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Mondiali Rugby, Mbonambi e l'accusa di razzismo "al contrario": può saltare la finale Sudafrica-All Blacks

Mbonambi, tallonatore degli Springboks, rischia la squalifica dopo aver detto qualche parolina di troppo all'inglese Curry nel corso dell'infuocata semifinale dei Mondiali.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

“Signore, se il tallonatore della squadra avversaria mi dice ‘faccia bianca’, che cosa devo fare?”. Mettere un microfono addosso al direttore di gara di una semifinale di Coppa del Mondo può rivelarsi un metodo utile a scoprire che non sempre il razzismo va in un’unica direzione. Perché a pronunciare quella frase è stato Tom Curry, terza linea della nazionale inglese, andata a due minuti dalla quarta finale mondiale della sua storia.

Che con l’arbitro Ben O’Keeffe si stava lamentando per via di una frase ricevuta da parte di Mbongi Mbonambi, tallonatore del Sudafrica, che sabato prossimo si giocherà la quarta Webb Ellis Cup della sua storia contro i rivali storici della Nuova Zelanda, nella riedizione della finale del 1995, vinta proprio dai sudafricani sul terreno amico di Johannesburg.

Mbonambi, a detta di Curry, avrebbe apostrofato il giocatore avversario sottolineando il colore della sua pelle (appunto dicendogli “faccia bianca”), cosa che nel regolamento di World Rugby è severamente proibita, nonché passibile di azione disciplinare.

E sebbene l’Inghilterra non abbia presentato ricorso alla federazione internazionale per quanto accaduto (aveva tempo 36 ore dal fischio di chiusura del match: la scadenza era fissata intorno alle 11 di lunedì mattina), non è escluso che World Rugby possa procedere autonomamente con l’indagine, tale da portare anche alla squalifica del tallonatore degli Springboks, che si vedrebbe privato dell’opportunità di disputare la sua seconda finale in carriera dopo quella vinta quattro anni fa in Giappone, proprio contro l’Inghilterra.

Frase Mbonambi: nervosismo o incomprensione?

La vicenda ha avuto vasta eco sui media internazionali, catalizzando l’attenzione anche in sala stampa al termine della semifinale che ha visto i sudafricani spuntarla per 16-15 grazie a unpiazzato da 49 metri dello specialista Handré Pollard (gli inglesi sono stati avanti per complessivi 75’, ma si sono visti sfuggire la partita di mano a un tiro di schioppo dall’80’). Una partita tirata, ribattezzata “di vecchio stampo”, con una battaglia in trincea e con la pioggia che ha reso ancor più infido il controllo dell’ovale, portando a una marea di errori.

Una partita che forse il Sudafrica si sarebbe aspettato meno complicata, e forse anche per questo Mbonambi s’è fatto prendere un po’ dalla foga e dal nervosismo, arrivando ad apostrofare con quella frase così stonata Curry.

Il tutto è accaduto intorno alla mezzora di gioco del primo tempo, con la terza linea inglese che ha chiesto all’arbitro che cosa avrebbe dovuto fare dopo aver ricevuto quella frase che, se confermata, può certamente essere considerata di stampo razzista.

Niente, per favore. Ci penserò io

è la risposta che O’Keeffe ha dato a Curry.

Frase che è rimasta impunita, nel senso che Mbonambi è rimasto al suo posto e della cosa se n’è riparlato soltanto nel post partita, poiché nel frattempo lo scambio di battute tra i due è stato “catturato” dal microfono in dotazione al direttore di gara.Che però ci fosse qualche attrito in corso tra Mbonambi e Curry lo si è capito meglio a fine gara, quando le telecamere hanno pizzicatoil tallonatore sudafricano intento a evitare di stringere la mano al flanker rivale.

Va detto che il finale di partita è stato tirato, intenso e nervoso, con un paio di accenni di zuffa sedati un po’ a fatica, ma tali da generare nervosismo e poca voglia di lasciarsi andare a convenevoli. Capita anche nel rugby, specie quando la posta in palio è così elevata.

Il tallonatore degli Springboks e il precedente del 2022

Mbonambi è un tipo di per sé abbastanza focoso e già era balzato alle cronache un anno fa a Genova, durante il test match contro l’Italia (vinto 63-21 dagli Springboks), quandosi rivolse all’arbitro inglese Carley lamentando una disparità di trattamento riservata ai giocatori sudafricani (“Arbitra da entrambe le parti”, si sentì esclamare nitidamente nel microfono del direttore di gara).

In Inghilterra poi, maghi nel far riemergere vecchi scheletri dall’armadio (è o non è la patria del gossip?), sono andati a ripescare anche uno “scambio di vedute” avvenuto nel test match dell’autunno 2022, vinto dagli Springboks per 27-13, nel quale si vede Mbonambi prendere per la maglia Curry dopo un’azione di gioco, cui ha fatto seguito un acceso scambio di opinioni durato una ventina di secondi, con Mapimbi intervenuto per provare a placare gli animi (alla fine i due si lasciarono da soli, anche perché nel frattempo un assistente arbitrale si era avvicinato minaccioso a osservare la scena).

Rischio squalifica, gli interessi in ballo sono enormi

Cosa accadrà ora? World Rugby potrebbe “sfruttare” la triste vetrina offerta dal caso Mbonambi-Curry per mandare un messaggio forte all’esterno, e far capire al mondo intero che il razzismo è una piaga che va combattuta a prescindere dal colore della pelle. Mbongi rischia grosso, e non a caso la delegazione Springboks al seguito della squadra ha preferito non rilasciare commenti, limitandosi ad attendere il naturale corso delle indagini e a ribadire di voler stare dalla parte del proprio giocatore, analizzando però ogni tipo di prova verrà fornita per valutarne l’eventuale colpevolezza.

Di contro c’è da considerare anche un ulteriore aspetto: Mbonambi è l’unico tallonatore a disposizione di Nienaber, e una sua eventuale assenza aprirebbe un buco di dimensioni enormi, di fatto spostando ancor più l’asticella dalla parte degli All Blacks, che già sembrano entrare in finale da favoriti, nonostante due mesi fa ne presero 35 dal Sudafrica. Ma nel mondo di ovalia le cose cambiano in fretta: talvolta basta una parolina di troppo e il lavoro di quattro anni se ne va a farsi benedire. Comunque vada, non una pagina edificante nella settimana che porta alla partita più importante dell’anno.

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