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Napoli, Conte ha una mission: “Nella storia solo chi vince, certe occasioni non ricapitano”

De Laurentiis ha scelto il tecnico con percentuale più alta di vittorie in A per riportare il Napoli al top. E la frase di Conte accende l'entusiasmo

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Domenico Esposito

Domenico Esposito

Giornalista

Da vent’anni in campo e sul campo per vivere ogni evento in tutte le sue sfaccettature. Passione smisurata per il calcio e per la sfera di cuoio. Il pallone è una cosa serissima, guai a dirgli di no

La mossa targata De Laurentiis di affidare la ricostruzione del Napoli ad Antonio Conte ha restituito entusiasmo a una piazza depressa dopo un’annata nera. E le parole pronunciate dal tecnico a Vivo Azzurro Tv contribuiscono ad alimentare la rinnovata passione di un popolo che spera di tornare a competere per lo scudetto.

La mission di Conte: le parole che fanno sognare Napoli

Premessa: si parla di Nazionale. Ma il concetto espresso da Conte ai microfoni di Vivo Azzurro Tv racchiude la sua mentalità. E tocca di riflesso anche il Napoli. In un passaggio della sua lunga intervista in cui rivive i momenti chiave della sua avventura con l’Italia da calciatore prima e ct poi, l’allenatore pugliese dice chiaramente: “Nella storia rimangono solo quelli che vincono”. Vincere, vincere, vincere. Una mission che lo ha accompagnato in tutte le sue esperienze: dalla Juventus al Chelsea fino all’Inter. De Laurentiis ha scelto il tecnico con la percentuale più alta di vittorie in Serie A (il 68%) per riportare il Napoli al top. E c’è da scommettere che Conte farà il possibile e l’impossibile per riuscirci.

Italia, il Conte calciatore: il Mondiale del 1994 e Euro 2000

Conte ripercorre la sua storia: “Sono cresciuto in mezzo alla strada e lì non c’è nessuno che ti aiuti a risolvere le difficoltà, devi cavartela da solo. Ricordo la telefonata per la convocazione del Mondiale 1994: avevo il cuore che batteva forte, poi festeggiai con mamma. Sacchi? Per lui ho grande stima e ammirazione, un grande lavoratore che non lasciava niente al caso”. Sulla finale persa ai rigori col Brasile: “Quando si è giovani, penso che occasioni del genere poi ricapitano. Invece, bisogna sapere che potrebbe essere l’unica della tua vita ed essere determinati a entrare nella storia. Perché nella storia ci rimangono le persone che vincono e infatti tanta gente non ricorda il secondo posto dell’Italia”. Quindi il brutto ricordo legato a Euro 2000: “Segnai il primo gol alla Turchia, poi ai quarti con la Romani Hagi mi ruppe la caviglia con un brutto fallo. Saltai semifinale e finale, ma chiesi a Zoff di rimanere col gruppo”.

Il Conte ct: l’avventura a Euro 2016 e il Chelsea

Il neo-allenatore del Napoli riavvolge il nastro alla chiamata di Tavecchio: “Avevo appena lasciato la Juventus. Lui era molto convinto e quella sua determinazione nel volermi in Nazionale mi colpì molto. Quando sento dall’altra volta che c’è voglia di sposarmi, mi entusiasmo tanto”. Sull’addio all’Italia dopo l’Europeo: “Non è stato facile: si era creata una vera famiglia e ciò ci aveva aiutato a superare il fatto che non fosse una nazionale fortissima. La voglia di dimostrare che non eravamo inferiori agli altri aveva equilibrato le cose. Prima degli Europei, a gennaio, avevo manifestato al presidente la voglia di tornare ad allenare un club, ad aprile poi avevo firmato con il Chelsea. Se non avessi già firmato, non avrei mai e poi mai lasciato quel gruppo. Ma alla fine nella vita tutti abbiamo un percorso: sono andato in Inghilterra e ho vinto Premier League e FA Cup”.

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