Se c’è in pilota che di conformarsi alla massa non ne vuol sapere, quello è certamente Casey Stoner. Che è stato il primo a portare la Ducati a vincere un titolo mondiale, e soprattutto che ha saputo restare sempre fedele al suo modo di vivere la vita e dire le cose non badando tanto alla forma, quanto soprattutto alla sostanza. Uno che quando poteva ancora correre e vincere ha deciso di fermarsi, perché quel mondo che per anni era stato il suo universo non era più bello e stimolante come lo aveva conosciuto. E anche a distanza di più di un decennio dal giorno dell’addio, ogni volta che parla non perde occasione per far sapere come stanno le cose.
- Quei "giochi" mentali che mostravano le debolezze altrui
- Il rispetto e la paura di farsi nuovi "nemici"
- La visione di Casey
Quei “giochi” mentali che mostravano le debolezze altrui
L’argomento tornato in auge in queste settimane di esilio “forzato” dalle competizioni riguarda la rivalità tra piloti. Che una volta veniva vissuta con molta più enfasi, ma che da quando i big delle prime decadi del nuovo millennio hanno appeso il casco al chiodo (vedi Valentino Rossi e Jorge Lorenzo) è venuta un po’ meno. Ora il circus pare molto più ovattato ed edulcorato, anche nelle dichiarazioni, ma Stoner non sembra esserne poi tanto sorpreso. “In verità credo che ci sia una rivalità sana tra piloti, ma viene nascosta sotto a un velo. Alcuni pensano che alzare il livello della competizione anche a parole può essere d’aiuto per entrare nella testa delle persone. Ma quando cerchi di entrare nella testa di qualcuno, in realtà sbagli e finisci per rendere i tuoi avversari ancora più forti. Da tutti quelli che hanno provato a farlo con me ho imparato le loro debolezze. Cercando di intimidirti, in realtà mi hanno permesso di non aver più nessuna paura di loro, anche perché se ne impari le mosse poi sai cosa aspettarti in ogni frangente”.
Il rispetto e la paura di farsi nuovi “nemici”
Le parole di Stoner hanno fatto tornare a galla tanti episodi che negli anni in cui ha corso nel motomondiale hanno finito per rendere più avvincenti duelli di cui tanto si sente la mancanza. E per qualcuno quelle parole erano dirette anche e soprattutto a quel Valentino Rossi col quale non sono mancati in passato episodi di contrasti, tanto verbali quanto in pista. Oggi però la situazione è fortemente mutata: “Viviamo in un’epoca nella quale c’è grande rispetto tra i piloti, anche se tutti stanno lottando per determinati obiettivi. L’attuale generazione è giovane e pensa a raccogliere il massimo, ma a nessuno interessa farsi nuovi nemici, magari capaci poi di sfruttare la situazione e volgerla a proprio vantaggio. Se tu invece vai d’accordo con i tuoi avversari, magari se non è strettamente necessario finiranno per non attaccarti, e così ti sarai tolto un pensiero di torno”.
La visione di Casey
Il concetto spesso da Casey è piuttosto chiaro: la competizione è bella in pista, ma non deve andare oltre. E soprattutto, mai deve sfociare in rivalità tali da spostarla anche fuori dalle gare del fine settimana. “Non so se in questo mondo riuscirei a trovare il mio posto. Io sono sempre stato uno al quale è interessato andare forte, e le parole ho lasciato che le pronunciassero gli altri. Poi ho cercato però di sfruttare la cosa a mio vantaggio, sfruttando le debolezze degli altri e interpretando quand’è che quelle parole venivano usate bluffando, e quando no. Oggi però è tutto diverso e non so se una cosa simile possa realmente essere possibile”. Nostalgia dei bei tempi andati, ma anche consapevolezza di aver fatto parte di un universo che rispetto alla MotoGP di oggi sembra davvero parallelo. Mai banale, Stoner. Che certamente manca tanto al motomondiale più di quanto le moto in generale non manchino a lui.