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Nations League, come gioca la Spagna: le stelle e il nuovo c.t. che ha preso il posto di Luis Enrique

Dopo il flop ai Mondiali in Qatar De La Fuente annunciò un cambio di mentalità aprendo al gioco fatto di difesa bassa e contropiede: ma nelle prime uscite del 2023 gli iberici non hanno convinto 

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Fabrizio Napoli

Fabrizio Napoli

Giornalista

Giornalista professionista, per Virgilio Sport segue anche il calcio ma è con la pallanuoto che esalta competenze e passioni. Cura la comunicazione di HaBaWaBa, il più grande festival di waterpolo per bambini al mondo

Discontinuità: questa la parola chiave per descrivere il passaggio operato dalla Spagna con l’addio di Luis Enrique dopo la delusione dei Mondiali in Qatar e la nomina a c.t. di Luis De La Fuente, tecnico dell’U21 e della nazionale olimpica che al suo arrivo ha mandato in soffitta, almeno a parole, il tiki-taka in nome di un calcio più diretto. Ma vediamo come gioca la Spagna di De La Fuente, avversario dell’Italia nella semifinale di Nations League di domani.

De La Fuente e l’eresia del contropiede per la Spagna

“Arretrare e ripartire in contropiede è un virtù, un esercizio di intelligenza calcistica”. Con questa frase pronunciata a El Pais, Luis De La Fuente ha segnato il nuovo corso della Spagna, proiettandola – almeno a parole – fuori dall’era del tiki-taka amato da Luis Enrique e annunciando la volontà di un gioco più diretto, o meglio, secondo le parole del neo-c.t., “più versatile”. L’ispirazione è la Spagna U21 e olimpica, che De La Fuente condusse all’argento ai Giochi di Tokyo nel 2021: una nazionale basata sì sull’abilità tecnica e il palleggio, ma in grado anche di abbassare il baricentro e sfruttare la profondità.

Spagna, De La Fuente manda in soffitta il falso nueve

Un tipo di gioco, quello amato da De La Fuente, che ha automaticamente mandato in soffitta l’idea del “falso nueve”: per essere versatili, attaccare la profondità, raccogliere i cross dalle fasce, serve un centravanti vero. Nell’esordio vittorioso sulla panchina della Spagna – 3-0 alla Norvegia, priva di Haaland, dello scorso 25 marzo – De La Fuente presentò un 4-2-3-1 con Morata prima punta, anche se dopo l’1-0 di Dani Olmo la Spagna continuò a faticare in zona gol, dilatando il punteggio solo nel finale, grazie alla doppietta del sostituto dell’ex Juve, il 33enne Joselu, pescato dal c.t. nello Stoccarda.

Joselu fu poi riproposto tre giorni dopo da titolare nel 4-3-3 opposto alla Scozia, partita persa malamente per 2-0 dalla Spagna dopo un turnover massiccio, che vide i soli centrocampisti Rodri e Merino confermati nell’11 di partenza, oltre al portiere Kepa, nuovo titolare dopo la “retrocessione” di Unai Simon (numero uno al Mondiale) e la nuova esclusione di De Gea.

Spagna al centro di una transizione tecnica

La sensazione è che la Spagna di De La Fuente sia nel mezzo di una transizione tecnica e stia ancora cercando nuovi punti di riferimento, soprattutto in difesa. Si spiegano così le convocazioni di alcuni “grandi vecchi” del calcio iberico come Jordi Alba, Carvajal e addirittura Jesus Navas, richiamato a 37 anni dopo oltre due anni di assenza dalla “Roja”. In mezzo il nuovo c.t. pare non voler rinunciare alla sostanza di Merino e Rodri, più che alla qualità di Gavi e Pedri (assente in Nations League per infortunio), per puntare poi sulle transizioni rapide condotte da trequartisti e seconde punte: “Ansu, Nico Williams (assente tra i convocati per la Nations League, ndr), Olmo, Asensio… Abbiamo giocatori da contropiede”, disse De La Fuente qualche mese fa. Una dichiarazione d’intenti che, considerate le difficoltà a far gol della Spagna nei due match finora disputati con il nuovo c.t., non ha portato a quel cambio di rotta auspicato dopo il flop mondiale.

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