Dodici triple a bersaglio su 60 tentativi nelle prime due gare, 17 che hanno trovato la retina sulle 41 tentate contro le Filippine: nel bene o nel male, lo spartiacque del mondiale azzurro è tutto racchiuso in questo dato, che è l’indicatore che consente di spedire avanti nel tornei i ragazzi di Pozzecco.
Che nella bolgia di Manila riescono ad avere la meglio sui 25mila tifosi di casa che esultano come ossessi ad ogni canestro dei propri beniamini, che pure salutano la competizione senza nemmeno una vittoria all’attivo. Il 90-83 finale è figlio di un’inspiegabile frenata negli ultimi due minuti di partita, quando le cose ormai erano già ben definite e niente e nessuno poteva rimettere in discussione il verdetto.
- Tonut ha preso per mano l'Italia
- Le pagelle dell'Italia: i top
- Ricci e Melli sono precisi e solidi
- Fontecchio gira, Datome non ancora
- Il Poz non aveva altra opzione se non la vittoria
Tonut ha preso per mano l’Italia
All’Italia sarebbe bastato perdere anche con 11 punti di scarto, ma i “Gilas” non sono andati oltre il possesso pieno di vantaggio maturato alla fine del primo quarto. Nel secondo gli azzurri hanno cambiato marcia, trascinati da Tonut e in generale da un attacco che stavolta non ha sparato a salve, mascherando anche qualche scricchiolio che s’è avvertito nella metà campo difensiva.
Vittoria corroborante e adesso testa al secondo turno: venerdì c’è la Serbia, destinata a vincere il girone B (anche se domani affronterà il Sud Sudan), domenica potrebbe andare in scena la sfida con Porto Rico, già battuto a Ravenna due settimane fa in amichevole, che contro la Cina ha il destino nelle sue mani (con una vittoria è certo di chiudere al secondo posto).
Per accedere ai quarti presumibilmente serviranno due vittorie: arrivare primi consentirebbe di evitare Team USA ai quarti, e già questo è sufficiente per pensare di fare doppio bottino pieno nel fine settimana.
Le pagelle dell’Italia: i top
TONUT 8: stavolta non c’è ombra di dubbio se c’è da decidere a chi dare la palma del migliore di giornata. Stefano è bello caldo in avvio, soprattutto lo diventa ancor più nel momento in cui l’Italia scava il fossato invalicabile che rispedisce al mittente ogni velleità dei “Gilas”. Dal campo è una sentenza: 6/7, con 5/5 da due e tante belle penetrazioni in area. Ma le cose migliori forse le mette in mostra in difesa, limitando per lunghi tratti di gara quel Clarkson che è l’unica vera spina nel fianco.
SPISSU 7,5: il mondiale di Marco è cominciato contro la Dominicana, e contro le Filippine ha spiccato il volo. Altra prova sontuosa, da leader: non ha paura di guardare in faccia il canestro, infilando 4 triple (liberatoria quella nel primo minuto di partita), e soprattutto è lesto a coinvolgere i compagni, smazzando 9 assist e guidando con grande intelligenza la transizione. Sta tornando sui livelli di EuroBasket 2022: uno Spissu così può far svoltare intere giornate.
PAJOLA 7,5: eccolo lì, il Pajo, finalmente all’altezza della fama che lo precede. Tre bombe in faccia all’esitante difesa filippina, tanto per cominciare, ma anche tante piccole cose di un valore inestimabile, come le difese su quel diavolo di Clarkson che senza un trattamento simile avrebbe potuto fare molto più male. Sacrificio, intraprendenza e tempismo: il rimbalzo catturato nell’ultimo minuto, con i “Gilas” in netta risalita, è la ciliegina sulla torta.
Ricci e Melli sono precisi e solidi
RICCI 7: è il miglior cecchino da tre punti della spedizione italiana, almeno per quel che racconta la prima fase del torneo. E soprattutto è uno che quando c’è da fare a sportellate in difesa non si tira indietro: sgomitare è la sua passione, e ormai tutti ci vanno a sbattere contro. Esce per falli, ma è ancora una volta la pedina chiave che entra e aggiusta le cose.
MELLI 7: prestazione solida, nella quale è bravo a rimettersi subito in carreggiata dopo qualche errore di troppo nella metà offensiva nei primi minuti di gara. Poi però quando si sblocca per i “Gilas” sono dolori: arrivano in doppia cifra, sfiora la tripla doppia mettendo 6 rimbalzi (due offensivi) in una gara dove a rimbalzo l’Italia fa fatica (39-35 per gli asiatici il totale, 13-10 gli offensivi) e soprattutto 7 assist. Da leader vero, quello che sale in cattedra quando serve per davvero.
Fontecchio gira, Datome non ancora
FONTECCHIO 6,5: si scuote già nelle prime battute, e questa è buona notizia. Trova la retina con continuità nei primi due quarti, tanto che quando va a sedere in panchina l’Italia fatica, ma non appena rimette piede sul parquet la prende per mano e la spedisce a distanza di sicurezza. Poi però s’inceppa, tirando male e con poca lucidità (5/17 il totale di serata, 3/11 dall’arco). Contro serbi e portoricani (o quelli del Sud Sudan) servirà qualcosa di più, almeno a livello di continuità.
POLONARA 6: stavolta non parte forte come nelle precedenti due gare, ma in generale riesce ad adattarsi strada facendo, trovando il canestro in area (ma non dall’arco) e soprattutto cercando di porre rimedio nella complessa battaglia a rimbalzo, tirando giù 6 palloni. Achille è meno killer e più gregario: per come sta evolvendo il mondiale azzurro, non una cattiva notizia.
SEVERINI 6: spiccioli di partita, giusto per far rifiatare i compagni. Stavolta Pozzecco ha accorciato le rotazioni a solo 8 uomini: lui gioca 78 secondi, Spagnolo, Procida e Diouf (unico a non aver mai visto il parquet nelle prime tre gare) nemmeno quello.
DATOME 5,5: una tripla a bersaglio, altre 4 corte o sul ferro. Un paio di rimbalzi in difesa, ma anche 4 falli e qualche giocata non proprio alla sua altezza: il mondiale di Gigi sin qui non è stato degno dell’ultimo palcoscenico, ma magari il meglio se l’è tenuto per la seconda fase. O magari per quella a eliminazione diretta…
Il Poz non aveva altra opzione se non la vittoria
POZZECCO 6,5: contava vincere, perché anche se si poteva perdere di 11 punti nessuno avrebbe accettato di avanzare alla seconda fase con una sola W a referto. Per tre quarti di gara abbondanti l’Italia fa tutto bene, anche smistare calmanti sulle tribune, con i tifosi di casa che progressivamente perdono fiducia e potenza. Poi quei 5’ finali dimostrano però che non c’è mai da stare troppo tranquilli. Ha ritrovato il tiro dall’arco, ha perso qualche distanza in difesa: venerdì con la Serbia si capirà se si è trattato solo di un fuoco di paglia.