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Djokovic agli Australian Open è un caso politico: il visto e il clan

Il campione di tennis serbo, Novak Djokovic, è al centro di una diatriba che da sportiva si è tramutata in politica: il no al vaccino e la questione visto in Australia

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

In questa vicenda che, dal piano sportivo si è prepotentemente collocata su quello politico, appare inequivocabile l’indirizzo che il governo australiano ha tenuto a imprimere all’intero pasticciaccio Djokovic.

La questione del visto, l’esenzione vaccinale misteriosa da parte dell’organizzazione dell’Australian Open a cui – durante l’interrogatorio – lo stesso numero uno del tennis mondiale non ha saputo dare risposta ha del grottesco, ma altrettanta fermezza nel veicolare messaggi univoci rispetto all’emergenza scaturita dal Covid.

Ora che Nole è in volo dall’Australia verso Belgrado, la vicenda sembra chiusa. Ma non è così.

Djokovic, la Francia chiude ai no vax: Roland Garros a rischio

Dalla Francia, la ministra dello Sport, Roxana Maracineanu, ha tenuto a sottolineare la rigidità del pass vaccinale in un tweet che impone – de facto – la vaccinazione anche agli atleti. Il Roland Garros è a rischio, dunque, per quanti non vorranno adeguarsi.

Djokovic costretto a lasciare l’Australia: sentenza esecutiva

Una situazione in continuo divenire e che ha trovato un epilogo nella decisione da parte dell’Australia, confermata dalla Corte Federale che ha respinto il ricorso, di revocare il visto a Djokovic a ridosso del torneo.

La sua goffa ricostruzione e la mancanza di adeguate risposte hanno reso la vicenda surreale, anche se i legali del campione serbo hanno lavorato alacremente e su più fronti per evitare l’addio agli Australian Open e al Grande Slam.

Djokovic, la decisione del governo australiano

Per Djokovic gli Australian Open 2022 rimarranno un obiettivo mancato, stando a quanto valutato dalle istituzioni australiane: nella prima mattinata di venerdì 14 gennaio, il ministro dell’Immigrazione Alex Hawke ha ribaltato la sentenza, decidendo di annullare per la seconda volta il visto di Novak Djokovic.

Una valutazione politica e sportiva, che avrà i suoi impatti. A stretto giro c’è stata un’azione da parte degli avvocati del tennista e una serie di iniziative da parte del suo clan e delle istituzioni serbe, che hanno assunto un ruolo in questa vicenda.

Nulla che abbia garantito a Nole la sua partecipazione all’Australian Open: nella notte italiane tra il 16 e il 17 gennaio, Djokovic si è imbarcato su un volo con scalo a Dubai e ha intrapreso la via del ritorno con il suo staff.

Al suo posto, nel tabellone del torneo del Grande Slam, un italiano: Salvatore Caruso, ripescato all’ultimo minuto.

Djokovic, il post in cui ammette di aver violato l’isolamento da positivo

Prima della pronuncia definitiva del governo, Nole aveva pubblicato un lungo post nella serata dell’11 gennaio 2022:

“Voglio chiarire che mi sono attenuto alle regole per il tracciamento e che ho provato a mettere tutti in sicurezza. Ho assistito a un match di basket a Belgrado il 14 dicembre, e mi è stato riferito che alcune persone erano risultate positive al Covid. Nonostante non avessi i sintomi, il 16 dicembre ho fatto un test antigenico rapido che è risultato negativo e per maggiore cautela lo stesso giorno ho eseguito un test molecolare. Il giorno successivo ho partecipato a un evento di tennis a Belgrado per consegnare premi ai bambini e ho fatto un test rapido dell’antigene prima di andare all’evento, ed è stato negativo. Ero asintomatico e mi sentivo bene e non avevo ricevuto la notifica di un risultato positivo del test molecolare fino a dopo quell’evento. Il 18 dicembre mi trovavo nel mio centro di tennis a Belgrado per un’intervista e un servizio fotografico a L’Equipe fissati da tempo. Ho cancellato tutti gli altri eventi tranne l’intervista a L’Equipe”, le sue parole nel lungo post social.

Questo comunicato, in cui si dettagliano date e impegni, non ha potuto che moltiplicare la confusione sulla sua positività e indignare per le scelte fatte dal campione serbo, il quale avrebbe effettuato l’intervista e posato per il servizio destinato all’Equipe da positivo.

Un comportamento inaccettabile, considerato che Nole era in attesa dell’esito di un tampone effettuato dopo aver avuto contatti con positivi.

Djokovic, la replica del governo australiano e i rischi

Dopo la decisione comunicata dall’Australia è ancora più intellegibile la posizione rispetto a quanto accaduto e quanto si intenda ribadire alla Serbia, a Djokovic e al suo entourage, genitori e fratello.

“Novak Djokovic non è detenuto. Può lasciare il paese quando vuole e la polizia di frontiera farà di tutto per agevolare la sua partenza”,

le parola pronunciate della ministra degli interni australiano Karen Andrew, all’indomani del suo trasferimento nell’hotel destinato a quanti entrati con visto irregolare. Una posizione coerente, vista la conclusione della vicenda.

Che cosa rischia Djokovic: lungo stop

A Djokovic non brucia solo l’incertezza rispetto alla possibilità di gareggiare, stroncando così sul nascere la corsa alla vittoria del Grande Slam e rischiando anche il primato nel ranking ATP. Nole, sicuro di aver con l’esenzione medica da parte dell’organizzazione degli Open ottenuto un “condotto”, secondo la legge australiana potrebbe essere destinatario di una sanzione ancora più esplicativa della linea del governo australiano.

In Australia, infatti, chi viene trovato con visto irregolare rischia tre anni di “squalifica”, ovvero di non poter entrare in territorio australiano. Con la rivelazione dei suoi spostamenti, anche in Spagna si è aperto un fascicolo a carico del campione: si sta verificando se Djokovic, non vaccinato, sia entrato nel territorio di Marbella senza i permessi richiesti e anche la Serbia avrebbe aperto un’inchiesta.

Dal 20 settembre 2021, per i non vaccinati che entrano sul territorio spagnolo, è necessaria una documentazione specifica, che il numero 1 al mondo non avrebbe presentato nelle modalità richieste.

Quindi, da un lato ci sono le conseguenze immediate sul piano sportivo, dall’altro quello che potrebbe causare questo braccio di ferro per gli anni a venire.

Djokovic nell’hotel riservato agli immigrati

I media australiani e le agenzie fotografiche hanno riportato, in questi 11 giorni, quanto si è innescato attorno alla struttura dove era stato trasferito Nole, dopo l’interrogatorio in attesa della sentenza.

Manifestazioni, ammiratori radunati sotto il Park Hotel di Melbourne, dove si trova il campione serbo con altri immigrati irregolari; la richiesta di Djokovic di spostarsi in un luogo in cui possa allenarsi nel caso la situazione si risolvesse a suo favore, è stata negata.

Solo dopo la decisione del giudice australiano di accordargli l’ingresso, per un errore umano, il campione serbo ha ripreso ad allenarsi.

Djokovic, la moglie Jelena rompe il silenzio sui social

Dalla sua, la moglie di Novak, Jelena aveva espresso la propria posizione sui social in un messaggio in inglese e in serbo nel giorno in cui gli ortodossi festeggiano il loro Natale:

“Grazie a tutti voi che state facendo sentire l’amore per mio marito. Sto cercando di respirare profondamente per mantenere la calma e cercare di comprendere quello che sta accadendo. Credo che l’unica legge che tutti debbano rispettare, attraverso qualunque confine, sia quella dell’amore e del rispetto per gli esseri umani. Amore e perdono non sono mai un errore ma una grande forza”.

Un messaggio che si somma alle dichiarazioni, molto caricate, dei genitori di Nole Djokovic paragonato dal padre a Gesù e dalla mamma descritto come un prigioniero. Il campione serbo non è certo in un resort, ma in un luogo che accoglie rifugiati e richiedenti asilo, senza confort e uno spazio adatto ai suoi allenamenti come denunciato dalla madre:

“Mio figlio è tenuto prigioniero in un posto sporco, pieno di insetti. Non riesce a dormire, il cibo è terribile. Non è giusto, non è umano”, ha detto in una conferenze stampa organizzate dopo l’esplosione dello stop a Nole.

La protesta dei genitori di Djokovic

Decisamente molto evocativi i paragoni del padre del serbo, Srdjan, che aveva tratteggiato la figura di Djokovic evocando Dio, Serbia e religione:

“E’ diventato il simbolo e il leader del mondo libero, un mondo di nazioni e persone povere e oppresse”, le sue parole ai media russi.

“Potranno incarcerarlo stasera, incatenarlo domani, ma la verità è come l’acqua, perché trova sempre la sua strada. Novak è lo Spartacus del nuovo mondo che non tollera l’ingiustizia, il colonialismo e l’ipocrisia”, ha dichiarato.

A Belgrado, poi, una serie di conferenze stampa promosse dal suo entourage e con i suoi familiari presenti hanno disegnato una triangolazione perfetta, includendo una simbologia religiosa e attribuendo a Nole un valore simbolico, una sorta di perseguitato a livello sportivo e politico per scelte di libertà. Un velo sulla volontà di accantonare il rifiuto della vaccinazione e la violazione sulle normative relative al visto, previste per entrare in Australia.

“Gesù è stato crocifisso, ha sopportato ed è ancora vivo in mezzo a noi! Allo stesso modo, cercano di crocifiggere Novak e di gettarlo in ginocchio”.

Addirittura, il padre di Djokovic avrebbe deciso di chiedere l’intercessione della regina Elisabetta per sciogliere l’intricata matassa e consentire al campione di poter gareggiare in Australia e realizzare il suo ambizioso obiettivo.

Djokovic, l’intervento del presidente serbo

Espressioni dal potere simbolico innegabile e che hanno già sbloccato l’intervento del presidente serbo Aleksandar Vucic, il quale ha implicitamente dato sostegno al campione serbo che attende per lunedì la risposta sul proprio ricorso.

“Ho appena parlato al telefono con Novak – scrive il Presidente della Repubblica di Serbia su Instagram – e gli ho detto che tutta la Serbia è con lui e che le nostre autorità prenderanno tutte le misure per fermare il maltrattamento al miglior tennista del mondo nel più breve tempo possibile”.

Un caso diplomatico e politico che ha coinvolto le più alte istituzioni serbe e alimentato una narrazione che attribuisce a Djokovic, reo confesso, un ruolo che va ben oltre la corretta lettura dei fatti e degli intenti.

FAQ

Chi è Novak Djokovic?

Novak Djokovic è il numero 1 del ranking ATP. Tennista di origine serba, è tra i più grandi di sempre.

Perché Djokovic è stato espulso dall'Australia?

Secondo le regole anti Covid vigenti in Australia, Djokovic sarebbe dovuto entrare da vaccinato o dimostrare di avere avuto il Covid nei tempi stabiliti dalle normative australiane; dall'interrogatorio effettuato sono emerse incongruenze che hanno indotto il governo australiano e il ministro dell'Immigrazione, Alex Hawke, a non ammettere il campione serbo e a ribaltare la sentenza che ne consentiva l'ingresso.

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