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Parigi 2024, ex judoka Pierantozzi: sbagliato protestare dopo scandali arbitri, è un boomerang ESCLUSIVA

L'ex campionessa, argento nei 66 kg nel 1992 a Barcellona e bronzo nei 78 kg nel 2000 a Sydney, invita tutti gli azzurri a non fare troppe polemiche

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

“A me è successo tante volte, magari non alle Olimpiadi ma comunque in gare importanti come europei o Mondiali, e posso dire una sola cosa: protestare e alzare la voce non serve a niente, anzi è dannoso se ci sono ancora gare in corso”. Emanuela Pierantozzi nella sua carriera da judoka ha avuto gioie e dolori. Plurimedagliata mondiale e olimpica. Ha vinto una medaglia d’argento nei 66 kg (1992 a Barcellona) e una di bronzo nei 78 kg (2000 a Sydney) alle Olimpiadi; due medaglie d’oro (1989 e 1991) e un bronzo (1997) ai Campionati Mondiali; due ori (1989 e 1992), tre argenti (1988, 1995 e 1996) e due bronzi (1991 e 1993) ai Campionati Europei; una medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo (1997); sei titoli italiani assoluti ma anche sconfitte dolorose che lasciano il segno. E spesso anche per colpa di errori arbitrali. In esclusiva per Virgilio Sport l’ex campionessa bolognese entra nella polemica di questi giorni sui “furti” subìti dagli azzurri ai Giochi di Parigi, nel judo come nella scherma e nella boxe.

Pierantozzi che idea si è fatta di questi errori in serie che stanno danneggiando azzurri e azzurre a Parigi?
“Da sempre non amo le polemiche e sono convinta che danneggino gli atleti mentre gareggiano, bisognerebbe evitare un braccio di ferro quando non hai il coltello dalla parte del manico, si vanno a toccare equilibri delicati”.

Anche a lei sarà successo di essere stata danneggiata in gara…
“Certo che sì e non una volta sola, così come ho assistito ad errori clamorosi ai danni di mie compagne di squadra, come nel 2000, ma ho sempre reagito senza protestare, perchè so che fa parte del gioco e che polemiche forti finiscono per diventare un boomerang”

Pensa che la decisione delle varie federazioni e del Coni di alzare la voce possa portare conseguenze ancora peggiori?
“Capisco benissimo la rabbia e la delusione quando ti senti vittima di un furto ma serve sangue freddo, si rischia di aggravare la situazione, di innervosire gli arbitri e l’ambiente, sono equilibri politici delicatissimi. Pensate forse che protestando possano mai scusarsi o ammettere l’inammissibile? Serve una gestione diplomatica in questi casi”.

Possibile che si debba star zitti di fronte a quello che in soli pochi giorni di Olimpiadi abbiamo visto con Giuffrida, Macchi, Errigo, Abbes? Non è stata corretta la presa di posizione del Coni?
“Si deve protestare a bocce ferme, secondo me, o anche durante ma con toni differenti”

Come spiega questo accanimento contro l’Italia?
“Abbiamo uno squadrone, ci possono essere invidia e antipatia. Non mi sorprende che possano averci danneggiato. Per questo dico che occorre un esercizio di maturità, io ho vinto tanto anche così, sapendo gestire le mie reazioni, è una scuola di vita, bisogna prendere le ingiustizie con un atteggiamento diverso anche se so bene che non è facile. Fanno parte della vita”.

Le Olimpiadi sono il sogno di una vita per tanti atleti…
“Lo comprendo perfettamente e dico che ora siamo nel mirino, continuando a protestare potremmo far peggio”.

Che idea si è fatta della cerimonia inaugurale?
“Ero a Parigi a maggio e la prima cosa che ho pensato è: non invidio i parigini che dovranno gestire i Giochi. Parigi è bellissima ma è una città vecchia, le Olimpiadi avrebbero bisogno di strutture ultramoderne ma polemizzare adesso sulla cerimonia o sulla Senna inquinata è inutile. Non è stata una cerimonia che ha messo gli atleti al centro? Veramente è sempre stato così, ricordo quando è capitato a me, stavamo rinchiusi al caldo fino al momento della nostra sfilata, quando ho visto i nostri sulle barche ho pensato: almeno non moriranno di caldo”.

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