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Mondiali pista, il quartetto dell'inseguimento femminile vince il bronzo. Paternoster di legno, male Viviani

Arriva la prima medaglia per l'Italia nei Mondiali di Ballerup: è il bronzo del quartetto dell'inseguimento, che recrimina per l'occasione sprecata in semifinale con la Germania.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Arriva la prima medaglia dai mondiali su pista in corso di svolgimento a Ballerup, in Danimarca: è il bronzo che le ragazze del quartetto a inseguimento colgono nella finalina contro il Canada, dopo che in semifinale era arrivata una sconfitta piena di recriminazioni contro la Germania, poi battuta in finale dalle fortissime britanniche.

Finalina senza storia, ma che rimpianti la semifinale…

Martina Fidanza, Chiara Consonni, Martina Alzini e Vittoria Guazzini sapevano di essere nettamente più forti delle canadesi, tanto che i tempi delle semifinali erano divergenti di oltre 6 secondi a favore del gruppo azzurro. L’Italia è partita forte sin dai primissimi giri, con Fidanza perfetta nel lanciare le compagne e dar loro la possibilità di prendere subito un vantaggio consistente sulle nordamericane. Alla fine arriva persino il doppiaggio ai danni delle malcapitate canadesi, con pronostico abbondantemente rispettato dal primo all’ultimo metro.

Una piccola rivincita per le ragazze della pista, che lo scorso anno erano rimaste giù dal podio. Anche se è la semifinale con la Germania ad alimentare grossi rimpianti: una gara dominata per tre quarti, ma le tedesche che hanno rimontato negli ultimi metri riuscendo a recuperare da una situazione che pareva ormai cristallizzata.

Paternoster, niente medaglia per… un’inerzia

La maledizione dei quarti posti si materializza anche nella gara a eliminazione femminile: Letizia Paternoster va vicinissima a estromettere la neozelandese Ally Wollaston, che la brucia letteralmente per una questione di centimetri nello sprint che vale la zona medaglie, e a quel punto l’oceanica trova il modo per regolare sia Lotte Kopecki (seconda) che Jennifer Valente, che si accontenta ben volentieri della medaglia di bronzo.

Per Letizia, reduce poco prima dalla beffa col quartetto nella semifinale con la Germania, un finale davvero amaro: perfetta la sua condotta di gara, e a onor del vero anche nella volata con la Wollaston ha ben poco da rimproverarsi. Ma la neozelandese è stata scaltra nel riuscire a rimontare praticamente sulla linea del traguardo, relegando l’azzurra fuori dalla zona medaglie (con tanti sacrosanti rimpianti).

Viviani, giornata no: lo scratch parla giapponese

C’erano aspettative importanti anche su Elia Viviani, capace di qualificarsi senza troppe difficoltà nella gara che assegnava le medaglie dello scratch. Invece il velocista veneto è rimasto a guardare nella finale che ha visto imporsi il giapponese Kuboki (bravissimo a scappare via in avvio di corsa, guadagnando un giro di vantaggio sul gruppo) davanti al danese Hansen e al francese Petit.

Viviani ha deluso perché non ha mai dato l’impressione di potersi inserire nella lotta per le medaglie: s’è visto col contagocce, e alla fine s’è accontentato di una posizione di rincalzo che ha detto ben poco su quelle che erano le sue legittime aspirazioni.

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