L’anno giubilare a Indianapolis fa rima con NBA Finals. Perché 25 anni dopo aver affrontato la prima e (sino a oggi) unica avventura nella serie che porta alla conquista dell’anello (ko. con i Lakers), la compagnia dei Pacers ha deciso di atterrare nuovamente sul palcoscenico più ambito del basket americano, pronta a contendere agli Oklahoma City Thunder un titolo che, comunque vada, rappresenterà una prima volta assoluta per entrambe le franchigie. Con buona pace del board della lega, che magari sperava di vedere avanzare qualche squadra con una fan base un po’ più nutrita (leggi New York) dopo che strada facendo nel corso dei play-off le big hanno perso tutti i pezzi per strada, a cominciare da Lakers e Celtics.
- NY costretta alla resa: Indiana sa quello che vuole
- Pascal Siakam eletto MVP delle finali di conference
- OKC-Pacers è una sfida già nel futuro: ma le TV tremano...
NY costretta alla resa: Indiana sa quello che vuole
Insomma, non saranno NBA Finals da ascolti record, ma di sicuro il merito ha premiato due formazioni che nel corso della stagione regolare prima, e soprattutto dei play-off poi, hanno saputo mostrare il loro lato migliore. Indiana invero già da qualche stagione aveva cominciato a nutrire ambizioni da grandeur: seppur abbastanza sottostimata dagli addetti ai lavori (Tyrese Haliburton è stato votato dai suoi colleghi come il giocatore “più sopravvalutato” della lega, ma la risposta data dal campo sembrerebbe andare in tutt’altra direzione…), la compagine di coach Carlisle ha saputo smentire ogni tipo di dubbio legato alla propria capacità di incidere nei momenti che contano.
Anche gara 6 della serie contro i Knicks ne è stata la riprova: in una gara giocata punto a punto fino all’intervallo, un parziale di 9-0 targato Pascal Siakam a inizio terzo quarto ha completamente cambiato il volto dell’incontro, e consentito ai Pacers di gestire al meglio la situazione nel corso dell’ultima parte della partita, vinta per 125-108. Un epilogo che molti davano ormai per scontato, al netto della brutta prova di squadra di gara 5 che aveva costretto Indiana a tornare sul proprio campo a cercare la qualificazione.
Pascal Siakam eletto MVP delle finali di conference
I Pacers sono una squadra giovane e di prospettiva, ma con elementi di esperienza e qualità che sanno già adesso come incidere. Siakam, eletto MVP della serie a discapito di Haliburton (non una scelta scandalosa: alla fine l’ex Raptors ha inciso di più quando la palla è sembrata scottare maggiormente), è la pedina chiave attorno alla quale Carlisle ha costruito un nucleo di gente volenterosa e affidabile, con Myles Turner centro moderno (tira bene anche da tre) e i vari Nembhard, Nesmith, Toppin, Bryant, Mathurin e McConnell in grado di portare sempre tanti mattoncini alla causa.
Certe vittorie poi hanno dato fiducia e grande consapevolezza nei propri mezzi a una squadra (sulla carta) non così tanto accreditata prima del via dei play-off: nel corso delle precedenti serie contro Bucks e Cavs, entrambe vinte 4-1, i Pacers hanno vinto due partite chiave rimontando da -7 negli ultimi 48 secondi di partita.
Prima di loro, nelle 1677 occasioni in cui si era verificato un simile scarto in una gara play-off, soltanto una volta la squadra che era sopra di 7 punti era uscita dal campo battuta. Indiana c’è riuscita due volte nel giro di pochi giorni, dimostrando di avere risorse inesauribili e una forza mentale che le consente di non uscire mai dalla partita, nemmeno quando sembra ormai andata.
OKC-Pacers è una sfida già nel futuro: ma le TV tremano…
Ma il vero capolavoro è avvenuto in gara 1 della serie con i Knicks, disputata al MSG di New York. Quando Haliburton e compagni erano sotto di 15 punti a 2’44” dalla fine, e poi di 9 punti a 59 secondi e ancora di 7 punti a 41 secondi dalla sirena. Serviva un altro miracolo, che puntualmente è stato mandato a referto: le triple e i liberi di Nesmith prima, la tripla insensata di Haliburton allo scadere, con la palla che sbatte sul secondo ferro, si alza in cielo e beffarda ricade al centro della retina, facendo capire subito al pubblico newyorchese che contro questi Pacers non ci sarebbe stato nulla da fare.
Jalen Brunson e Karl-Anthony Towns hanno fatto il massimo, ma il massimo non è bastato. Così Indiana s’è presa le NBA Finals, dove però l’asticella è destinata a salire ulteriormente. Perché i Thunder hanno dimostrato di essere la vera squadra da battere, un roster già oggi competitivo ai massimi livelli, potenzialmente in grado di estendere il proprio dominio negli anni a venire con tutte quelle picks che il GM Sam Presti è riuscito a raggruppare nel corso degli anni.
Gilgeous-Alexander, Holmgren e Williams da una parte, Haliburton, Siakam e Turner dall’altra: non saranno nomi come LeBron, Doncic, Curry, Durant, Leonard o chicchessia, ma sono quanto di meglio oggi l’NBA può offrire. Provare per credere.