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Olimpiadi Milano-Cortina chiede aiuto alla Svizzera (ma a che prezzo): ecco le questioni spinose

A due anni e mezzo dal via dei Giochi, arriva come un fulmine a ciel sereno l’ipotesi di un trasloco forzato in territorio svizzero. Opzione che si proverà a scongiurare in ogni modo

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Dovevano essere giochi economici e sostenibili, rischiano di diventare giochi “frammentati”, nel senso che una parte del programma di gare potrebbe addirittura sconfinare oltre i confini nazionali.

Che Milano-Cortina fosse un tandem complesso da assemblare non è mai stato un mistero (inizialmente doveva starci dentro anche Torino…), ma da qui a pensare che a due anni e mezzo dal via delle Olimpiadi potesse saltar fuori l’ipotesi di un trasloco forzato in territorio svizzero, beh, quantomeno ce ne passava.

Piano d’emergenza, va sottolineato, da sottoporre all’attenzione del CIO a stretto giro di posta, ma che il comitato organizzatore dei giochi ha preso in esame già da qualche settimane. Il motivo?

Al solito, di mezzo ci va la burocrazia: i cantieri di alcune opere vanno a rilento, e di conseguenza il pericolo di non riuscire a completare i lavori in tempo per l’inaugurazione dei giochi (mancano 939 giorni: gli impianti andrebbero però consegnati prima, almeno entro novembre 2025, perché andrebbero testati sia dal CIO che dagli atleti) s’avverte sempre più pressante. Da qui l’idea di rivolgersi alla vicina Svizzera, pronta ad accorrere in caso di necessità.

Quali sono le tre questioni spinose

Le situazioni più spinose sono essenzialmente tre.

  • La prima riguarda la realizzazione nel cuore di Cortina dell’impianto che dovrebbe ospitare le gare di bob, skeleton e slittino, la cui gara d’appalto è ancora in alto mare.
  • La seconda ha a che fare con Milano, dove il PalaGhiaccio di Santa Giulia rischia di restare una chimera, perché sebbene i lavori siano partiti nelle scorse settimane rimena alto il rischio che possano slittare oltre la data di consegna prevista (e in questo caso l’Oval Lingotto di Torino, che ospitò le gare olimpiche del 2006, tornerebbe prepotentemente in auge).
  • La terza attiene al Palasharp, sempre a Milano, che pure ha praticamente alzato bandiera bianca in anticipo: tutto il programma del pattinaggio su ghiaccio verrà dirottato all’interno della Fiera di Rho.

Ci sarebbe poi il caso spinoso del laboratorio antidoping, che il CONI vorrebbe allestire a Roma all’Acquacetosa (da Milano non è proprio dietro l’angolo…), ma che addirittura potrebbe finire a Colonia, nella stessa struttura in cui vennero effettuati i test relativi alla vicenda Schwazer.

Il “prezzo” della politica

Andrea Varnier, amministratore delegato della Fondazione Milano-Cortina, nei giorni scorsi ha rilanciato l’allarme, dicendosi preoccupato dei possibili sviluppi negativi legati alla realizzazione delle opere citate.

A ciò si somma un ulteriore problema legato alla politica: la Svizzera, più precisamente St. Moritz, s’è detta disponibile ad accogliere alcune gare (vedi quelle previste allo Sliding Center di Cortina).

Ma se il costo in termini “pratici” non è poi tanto rilevante (si tratterebbe solo di sottrarre fondi alle località italiane, che perderebbero introiti legati a pernottamenti e ospitalità), quelli in termini di immagine e soprattutto politici potrebbero rivelarsi molto più esosi.

Un favore a un “rivale”

Questo perché Fritz Burkard, presidente del circolo bob di St. Moritz, è diretto concorrente di quello italiano (nonché della federazione internazionale) Ivo Ferriani, che dunque si vedrebbe “costretto” a chiedere un favore a un rivale nella corsa alla presidenza mondiale pur di salvare faccia e giochi.

Ecco perché in Svizzera spingono forte sull’acceleratore: la vittoria sarebbe doppia, e la figuraccia per Milano-Cortina (più in generale per l’organizzazione italiana, incluso quella governativa) sarebbe enorme.

Ma che qualcosa sia cambiato lo si percepisce da tempo: all’ultimo summit per il Governo ha partecipato solo il Ministro per lo Sport Andrea Abodi (e da remoto il Ministro per la Disabilità Alessandra Locatelli), segno che il tempo delle “passerelle” e dei proclami è già un lontano ricordo.

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