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Olimpiadi Milano-Cortina, per la pista da Bob servono altri 60 milioni. O si va a St. Moritz

81 milioni per rifare la pista Eugenio Monti in vista delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina, altri 40 per il museo e il resto. Ma ancora non basta: servono altri 60 milioni per sbloccare la situazione

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

81 milioni per rifare la pista Eugenio Monti in vista delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina, altri 40 per il museo e il resto, qualsiasi interesse scemato da parte di aziende specializzate.

Le gare di bob, skeleton e slittino restano senza fissa dimora: le ditte che avevano mostrato un interesse, la Webuild e la Pizzarotti, lo hanno disatteso al termine di un sopralluogo. L’opzione che sbloccherebbe tutto potrebbe essere l’intervento dell’Esecutivo con una aggiuntiva, da destinare ai lavori, di 60 milioni di euro. L’alternativa è la vicina Svizzera, St. Moritz.

Nessuno vuole assumersi il rischio

Ancora senza un costruttore: la storia della pista da bob delle Olimpiadi di Milano-Cortina continua a flirtare con qualcosa che faccia rima con telenovela, e non manca giorno in cui non si assiste a una nuova puntata.

Quando già il de profundis sull’impianto dello Sliding Center di Cortina veniva dato per assodato, ecco che un nuovo spiraglio di luce s’era aperto all’orizzonte: niente più gara d’appalto (senza vincitori, perché nessuno si presenta), sì a un affidamento diretto a una ditta che abbia a cuore le sorti dei giochi e in qualche modo voglia davvero salvare la pelle (versione edulcorata) al comitato organizzatore.

Ricacciando al mittente lo spettro di dover andare a bussare a Innsbruck o (peggio ancora) St. Moritz, intrecciando così questioni politiche e quant’altro in una vicenda che ha già mostrato il peggior lato possibile della medaglia. A sentire però chi ci capisce, forse il lieto fine non sarebbe mai stato così dietro l’angolo.

Due aziende pronte, anzi no

L’ennesima asta andata deserta per l’assegnazione dei lavori dell’impianto che dovrebbe ospitare le gare di bob, skeleton e slittino aveva fatto nuovamente scattare l’allarme.

Non bastassero i tempi sempre più risicati, figli dei ritardi accumulati nella stesura del bando di gara, e la prospettiva di non riuscire a completare i lavori in tempo per i collaudi necessari (il CIO vuole la pista pronta per l’inverno del 2025, quando andrà fatta la prova generale in vista delle gare olimpiche programmate nel febbraio del 2026), ad agitare i sonni del comitato organizzatore ha contribuito anche il clima di scetticismo diffuso che ha accompagnato le ultime settimane di lavoro.

Per questo nelle stanze dei bottoni s’è preferito tirare dritto, senza stare a badare troppo alle voci provenienti da ogni parte.

Quale soluzione per l’Eugenio Monti?

E la soluzione all’annoso problema del rifacimento della pista dedicata a Eugenio Monti avrebbe potuto passare per un affidamento diretto a una ditta che, sempre stando alle voci dei ben informati, doveva essere la Pizzarotti di Parma, forse addirittura in collaborazione con Webuild.

Il classico coniglio tirato fuori dal cilindro: a fronte di un sostegno extra in arrivo rispetto a quanto paventato inizialmente, le aziende (o una di essere) avrebbero avuto l’opportunità di incassare una cifra superiore, dovendo però rispondere a logiche di tempo inferiori alle previsioni.

Serve un sostegno ulteriore

Ma lo stallo si è ulteriormente consolidato, appunto, dopo il sopralluogo. Nessuno vuole correre rischi a fronte di una somma ritenuta inferiore rispetto alla necessità.

Serve un sostegno ulteriore: potrebbe arrivare da nuovi fondi inseriti nella Legge di Bilancio di fine anno, così come prospettato dall’attuale esecutivo di governo. Per i giochi di Milano-Cortina i finanziamenti stanziati ammontano già a 3,2 miliardi di euro, ma la “promessa” è di aumentare il gettito in caso di necessità conclamata.

L’azzardo e la paura

Dopo l’asta andata deserta a luglio e il fallimento della procedura negoziale si è puntati dritti su Pizzarotti e Webuild che hanno un ascendente importante: in Veneto curano già le linee dell’alta velocità e possono dunque presentarsi come advisor affidabili e competenti. Luca Zaia, governatore della regione, a margine di un evento dedicato proprio alle prossime olimpiadi aveva detto che i tempi ci sono per riuscire a venire a capo di una situazione che altrimenti obbligherebbe il comitato organizzatore a guardare oltre confine, con un notevole dispendio di denaro che non avrebbe alcuna ricaduta sul territorio.

Per andare a Innsbruck servono non meno di 17 milioni di euro, cui andranno aggiunte ulteriori spese. I tempi ristretti preoccupano, ma bisogna cercare di guardare oltre le criticità. Perché le aziende non vogliono proporsi? Perché sono poche quelle in grado di finalizzare una simile opera, ma anche e soprattutto perché in questa fase hanno tanti altri cantieri e il lavoro non manca.

Il fronte contrario è agguerrito

Vero, ma fino a un certo punto. Perché la base d’asta di 81 milioni era stata criticata proprio per via dei costi dell’energia lievitati da un anno a questa parte, che la rendevano assai poco appetibile. Di più: a Cortina il fronte contrario al rifacimento della Eugenio Monti è fortissimo, ed è pronto alla battaglia. Con poco più di 800 giorni per consegnare l’opera (necessari doppi turni di lavoro, ma spesso a temperature davvero proibitive), chiunque se ne voglia far carico sa di voler scherzare col fuoco.

Tra qualche giorno se ne saprà di più, ma il confine tra una figuraccia colossale e un rischio di quantità assai elevate non è mai stato così sottile.

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