Elena Micheli, campionessa mondiale di pentathlon moderno ad Alessandria d’Egitto nel 2022, ha parlato della disciplina e dei cambiamenti che sono previsti subito dopo le Olimpiadi di Parigi 2024. Partendo però dall’ultimo impegno, la Coppa del mondo di Budapest: “La gara si era messa molto bene: avevo ottenuto un ottimo piazzamento con la somma delle prime discipline, ero quarta e dunque in zona podio. Poi al momento dell’equitazione diciamo che c’è stata una piccola defaillance. Purtroppo nel nostro sport, con il cavallo che si sorteggia, sono situazioni che possono accadere. Ne ho sorteggiato uno un po’ particolare e non sono riuscita ad interpretarlo. Abbiamo fatto insieme nove salti ma poi al decimo ho commesso un errore, il cavallo non ha saltato e sono caduta. Ovviamente questo ha compromesso la mia gara”.
Parla della sua disciplina con grande affetto: “Il pentathlon moderno è uno sport che negli anni ha subito varie modifiche, soprattutto per motivi di fruibilità dello sport stesso. Prima si disputava su più giorni, ora per rendere tutto più spettacolare e facile da seguire hanno ridotto i tempi. Nel fare questo hanno unito anche due discipline: delle cinque infatti, che sono corsa, nuoto, scherma. tiro con la pistola ed equitazione, hanno accorpato corsa e tiro, facendo un po’ come nel biathlon. Nell’ultima prova si alternano dunque cinque giri da 600 m di corsa e quattro serie di tiro, da cinque bersagli l’una. Le prime prove sono i 200 sl a nuoto, un percorso ad ostacoli nell’equitazione ed un torneo di scherma all’italiana disputato su una sola stoccata. La parte più corposa, quella del torneo di scherma, viene fata il giorno prima, mentre tutte le altre prove si concentrano in 90 minuti il giorno dopo”. Per fare bene “ bisogna essere molto eclettici, spesso eccellere in una sola specialità non paga”.
Chi si avvicina al pentathlon? “Spesso chi si avvicina al pentathlon è un ‘nuotatore mancato’. Magari c’è chi aveva provato il triathlon ma non aveva trovato feeling con la bicicletta. Nella maggior parte dei casi però ci si avvicina al pentathlon grazie ad una società o un centro federale. A me è capitato così: il mio istruttore di nuoto ha aperto una società di pentathlon ed ha invitato me ed i miei fratelli a provare. Ce ne siamo innamorati ed è diventato prima una passione e poi un lavoro”.
Aggiunge: “Spesso da bambini si parte con il nuoto o magari con la corsa anche perché è molto più facile arrivare ‘più tardi’ alle discipline tecniche come la scherma. Se non si è fatto nuoto sin da molto giovani è molto più difficile arrivare a fare certi tempi, mentre magari anche per andare a cavallo c’è maggior modo di imparare anche più tardi”.
Il titolo mondiale da brividi: “Un sogno che si realizza. Per la prima volta mi sono affidata ad un team scelto personalmente e non procurato dalla federazione. Questo lavoro, fatto insieme a persone che spesso avevano solo il puro interesse personale a lavorare con me, è stato affrontato come una vera squadra. Vincere ci ha detto che questo lavoro ha pagato e ha funzionato e che possiamo essere nell’elite mondiale”. Alle Olimpiadi di Tokyo non era andata molto bene, con il 33esimo posto: “Ad onor del vero bisogna dire che io la qualifica olimpica l’avevo ottenuta con un podio mondiale. Quindi in qualche modo da parte mia c’era anche la voglia di dimostrare di poter tornare a quel livello. Dopo quel secondo posto forse mi ero un po’ persa, e da lì il brutto risultato di Tokyo. Da quella gara ho però imparato molto, soprattutto su come concentrarmi sul percorso per arrivare a risultati che so di poter ottenere”.
Dopo Parigi, entrerà una disciplina come la corsa a ostacoli, ma uscirà l’equitazione: “Svolta epocale. I cambi precedenti erano stati più o meno graduali, qui invece si toglie completamente lo sport dell’equitazione che era uno dei cardini. A me personalmente mi si è spezzato il cuore, perché è la disciplina che preferisco. Interagire con un animale stupendo come il cavallo è meraviglioso. All’interno di alcuni comitati questo ha portato a dei malcontenti, ma credo che la decisione sia stata presa dal Comitato Internazionale Olimpico quindi l’Unione Internazionale ha dovuto andare in quella decisione. Per ora la corsa a ostacoli o OCR l’ho avvicinata solo parlando con altri atleti. Credo sia molto diverso da quanto fatto finora e potrebbe portare anche ad una modifica nella preparazione fisica degli atleti”.