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Olimpiadi invernali, il pasticciaccio della Valieva: ora tocca al TAS

La pattinatrice russa Kamila Valieva è stata trovata positiva a una sostanza proibita: sotto inchiesta, a decidere sarà il TAS chiamato a valutare la sua posizione a Pechino 2022

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In questo pasticciaccio brutto, dovrà decidere tutto il TAS. Il nuovo fenomeno russo del pattinaggio di figura, la 15enne Kamila Valieva, è risultato positivo a “una sostanza vietata” in avvicinamento ai Giochi invernali di Pechino, prima di essere autorizzata dal suo Paese, ma il Cio farà appello contro tale decisione.

L’esito delle analisi sotto osservazione verrà valutato dalla Corte arbitrale dello sport prima del 15 febbraio, quando la 15enne pattinatrice dovrebbe – secondo l’attuale programma – prendere parte alla prova individuale olimpica, ha affermato in una nota l’International Testing Agency (Ias), confermando la battaglia legale della Valieva per poter continuare a competere nelle Olimpiadi.

Valieva, il pasticcio del farmaco: che cosa sappiamo

Come vi abbiamo raccontato qui, succede tutto martedì sera, poco prima che Russia (oro), Stati Uniti (argento) e Giappone (bronzo) salgano sul podio della prova a squadre: la cerimonia viene rinviata e la versione ufficiale che viene data è di un problema legale, che poi diventa un caso sospetto di doping.

Un sospetto che si traduce in una verità, per quanto parziale e frammentaria, in una versione che va accolta e che scaturisce da un risultato che impone di fermarsi: Kamila Valieva, la prima pattinatrice ad aver reso possibile un quadruplo in una manifestazione ufficiale, sarebbe non negativa alla trimetazidina, un antischemico inserito nella categoria S4 (Ormoni e modulatori metabolici) della lista dei farmaci vietati sia in competizioni, sia fuori.

Entriamo nello specifico: quando la molecola sotto accusa viene riscontrata nelle analisi degli atleti, non c’è da fare o obiettare. Se la trovano non hai diritto a sconti di pena, perché il farmaco aumenta il flusso coronarico, il che tradotto per quanti non si intendono delle conseguenze sul piano della prestazione significa aumentare la resistenza alla fatica. La trimetazidina è una sostanza vietata dal 2015 ed è stata classificata come modulatore cardiometabolico nel 2021; viene considerato un farmaco alla pari del noto Meldonium, già largamente utilizzato nello sport, Russia in primis e bandito sei anni fa.

Pechino 2022:  Kamila Valieva rischia l’esclusione

Oltre alla premiazione del team event dei Giochi olimpici di Pechino, dove il Comitato olimpico russo aveva dominato la scena e che rischia di protrarsi ulteriormente, si era valutato come mera ipotesi anche la possibilità di portare all’estromissione della Valieva dalla gara individuale olimpica.

Il procedimento è ritardato perché Kamila non ha compiuto 16 anni e non può essere ufficialmente accusata (e quindi sanzionata) per aver violato le regole antidoping. Un unicum che ha messo già al lavoro i legali di Cio e federazione internazionale di pattinaggio.

Kamila Valieva si allena: Pechino 2022 continua

Al ‘Capital Indoor Stadium’ di Pechino l’agenzia AGI ha provato a chiedere informazioni in merito alla vicenda allo staff russo ma al momento non vengono rilasciate informazioni.

Stando a prime informazioni il medicinale sarebbe stato somministrato per ragioni mediche. Infatti, la trimetazidina curerebbe l’angina, dolore toracico causato da un ridotto afflusso di sangue al cuore.

Secondo la testata giornalista russa RBC Sport, che a sua volta cita alcune fonti, “la sostanza trovata è la trimetazidina ed in proporzioni minime” aggiungendo che la positività risalirebbe a dicembre.

La Valieva, in attesa di capire che ne sarà di lei, continua ad allenarsi al campo di allenamento vicino al ‘Capital Indoor Stadium’ dove era in corso il programma libero maschile. Questa ragazzina russa fenomenale si è allenata per i previsti 40 minuti, eseguendo anche i salti quadrupli che l’hanno resa celebre in questi Giochi ed è apparsa rilassata.

Chi è Kamila Valieva, il fenomeno del pattinaggio di figura russo

Kamila è originaria di Kazan e vive a Mosca fin da piccola, entrando nella scuola di pattinaggio nel 2018 di Eteri Tutberidze, allenatrice delle grandi campionesse russe dell’ultimo decennio.

Non è la prima volta che gli atleti olimpici sono risultati positivi a questa sostanza: la bobbista russa Sergeeva rimediò una sanzione ridotta a 8 mesi, il celebre nuotatore Sun Yang che rimediò solo tre mesi. Casi che, a differenza di quanto riguarda Kamila, non hanno riguardato atleti così giovani e teoricamente non sanzionabili. E che, dopo la bufera sulla Russia travolta dagli scandali, avrebbero potuto essere investiti di un riscatto metaforico.

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