Quindici punti in sette partite, un quarto posto che avrebbe potuto essere anche qualcosa di più: la Roma non ha intenzione di perdere contatto con le zone altissime della classifica e la sfida sul campo della Juventus è un ottimo esame per testare le reali potenzialità della squadra di José Mourinho.
Il tecnico portoghese ha parlato in conferenza stampa, presentando una sfida che in passato ha regalato momenti indimenticabili del nostro calcio.
“La Juventus è una squadra fortissima che gioca sempre per vincere le partite e il campionato. Non è una squadra di undici giocatori, ma di più di 20 giocatori esperti con un grande allenatore. E’ una candidata forte per lo Scudetto”.
“Villar? E’ strano che mi chiede specificatamente di Villar: perché non un altro giocatore? Perché ha giocato pochissimo? Non significa che non sia convocato: magari qualcuno lo ha visto mezz’oretta fa andar via da Trigoria e ha dedotto qualcosa di sbagliato. E’ convocato, ma va in panchina. E’ un giocatore che sta facendo uno sforzo per adattarsi alla mia idea di calcio, per cambiare il suo modo di giocare, perché lo scorso anno il suo modo di giocare era diverso. Le opportunità di giocare arriveranno anche per lui, magari domani: ma dalla panchina”.
“Risultatisti o giochisti? E’ un concetto strano per me. I “risultatisti” sono quelli che hanno vinto, ma sembra una cosa negativa. Io ho vinto qualcosa, Allegri pure. Grazie a dio possono chiamarmi “risultatista”. La sfida tra me e Max? Non è una sfida tra me e lui: piacere di salutarlo prima e dopo la partita. C’è rispetto, c’è stima: siamo stati insieme tante volte in questi 10 anni nelle riunioni UEFA. Non dico che esiste una grande amicizia perché il contatto non è sufficiente, ma è una grande persona e sono felice che sia tornato ad allenare”.
“Orsato? Prima della partita sono sempre contento dell’arbitro: non mi interessa il passato, i risultati, quello che è successo prima. Mi fido di tutti, parto dal principio che tutti sono bravi. Sono perfettamente contento di un uomo con l’esperienza di Orsato. Dopo la partita qualche volta loro sbagliano e io non sono felice e qualche critica esce”.
“Che accoglienza mi aspetto? Magari la stessa di sempre, magari diversa. Quando l’ultima volta ho avuto quella reazione alla fine della partita mi sono sentito un po’ strano: la gente ha dimenticato in 10 secondi 90 minuti di partita. In quella partita lì la gente si era dimenticato il rispetto. Sono nel calcio da tanti anni, non è un dramma”.
“Per Abraham vediamo. L’allenamento di oggi è poco. Domani vediamo. Sta migliorando. Gli altri? Stanno bene: se non gioca Tammy abbiamo due giocatori perfettamente nelle condizioni di giocare”.
“Se questa partita la sento di più? Sento tutte le grandi partite: il piacere di giocare contro le squadre più forti e contro giocatori di qualità offre una sfida che piace a tutti”.
“La differenza tra Juventus e Roma? Una è una squadra che gioca per vincere la Champions League e un’altra che gioca per vincere la Conference League. Una cosa è una squadra che gioca per vincere 9 Serie A e ne vince 10, un’altra una che ne vince 0 su 10. Una lavora con Allegri, che è stato tanto tempo lì, un’altra con un’allenatore che è arrivato da 3 mesi. C’è differenza: però quando inizia la partita e si gioca per vincere tutto questo va dimenticato, per fare la nostra partita e provare a vincere. Andiamo lì per giocare e se non vinciamo voglio che sia per colpa della Juve e non per colpa nostra”.
“Non voglio perdere la nostra identità di gioco: quando dico questo non dico che voglio offrire alla Juve quel che le piace dal punto di vista del gioco: devo dare all’avversario cose che non vanno d’accordo con il suo gioco, ma è molto più facile per Allegri che per me”.