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Olimpiadi Milano-Cortina 2026, organizzazione nel caos: nessuna azienda vuole costruire le piste

Le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 rischiano di incontrare il primo ostacolo importante: il bando di gara per la costruzione dello Sliding Center (piste di bob, slittino e skeleton) è andato a vuoto

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Che fosse un’impresa ardua nessuno lo metteva in dubbio, ma da qui a pensare che i giochi olimpici di Milano-Cortina potessero diventare un peso tanto insostenibile certo ce ne passava. Eppure sta succedendo quel che nessuno si sarebbe mai aspettato: non c’è nemmeno lo straccio di un’azienda pronta a farsi carico dei lavori per la costruzione della nuova pista da bob, che in una rassegna invernale a cinque cerchi è certamente elemento caratterizzante e non poco.

Olimpiadi Milano-Cortina: la pista da bob diventa un caso

Cortina ne ha che profuma di storia: quella dedicata alla memoria del grande Eugenio Monti, il “Rosso Volante”, che nel 1956 ospitò proprio l’edizione veneta delle Olimpiadi. La volontà di demolirla per far posto a una nuova struttura più all’avanguardia e al passo con i tempi ha fatto storcere da subito il naso a più di un addetto ai lavori, soprattutto per l’ammontare dei costi: se nel 2019 la previsione di spesa era di poco superiore ai 40 milioni di euro, tra ritardi e rincari si è arrivati lo scorso marzo a sentir dire dal Governatore del Veneto Luca Zaia che “la pista di bob costerà intorno ai 120 milioni, iva esclusa”.

Un salasso tremendo, tanto che molti gruppi ambientalisti (da sempre contrari al progetto) e anche il CAI avevano suggerito l’ipotesi di spostare il programma delle gare del bob nella vicina Innsbruck, su una pista che necessiterebbe solo di alcune migliorie (peraltro già programmate) con costi a carico della municipalità austriaca. Vale per tutti il precedente della pista di Cesano Torinese, quella realizzata in occasione delle Olimpiadi 2006: costata 110 milioni, venne dismessa cinque anni più tardi tra costi di gestione insostenibili e la mancanza di atleti in grado di sfruttarne le effettive potenzialità. Un pericolo che, a detta di molti, potrebbe riproporsi anche a Cortina negli anni a venire.

Milano-Cortina: tempi sempre più stretti

Per il comitato organizzatore, già alle prese con problemi diffusi su più ambiti (anche altre strutture hanno problemi evidenti di realizzazione, tra ritardi e costi lievitati), la botta a livello di immagine è stata enorme quando è giunta la notizia della totale assenza di ditte disposte a effettuare i lavori. Il passo successivo consiste nel trovare un accordo senza dover passare per un nuovo bando di gara, ma i tempi risultano piuttosto stretti, anche perché la pista dovrà essere pronta per la fine del 2024, consentendo al CIO di effettuare i collaudi nell’inverno 2024-25 (servono temperature basse e durature: i giochi sono in programma a febbraio del 2026).

Entro novembre i lavori dovranno necessariamente partire, seppur 12 mesi di tempo per completare l’opera appaiono oggettivamente pochi. E così, un’opera definiti “indifferibile” nel programma olimpico, rischia seriamente di restare tale solo sulla carta, col rischio concreto di dover traslocare forzatamente in una località adiacente per evitare guai peggiori.

Olimpiadi invernali: lo Sliding Center non è l’unica preoccupazione

Lo Sliding Center, l’impianto che dovrebbe appunto ospitare le gare di bob, skeleton e slittino, è una delle opere in alto mare assieme al Pala-Italia di Milano (che dovrà ospitare le gare di hockey su ghiaccio, da realizzare in zona Santa Giulia) e al trampolino di Predazzo, che pure necessiterebbe solo di alcuni interventi di restyling per poter essere consegnato pronto all’uso, evitando anche in quel caso un fastidioso trasloco all’estero (il Tirolo guarda con occhi attenti). A Milano peraltro non vedrà la luce il PalaSharp, altro impianto designato per ospitare eventi su ghiaccio, con conseguente trasloco nell’area feria di Rho.

Una situazione paradossale che sta mettendo in forte imbarazzo sia il Coni, sia le istituzioni governative, che di fronte a una platea tanto vasta come quella olimpica rischiano di ritrovarsi a fare i conti con una figuraccia. I tempi consentono ancora di rimettere a posto ogni cosa: serviranno però decisione, idee chiare e (soprattutto) quel buonsenso e quella capacità necessarie per capire fino a che punto è bene spingersi. Il Governo Meloni guarda con preoccupazione alle ultime notizie e ha annunciato a stretto giro di posta un confronto per cercare di sbloccare almeno i nodi più complicati, provando a far correre una macchina che sin qui ha davvero faticato a muovere anche soltanto piccoli passi.

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