League ai nastri di partenza, ndr), Mondiale per Club. Sulla scia del procedimento avviato lo scorso 13 giugno, l’Associazione Italiana Calciatori ha deciso di unirsi al ricorso legale coordinato dalla FIFPRO Europe, “contestando la legittimità delle decisioni della FIFA di fissare unilateralmente il calendario delle partite internazionali e, in particolare, la decisione di creare e programmare la Coppa del Mondo per Club FIFA 2025”.
La rabbia dell’AssoCalciatori
L’AssoCalciatori non ci sta. Rappresentato dallo studio legale Dupont-Hissel, l’organismo che sostiene e tutela tutti i tesserati del calcio italiano ha deciso di schierarsi contro la FIFA in questa battaglia che va al di là del terreno di gioco: “Il sindacato dei calciatori italiani, AIC, – si legge nella nota ufficiale – ha deciso di unirsi a questo ricorso legale contro la FIFA presso il tribunale del commercio di Bruxelles. Infatti, i membri dell’AIC, che giocano nei club italiani, affrontano la stessa realtà impraticabile dei loro colleghi francesi e inglesi: questa problematica è, per sua natura, paneuropea e persino globale. Nel procedimento presso il tribunale del commercio di Bruxelles, in qualità di ricorrenti originali, l’AIC chiede al giudice belga di deferire il caso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) con 4 quesiti per una pronuncia pregiudiziale”.
AIC, Calcagno: “Attività agonistica esasperata”
Chi non si è mai nascosto è Umberto Calcagno, numero uno dell’AIC, che si è esposto in prima persona di fronte a tale situazione, evidenziando l’impossibilità di giocare (potenzialmente) fino a 70 partite l’anno: “Da anni l’Associazione Italiana Calciatori, insieme a FIFPro, sta portando avanti una battaglia contro l’attività agonistica esasperata. I top player, impegnati con i club nelle competizioni nazionali e internazionali, arrivano a disputare fino a 70 partite all’anno percorrendo più di 90mila chilometri per gli spostamenti. È evidente che non si può immaginare di continuare con questi ritmi”.
FIFA, nessun passo indietro
Complici gli incassi che ne deriveranno dai broadcaster e dai molteplici abbonamenti alle pay tv, senza considerare sponsor e accordi collaterali, la FIFA non ha nessuna intenzione di modificare il calendario del prossimo quinquennio, che si aprirà proprio con il nuovo Mondiale per Club. Del resto, la FIFA stessa, lo ribadì a chiare lettere in una nota diffusa lo scorso maggio, ancor prima del confronto di Bangkok: “La FIFA non impone il calendario internazionale alla comunità calcistica, – veniva sottolineato dal segretario generale Mattias Grafstrom – ma ha il dovere e la responsabilità di disegnare e implementare un calendario che sia nel migliore interesse del calcio mondiale, delle confederazioni, delle squadre nazionali, dei club, dei giocatori. E naturalmente dei tifosi. Il tema è stato discusso sia con Fifpro sia con Wla, – si precisava – in particolare nel 2021 e nel 2022, e si è sempre tenuto conto delle osservazioni degli stakeholders in modo imparziale”.