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NBA, Murray l'ha fatto di nuovo e Denver elimina i Lakers. Lebron tra l'addio e l'ipotesi "Bronny"

Un altor buzzer beater di Murray (come in gara 2) condanna i Lakers all'eliminazione, con Denver che vince la serie 4-1. Lebron criptico sul futuro. OKC chiude con i Pelican, Boston ok a Miami

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

È la fine di un’era? A guardarla bene, forse la risposta non è mai stata così affermativa. Perché per la prima volta da 20 anni a questa parte nessuno tra i giocatori che hanno segnatogli ultimi due lustri del dorato mondo NBA sarà impegnato in una serie play-off di semifinale. Non accadeva dal 2004 che LeBron James, Stephen Curry e Kevin Durant finissero il loro lavoro così presto: almeno uno dei tre negli ultimi 20 anni non s’era mai ritrovato in vacanza tanto presto. È successo adesso, con Jamal Murray castigatore perfetto per mandare in frantumi anche l’ultima speranza di tener desta la statistica.

Murray affonda anche i Lakers

Murray è quel giocatore che ha già fatto un male cane ai Lakers in gara 2, segnando il canestro della vittoria in una partita che Denver ha ripreso per i capelli quando ormai pareva già andata. Murray è quel giocatore che ha fatto un male ancora più cane ai Lakers in gara 5, decisa da un buzzer beater del numero 27 quando alla sirena mancavano appena 3 secondi e mezzo. Con i Lakers che, non avendo più timeout da spendere (l’ultimo era stato sprecato a 3’ dalla fine per chiamare un challenge, peraltro senza successo: che spreco…), hanno provato a vincere la partita con un tiro da tre dal logo di Taurean Prince, naturalmente nemmeno andato vicino al bersaglio, dopo che Jokic aveva oscurato la vallata a LeBron.

La corsa di James e Davis si interrompe così all’istante, sebbene nella serie contro i Nuggets i Lakers siano stati avanti nel punteggio per 165’ sui 240’ disputati, cioè praticamente per due terzi della contesa.

LeBron glissa sul futuro: “La mia ultima con i Lakers? Chissà…”

Denver ha vinto col pilota automatico innestato: Murray non doveva neppure giocare, gravato da un problema al polpaccio, ma ha stretto i denti e ha firmato 32 punti, compresi gli ultimi 5 di serata di squadra. L’infortunio alla spalla di Davis, capitato nel terzo quarto, ha un po’ fiaccato la spinta dei californiani, che da quel momento in poi hanno subito il ritorno dei campioni in carica.

Che pur senza uno Jokic stellare in attacco (25 punti), ma molto presente a rimbalzo (fate 20) hanno chiuso i conti sul 4-1, imponendosi per 108-106, aprendo ufficialmente un’altra estate di grossi punti interrogativi in casa losangelina. Dubbi che LeBron non ha affatto dissipato: “Se è stata la mia ultima partita con i Lakers? Non rispondo”. Mentre la semifinale tra Nuggets e Wolves per qualcuno è già una finale anticipata: difficile dargli torto. Nel frattempo dagli Stati Uniti fanno sapere che i Lakers sarebbero disposti a tutto o quasi pur di confermare The Chosen One, anche con la possibilità di scegliere il figlio Bronny al prossimo draft e realizzare il sogno di papà LeBron.

Boston sul velluto: Miami ha l’infermeria troppo piena

La notte ha portato consiglio anche a Boston, che come da pronostico s’è imposta a Miami (102-88) di fatto ipotecando il passaggio del turno. Kevin Love (0 punti e 4 rimbalzi in 6’ di impiego) può rassegnarsi ormai a veder svanire la statistica che lo vedeva sempre vincente in tutte le serie play-off (Finals escluse) affrontate in carriera a Est: senza Butler, Rozier e con Jaquez ko. a metà partita, chiedere di più agli Heat è veramente troppo.

Boston va via senza troppi problemi: Derrick White vive la sua serata di gloria firmando 38 punti, lasciando che Tatum e Brown si prendano una giornata di relativa quiete. Adebayo chiude con 25 punti e 17 rimbalzi, ma difendere contro questi Celtics è troppo complicato per Miami, almeno nelle condizioni in cui si è presentata alla partita.

E a questo punto Boston può chiudere i conti già in gara 5, anche se preoccupa l’infortunio occorso a Porzingis, ricaduto male dopo una lotta a rimbalzo: fugati i dubbi su un interessamento del tendine d’Achille, andranno comunque fatti accertamenti più approfonditi.

Thunder senza problemi: Daigneault festeggia il COTY

OKC è la squadra con l’età media più giovane (appena 24 anni) a vincere una serie di play-off. Non solo: lo fa chiudendo sul 4-0 contro i Pelicans, che però hanno dovuto affrontare tutta la serie orfani di Zion Williamson, senza il quale hanno smarrito la retta via in attacco.

I Thunder hanno chiuso i conti con relativa semplicità: tenendo gli avversari al 36% dal campo, hanno potuto anche traccheggiare per tre quarti prima di piazzare l’allungo decisivo, con un 16-2 di parziale firmato Jalen Williams col quale hanno spento ogni velleità di NOLA. Coach Daigneault, appena eletto miglior coach della stagione regolare (e ci mancherebbe che così non fosse…), si gode lo sweep e attende di sapere cosa ne sarà della serie tra Dallas e Clippers, al momento sul 2-2.

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