I mondiali no, ma le olimpiadi si. Che strana storia quella di Imane Khelif e Lin Yu-Tin: per il CIO sono atlete donne a tutti gli effetti, e questo perché il genere lo stabilisce il passaporto. Ma in realtà ci sarebbero di cose da dire e da scrivere: entrambe erano state escluse dalla rassegna iridata 2023 per aver fallito il test ormonale, cioè per non aver superato i test di idoneità di genere (quelli che vengono definiti i test per la “verifica del sesso”). Ma a Parigi potranno salire sul ring e ironia della sorte ha voluto che l’avversaria di Khelif fosse l’italiana Angela Carini, che certo si appresta a vivere la sua avventura a cinque cerchi con tanti (cattivi) pensieri in testa.
- Lo strappo con IBA, la strana "regola" del CIO
- Quante critiche: anche Elon Musk contro il CIO
- La difesa di Boxing Unit e i timori di Angela Carini
Lo strappo con IBA, la strana “regola” del CIO
La vicenda ha avuto una vasta eco nelle ultime ore, anche perché l’argomento è quanto mai delicato. E in qualche modo la spedizione italiana potrebbe “pagarne” le conseguenze: Carini sfiderà infatti Khelif che un anno fa venne estromessa dal mondiale organizzato dall’IBA (International Boxing Association), col presidente Umar Kremlev che non esitò a rendere noti i dati emersi durante i test del DNA, spiegando che sia l’atleta algerina che quella cinese “avevano cromosomi XY, e per questo non potevano prendere parte a una competizione femminile, in modo da garantire integrità ed equità della competizione”.
Il sistema di partecipazione di Parigi 2024, realizzato dal CIO col programma Boxing Unit (creato proprio in contrasto a IBA, accusata di aver ricevuto finanziamenti da parte di enti russi), ha invece dei paletti molto meno rigidi: spinge più sull’inclusività, e come tale ha finito per consentire alle due atlete di poter prendere parte alla rassegna a cinque cerchi (non è stato fatto il test di verifica del sesso, tanto per intenderci).
Quante critiche: anche Elon Musk contro il CIO
L’apertura del CIO ha finito però per far storcere il naso a tanti. C’è la testimonianza di un’atleta messicana (Brianda Tamara) che un anno fa ammise di non aver mai sofferto tanto in vita sua per i colpi subiti durante il combattimento contro Khelif, “potenti e così forti come nessun altro me li ha inferti in 13 anni di carriera, nemmeno gli sparring partner uomini in allenamento”.
L’ex campione del mondo Barry McGuigan è andato oltre: “Come è possibile che si permetta a uomini di gareggiare nelle competizioni riservate alle donne, solo perché sul loro passaporto c’è scritto che sono di genere femminile?”. Addirittura Elon Musk si è apertamente schierato contro questa “apertura” fatta dal CIO, rispondendo a un tweet del biologo Richard Dawkins.
La difesa di Boxing Unit e i timori di Angela Carini
Il mondo della boxe rischia di ritrovarsi sbattuto fuori da Los Angeles 2028 per via dei tanti scandali perpetrati negli ultimi anni (non ultimi i verdetti farsa: ne sa qualcosa anche Mouhiidine), ma certo questa vicenda potrebbe non aiutare a rimetterlo in buona luce agli occhi del grande pubblico.
Il CIO, tramite Boxing Unit, per ora ha tirato dritto: “Tutti gli atleti che partecipano al torneo di pugilato dei giochi olimpici di Parigi 2024 rispettano le norme di ammissibilità e di iscrizione alla competizione, nonché tutte le norme mediche applicabili in conformità con le regole 1.4 e 3.1 dell’unità di pugilato di Parigi 2024. E solo dinanzi a evidenze scientifiche che dimostrino con certezza che si possa creare una condizione squilibrata di vantaggio/svantaggio un’atleta può non essere considerata idonea a partecipare”.
Quando giovedì 1° agosto Angela Carini sfiderà Imene Khelif, certamente gli occhi del pubblico italiano e non solo saranno rivolti a quel che accadrà sul quadrato. Le premesse però non sono delle migliori: in un modo o nell’altro, la competizione risulta essere falsata già in partenza. Vedere (e provare) per credere.