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Mondiali basket, Datome e l'Italia. Cuore di capitano, l’ombra di Banchero? “Abbiamo Melli e Fontecchio”

L'ultimo appuntamento con la sua storia professionale è un onore che pochi altri sportivi possono vantare: chiudere con la canotta azzurra in una competizione iridata. Gigione si confessa alla Gazzetta dello Sport

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

Gigi Datome c’è. Lui, di se stesso, non lo dice: allora ci azzardiamo per lui. Il leader dell’Italia di basket guidata da coach Gianmarco Pozzecco che si accinge a prendere parte al Mondiale 2023 – teatro suggestivo: Filippine, Indonesia e Giacarta. Evento in calendario dal 25 agosto al 10 settembre – è lui.

Gigione a fine carriera è un Datome con una motivazione in più: sarà l’ultimo atto di un percorso professionale che andrà, a suo tempo, celebrato con gli onori del caso ed è la classica situazione in cui il colpo di coda può regalare delle cose. Brividi, sicuro: fa specie pensare al commiato di Gigi.

La tristezza e le motivazioni

Mette tristezza ed è anche uno sprone: certe carriere devono finire in un certo modo. Lo reclama il buon senso. Da Montebelluna, il 27 novembre 1987, Datome di strada ne ha fatta parecchia: Olbia, tanto per cominciare. Formativa e performativa. Poi Siena, Scafati, Roma, Detroit, Boston, Fenerbahçe, Milano.

197 presenze in azzurro, sta per rompere la barriera dei 1.700 punti in Nazionale. La gioia di tre scudetti in Italia, gli ultimi due consecutivi con l’Olimpia; tre titoli in Turchia e la soddisfazione di una Eurolega, con il Fenerbahçe, che restituisce un po’ di quel tanto di più che avrebbe meritato.

Ha già detto basta

Ma Gigi è contento così: arrivato alla fine di un viaggio che – tra giovanili e professionismo – dura dalla bellezza di 20 anni, ha già detto basta. Un solo, ultimo ballo: ormai Michael Jordan e Netflix hanno fatto slang.

L’ultimo ballo di Gigi è un ballo di lusso: il Mondiale con la maglia dell’Italia. Non c’è ex sportivo a cui questo binomio non è riuscito che non darebbe chissà che per potersi trovare dove starà tra un mese Datome.

Due o tre cose sul Mondiale

Copyright Gazzetta dello Sport, lunga intervista a Datome di Andrea Tosi, lo ha detto lui.

Chiudo in Azzurro, il sogno da bambino.

Che si godrà ogni momento è una evidenza:

Per me è l’epilogo più bello e gratificante.

Ha raggiunto oggi i compagni a Folgaria e il capitano parla da capitano:

Ho giocato in tante squadre di club importanti, hanno fatto la storia ma la maglia della Nazionale è quella che sento più mia, quella che mi rappresenta di più come uomo e professionista.

Lo zoccolo duro di chi c’è sempre stato

La marcia di avvicinamento è un excursus, il passato quale punto di partenza. Restare aggrappato ai fatti, ai volti, ai compagni di avventura. Si parla spesso di cicli sportivi, ecco: Gigi ne ha aperti e chiusi più di uno ma sa che senza un riferimento continuativo – lo chiama “lo zoccolo duro” – non sarebbe stato così. Quello zoccolo duro

che ci ha portato ai Giochi di Tokyo e poi all’Europeo di Berlino fino al Mondiale.

Coeso, unito, incollato:

La squadra ha Fontecchio e Melli: dicono che non abbiamo stelle ma loro due sono giocatori di primissimo piano a livello internazionale.

Italia nel gruppo A con Angola, Repubblica Dominicana e Filippine

Il sorteggio ha detto Gruppo A: è lì che l’Italia se la vedrà ai preliminari con Angola, Repubblica Dominicana e Filippine. Gigi rispetta e non teme:

Ho fiducia: molti giocatori si sono affermati e adesso devono passare dalla sfrontatezza alla consapevolezza. Ruoli e valori vanno trovati e messi a disposizione della squadra. Abbiamo carenze: manca un lungo verticale, un fisico possente per fronteggiare i giganti avversari. Dovremo essere creativi nella nostra atipicità: lo sa fare bene Melli.

“Non so cosa dirò alla squadra”

Farà i suoi discorsi, Datome: parlerà alla squadra da capitano. Da leader: col carisma, col cuore, con le energie che si moltiplicheranno in maniera direttamente proporzionale all’avvicinamento del suo addio

Non so cosa dirò alla squadra: non sto contando i giorni che mi separano dal ritiro. A Berlino – Europei, ndr – non avevo deciso di smettere. Stavolta sì. E sarà diverso.

Nessuna previsione: quelli come Gigi non fanno pronostici, semmai li lasciano fare agli altri e quando non sono troppo benevoli cercano di stravolgerli:

Manca un mese al Mondiale, dobbiamo conoscerci e crescere per arrivare nella condizione di forma migliore.

“Banchero? Mai stato con noi”

La chiosa è per Paolo Banchero: aveva l’opzione di difendere la canotta azzurra, ha scelto gli Stati Uniti. Cambia poco, Datome su questo punto è chiaro:

Non ha mai fatto parte del gruppo, non abbiamo alcuna lacuna da colmare. Era una sua scelta, l’ha fatta.

Scelta irreversibile. Come quella di Gigi: ancora un Mondiale, poi basta davvero.

Mondiali basket, Datome e l'Italia. Cuore di capitano, l’ombra di Banchero? “Abbiamo Melli e Fontecchio” Fonte: Getty

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