Le strade per arrivare al successo, nel calcio, possono essere davvero imprevedibili. C’è chi, come Pablo Granoche, ha preso una lunga rincorsa per arrivare a vincere dei titoli e a vestire la maglia della nazionale. Oggi il suo nome è legato principalmente alla sua lunga esperienza nel campionato cadetto italiano, dove si è costruito una solida fama di attaccante efficace e di livello.
Soprannominato El Diablo, ‘Il Diavolo’, attualmente lavora nello staff della Clivense, la formazione fondata dal suo ex compagno di squadra Sergio Pellissier nell’estate del 2021 con l’ambizione di riportare in vita il Chievo, in cui riveste il ruolo di viceallenatore di Riccardo Allegretti. Ma alle sue spalle ha una carriera lunga e dagli sviluppi imprevisti, che lo hanno portato in Italia dopo tante esperienze.
- Pablo Granoche: dall’Uruguay al Messico
- Pablo Granoche, calciatore uruguayano alla conquista dell’Italia
- Pablo Granoche: la rinascita del Diavolo
- Gli ultimi anni da calciatore di Granoche
Pablo Granoche: dall’Uruguay al Messico
Di solito, quando si parla di giocatori sudamericani, si raccontano storie di giovani talenti che si affermano presto in alcuni dei più noti club del continente, prima di compiere il grande salto verso il calcio europeo. Granoche, invece, l’Europa l’ha scoperta solo a 24 anni, dopo una buona esperienza maturata altrove e non certo nelle squadre più blasonate dell’Uruguay. Per lui, la gavetta spesso attribuita ad altri giocatori è stata qualcosa di molto diverso.
Nato a Montevideo il 5 settembre 1983, Pablo Mariano Granoche Louro ha iniziato a giocare nel Tocuarembò, club dell’omonima cittadina nel nord dell’Uruguay, esordendo nella prima divisione uruguayana nel 2001. Dopo pochi mesi si trasferì, in occasione del Torneo di Clausura, al River Plate di Montevideo, dove però non riuscì a trovare grande spazio, giocando appena 9 partite nelle successive due stagioni.
Nel 2003 passò così, in cerca di maggiore fiducia, a un altro piccolo club della prima serie uruguayana, il Miramar Misiones, appena promosso. Nella società di Montevideo, Granoche esplose vivendo tra stagioni molto positive a livello realizzativo, segnando 38 gol e contribuendo agli ottimi risultati del club, che riuscì in questi anni a mantenere sempre la categoria.
A quel punto, la punta di Montevideo capì che era giunto il momento di avventurarsi all’estero, anche se a differenza di molti suoi connazionali non optò per un’esperienza in Europa. Essendosi messo in mostra in un club di secondo piano in patria era rimasto inosservato dagli osservatori delle squadre del Vecchio Continente, mentre invece si era fatto notare dal Deportivo Toluca, sulla cui panchina si era appena seduto l’argentino Américo Gallego. Durante quella stagione disputò 12 presenze nel Torneo Apertura, segnando 2 reti e conquistando il campionato con i ‘Diablos Rojos’.
Il suo impatto sul Toluca fu minimo, e così prima dell’inizio del Torneo Clausura Granoche venne ceduto al Veracruz, ma anche qui il suo bottino si rivelò piuttosto magro: 15 partite e 1 gol. Nel gennaio 2007, Pablo Granoche passò allora a vestire la maglia del neopromosso Coatzacoalcos.
A 23 anni, la sua carriera non sembrava certo destinata a grandi successi, e invece incredibilmente con il misconosciuto club dello stato di Veracruz l’attaccante uruguayano esplose, realizzando 23 reti in 27 partite, trascinò la squadra fino al quarto posto nel Gruppo 2 del Torneo Clausura, portandola a disputare una storica Liguilla (il mini-torneo finale a eliminazione diretta, che assegna il titolo messicano). Al primo turno, il Coatzacoalcos si dovette arrendere solo a causa dei gol in trasferta ai Dorados di Sinaloa, che poi avrebbero vinto il campionato.
Ma la magica stagione vissuta in Messico aveva dato a Granoche una certa fama anche al di fuori dei confini nazionali, soprattutto tra chi seguiva il calcio latino-americano. La sua nuova vita come calciatore iniziava ora.
Pablo Granoche, calciatore uruguayano alla conquista dell’Italia
Nell’estate del 2007 lo acquistò la Triestina di Rolando Maran, dove Granoche si conquistò subito un posto da titolare scavalcando un attaccante più esperto e quotato come Mattia Graffiedi e confermò gli ottimi numeri vissuti nell’ultima stagione in Messico. Senza soffrire minimamente il cambio di contesto, l’uruguayano arrivò a segnare ancora 24 gol, conducendo i Rossoalabardati fino a un bel dodicesimo posto in classifica nella Serie B italiana.
L’anno successivo i suoi numeri si ridimensionarono un poco, fermandosi a 7 gol in 24 partite, con la Triestina che si piazzò all’ottava posizione. A Granoche bastarono due annate nel campionato cadetto per convincere il Chievo a portarlo in Serie A, dopo che già nell’estate del 2008 i Clivensi lo avevano preso in comproprietà coi giuliani. L’allenatore Domenico Di Carlo lo scelse come spalla d’attacco per Sergio Pellissier, cementando un rapporto che, come abbiamo visto, è poi proseguito fino ai giorni nostri.
Alla prima stagione nella massima serie italiana, Granoche realizzò in tutto 8 gol in 33 partite, con la formazione veronese che ottenne una comoda salvezza, fermandosi in quattordicesima posizione. In estate il Chievo riscattò completamente il suo cartellino, ma sotto la nuova gestione di Stefano Pioli l’uruguayano trovò poco spazio, vedendosi spesso preferire Moscardelli. Una battuta d’arresto, che lo costrinse l’anno dopo ad andare in prestito al Novara, appena promosso in Serie A, ma anche nei piemontesi le cose non andarono molto bene, con la squadra in grosse difficoltà e Granoche in grado di trovare una sola rete in Coppa Italia.
Così, nel gennaio 2012 il Chievo lo rimandò in prestito altrove, stavolta in Serie B al Varese, dove l’attaccante sudamericano era caldamente richiesto dall’allenatore Rolando Maran, grazie al quale ritrovò fiducia e riuscì a segnare 6 reti nel girone di ritorno, grazie ai quali i lombardi arrivarono fino a una sorprendente quinta posizione in classifica. Ma il suo contratto restava ancora nelle mani del Chievo, dove però Granoche non aveva spazio: ennesimo prestito, allora, stavolta al Padova di Franco Colomba, di nuovo nella serie cadetta.
Anche in questo caso, però, il 9 di Montevideo ebbe poca fortuna, pur giocando titolare: con appena 2 reti segnate, a gennaio cambiò ancora squadra, finendo al Cesena allenato da Pierpaolo Bisoli, con cui mise a segno altre 4 reti prima della fine della stagione. Granoche venne confermato nel club romagnolo, ma ancora una volta scoprì che gli spazi per lui erano più stretti del previsto, e a gennaio 2014, quando ormai veleggiava verso i 31 anni, accettò l’ennesimo prestito, ora al Modena. Anche per ragioni anagrafiche, sembrava ormai che gli anni migliori della sua carriera fossero passati, e invece il destino aveva in serbo importanti novità .
Pablo Granoche: la rinascita del Diavolo
Il Modena di Walter Alfredo Novellino è una squadra che viene da un’estate di grande rinnovamento, che ad esempio ha visto partire il bomber Ardemagni, sostituito da Khouma Babacar, in prestito dalla Fiorentina. La squadra è molto giovane, e l’allenatore è un personaggio ancora in cerca della sua dimensione, dopo la fine nel 2007 del suo periodo d’oro alla Sampdoria. Il campionato era iniziato bene, ma dopo la sconfitta nel derby col Carpi i gialloblù erano entrati in crisi, e alla fine del girone d’andata galleggiavano appena sopra la zona retrocessione.
Granoche arrivò col compito di portare un po’ di esperienza nella rosa, e il suo impatto sui Canarini si rivelò estremamente decisivo. Con 10 reti siglate in 21 partite, l’uruguayano divenne il trascinatore dell’incredibile risalita nella seconda parte della stagione, conducendo il Modena fino al quinto posto in classifica. Ai play-off, gli emiliani si arresero in semifinale proprio contro il Cesena, che ancora deteneva i diritti sul cartellino della punta, ma questa mezza annata al Modena segnò l’improvvisa rinascita del Diablo di Montevideo.
In estate i gialloblù confermarono il giocatore, facendogli firmare un contratto biennale, ma ancora una volta la rosa venne molto rivista, con l’addio di tanti elementi importanti, tra cui il miglior realizzatore della squadra, Babacar. A Granoche toccò il compito di tenere in piedi una squadra profondamente indebolita rispetto all’anno precedente e che alla 28ª giornata perse anche Novellino, esonerato dalla dirigenza. Una stagione molto faticosa, che costrinse il Modena ai bassifondi della classifica, salvandosi solo grazie a due pareggi contro la Virtus Entella nei play-out.
Ma Granoche fu il grande protagonista dell’annata, realizzando in totale 22 reti in 45 partite, che gli permisero di vincere il titolo di capocannoniere della Serie B: per la prima volta dal 2005, dieci anni prima, tornava a essere premiato come miglior goleador stagionale. A 32 anni era tornato a essere uno dei migliori attaccanti della serie cadetta italiana. Continuò a segnare, anche se con minore continuità , anche nella stagione successiva, pur senza riuscire a evitare questa volta la retrocessione del club emiliano.
Così, nell’estate del 2016 l’uruguayano cambiò squadra per restare in Serie B, accasandosi allo Spezia, dove ritrovò Mimmo Di Carlo, l’allenatore che lo aveva fatto esordire in Serie A nella prima stagione al Chievo. I liguri erano una squadra più che buona, con l’argentino Chichizola tra i pali, l’esperto Claudio Terzi in difesa, e alcuni giovani interessanti come Deiola, Maggiore e Okereke. In attacco, Granoche avrebbe dovuto fare reparto assieme ad Antonio Piccolo e al brasiliano ex Cagliari Nené, ma alla fine rubò la scena a entrambi, affermandosi come la vera stella della squadra. Grazie a 12 reti in 36 partite, con lo Spezia si piazzò in ottava posizione, ottenendo l’accesso ai play-off, dove però i liguri si fermarono ai quarti di finale contro il Benevento.
La stagione seguente la squadra andò incontro a una delle consuete rivoluzioni estive dei club di Serie B: Di Carlo andò ad allenare il Novata, sostituito da Fabio Gallo, e quasi tutti i migliori giocatori della squadra se ne andarono. Senza più Piccolo e Nené, Granoche avrebbe dovuto ora fare squadra con Guido Marilungo e Alberto Gilardino. La punta uruguayana riuscì comunque a portare a termine una buona stagione, segnando 6 reti in 40 partite, mentre lo Spezia arrivò alla decima posizione in Serie B.
Gli ultimi anni da calciatore di Granoche
Rimasto senza contratto, il 31 agosto 2018 Pablo Granoche decise di andare a chiudere la carriera nel club che per primo in Europa aveva creduto in lui: la Triestina era fallita nel 2016, ripartendo dalla Serie D ma trovando subito la promozione, e adesso che militava in C aveva bisogno di giocatori d’esperienza per aiutarla. Dopo nove anni, il Diavolo uruguayano tornava quindi in Friuli-Venezia Giulia, vestendo la maglia numero 9 dei Rossoalabardati, ora guidati in panchina da Massimo Pavanel.
Con 20 gol in 34 partite, Granoche conquistò di nuovo la classifica dei cannonieri, stavolta in Serie C, e trascinò la Triestina a un sorprendente secondo posto nel Girone B, arrendendosi solo in finale al Pisa, perdendo in casa 3-1 dopo il pareggio in toscana per 2-2. Nella stagione 2019/2020 la società giuliana cerca di rinforzarsi con altri innesti d’esperienza, come Davide Brivio e Francesco Lodi, ma il rendimento è più altalenante, con il tecnico Pavanel esonerato a fine settembre e sostituito da Carmine Gautieri. Con 10 gol in 31 partite, Granoche è ancora una volta protagonista e miglior realizzatore della squadra, che chiude in ottava posizione ma senza andare oltre gli ottavi di finale dei play-off, cadendo nel recupero a Potenza.
Nel 2020/2021 disputa la sua ultima stagione con la maglia della Triestina, realizzando in totale, però, solo 2 reti in 31 partite. I friulani vivono comunque un’altra annata positiva, prendendo parte per la terza volta consecutiva ai play-off per la promozione, ma uscendo stavolta al primo turno. Nell’estate del 2021, Pablo Granoche decide di concludere la carriera da calciatore nell’Eccellenza veneta, accordandosi con il Vigasio; un anno dopo, l’uruguayano accetterà di diventare consulente della Clivense di Pellissier, in cui oggi riveste il ruolo di vice del tecnico Allegretti.