Ci ha giocato la prima e spera ancora di giocarci anche l’ultima: l’imperioso Lusail Iconic Stadium, che ha ospitato Argentina-Arabia Saudita, prima gara del gruppo C, sarà anche lo stadio della finale dei Mondiali e l’Albiceleste contava di arrivare fino alla fine a Qatar 2022, ma giocando così sarà difficile. L’Arabia Saudita regala la prima sorpresa dei Mondiali: di fronte a un impianto stracolmo con 80mila persone e con l’80% del tifo a favore degli argentini, ha dato scacco matto ai grandi favoriti dando una lezione di calcio prima a suon di pressing e fuorigioco con ripartenze pungenti, poi con una difesa arcigna, tanta corsa e un’aggressività da garra sudamericana. Finale batticuore con tante occasioni fallite dai sudamericani ma era destino. Battuto 2-1 il dream team di Scaloni e la strada per l’Argentina è ora tutta in salita. Servirà un altro Messi, oggi più ombre che luci, e un altro atteggiamento per fare strada.
Mondiali, con l’Argentina un’Arabia modello Zeman
Coraggiosa la tattica dell’Arabia Saudita di Renard che, consapevole del gap tecnico, ha osato schierando una difesa in linea all’altezza del centrocampo quasi. Spregiudicati nella tattica del fuorigioco come e più di uno Zeman o di un Sacchi o come l’Ajax di Michels, aggressivi nel pressing a centrocampo gli arabi, che hanno giocato in 25-30 metri, hanno stupito tutti. Una soluzione che ha pagato, prima con decine di azioni fermate dall’arbitro e 3 gol annullati all’Argentina, poi con i gol del sorpasso firmati da Al Shehri, uno che non è neanche titolare nella sua squadra di club, e Al Dawsari. L’Argentina inizialmente non ha preso sul serio i rivali, convinta di poter aggirare con la tecnica dei suoi giocolieri l’ossessiva tattica dell’off-side. Quando ha preso coscienza che gli arabi facevano sul serio, era già sotto nel punteggio.
Mondiali, l’Argentina ricorda Maradona
Il tutto è avvenuto nel ricordo di Maradona, presente ovunque – striscioni, sagome, cori – perché questo è il primo Mondiale da quando Diego non c’è più. Lui che fu l’ultimo nell’86 a regalarlo all’Argentina, per poi sfiorare il bis anche nel ’90 in Italia. Ma oggi, e si vede, Maradona non c’è più. E Messi non è Diego.
Mondiali, nell’Argentina Messi si vede solo su rigore
Un tiro potente, su assist di Di Maria, dopo soli 3′ parato dal portiere e un gol (il settimo nella sua carriera ai Mondiali) su rigore al 10′: ecco come Leo Messi – che è stato accolto da un’ovazione da tutto lo stadio al suo ingressi in campo – si è presentato in Qatar. Che il penalty concesso generosamente grazie al Var per una spinta su Paredes sia stato un po’ severo attiene ad altre storie. Nel suo bilancio anche un gol annullato al 21′ per fuorigioco ma poco altro perché l’Argentina vista al debutto ha deluso e non poco. Con la squadra che lentamente lasciava campo, spazio e gioco all’Arabia, Messi è piano piano uscito dalla partita per poi tornare a suonare la carica da metà ripresa ma senza esito. Rimandato.
Mondiali, partito il duello eterno tra Messi e Ronaldo
In questo Mondiale di polemiche, veleni e divieti il calcio si voleva affidare proprio alle sue stelle per riportare l’evento al suo significato originario. Qatar 2022 è la last dance per Messi e Ronaldo, i due giganti degli ultimi lustri. A entrambi manca il sigillo della coppa del Mondo, cosa più comprensibile per Cr7 (che ha anche vinto un Europeo col Portogallo) che per la Pulce che ha sempre avuto uno squadrone alle spalle nei tre precedenti Mondiali disputati. La sfida all’eterno rivale la voleva lanciare Leo oggi, ma è stato un flop. Ora si attende la risposta di Ronaldo.
Mondiali, l’Argentina è anche Lautaro, male Paredes
Non solo Leo, però. C’è anche un bel pezzo d’Italia in questa Argentina, ma non è stata una giornata da ricordare. Sufficiente Lautaro – a lui due gol annullati – che è apparso molto reattivo, meno Paredes, che ha avuto qualche giocata efficace ma poi è scomparso ed è stato anche sostituito al 59′. Alterno Di Maria, pericoloso quando si accende ma a volte fuori dal gioco.
Mondiali, anche in Argentina-Arabia recuperi extralarge
La tendenza è confermata: il tempo effettivo è quasi realtà . Anche in Argentina-Arabia recuperi record: 6′ nel primo tempo e 14′ (inspiegabili a dire il vero) nella ripresa per un totale di 110′. Abituiamoci.