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Pogacar torna in gara in Canada ma ne ha per tutti: "Infastidito da chi mi spingeva a correre alle Olimpiadi"

Torna in corsa Pogacar, che non corre dal trionfo al Tour. "L'assenza a Parigi? Ero distrutto, sbagliato pensare che avrei vinto una medaglia con facilità".

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Quasi due mesi di assenza, utili per rimettere benzina nelle gambe. Quelle che a sentire Tadej Pogacar il giorno dopo aver festeggiato il terzo Tour de France vinto in carriera (per una volta a Nizza, anziché Parigi) erano letteralmente vuote, svuotate di ogni residua sacca di energia. Sono uscito dal Tour distrutto, anche perché da marzo non ho davvero mai tirato il fiato”. Ma adesso che ha avuto modo di riposarsi, ecco che l’ultimo mese di stagione potrebbe tornare nuovamente a sorridergli.

In Canada per vincere (come sempre…)

Pogacar nella tarda serata italiana sarà al via del GP del Quebec, una delle due corse canadesi presenti nel calendario World Tour (l’altra è in programma domenica a Montreal). E che belle intenzioni del nativo di Klanec dovranno servire per affinare la condizione in vista dell’appuntamento con il mondiale di Zurigo, dove assieme a Primoz Roglic guiderà il plotone sloveno verso l’assalto alla maglia iridata, ultimo tabù rimasto per la piccola ma sempre più sorprendente nazione dell’ex Jugoslavia.

“La corsa qui è sempre dura e selettiva. Vero è che spesso si è conclusa in volata, ma lo sprint è comunque atipico, perché la strada va in leggera salita e non è scontato che a vincere siano sempre i velocisti, tenuto conto poi che l’ultimo giro è sempre molto impegnativo. Io proverò a fare la corsa dura, assieme ai miei compagni, fin dalle battute iniziali. Magari proverò a uscire dal gruppo per anticipare la volata, oppure accetterò di giocarmela allo sprint.

Ci sono De Lie e Matthews che meritano rispetto e che in una volata (anche ristretta) potrebbero essere gli uomini da battere, ma io ho intenzione di giocarmi tutte le carte possibili per conquistare la vittoria”. Che per inciso sarebbe la 22esima su 53 giorni di gare nel 2024: numeri così la stragrande maggioranza dei corridori se li sognano persino in una carriera intera.

L’assenza a Parigi: “Dopo il Tour ero distrutto”

Nella conferenza stampa che ha preceduto la gara canadese, Pogacar ha risposto in modo anche abbastanza duro a chi gli imputava l’assenza alla gara olimpica, vinta da Remco Evenepoel. “Ne ho sentite tante in quei giorni, ma nessuno ha saputo centrare la vera ragione per la quale ho rinunciato alla gara di Parigi. L’ho detto e lo ribadisco: alla fine del Tour mi sentivo veramente stanchissimo, tanto che sono stato anche male nelle due settimane successive. E mi ha dato fastidio che qualcuno ha insinuato le motivazioni più stravaganti per giustificare la mia assenza, provando ad attaccarmi.

Mi ha infastidito anche sentir dire che sarei dovuto andare alle Olimpiadi perché avrei vinto una medaglia con facilità. Nel ciclismo però non esiste la parola facile, e sbaglia chi sostiene il contrario. Da marzo a luglio ho tirato la carretta ogni giorno e dopo la crono di Nizza ho sentito chiaramente il mio corpo che chiedeva di fermarmi”. Pogacar peraltro dopo il Giro aveva dovuto fare i conti anche con un’infezione da Covid, che pure non gli ha impedito di dominare al Tour.

Obiettivi di fine stagione: Mondiali e Lombardia

Nel mirino dello sloveno, oltre al mondiale di Zurigo (quasi 5000 metri di dislivello: per passisti e scalatori sarà una sorta di parco divertimenti), c’è anche Il Lombardia, la classica delle foglie morte, che l’ha visto trionfare puntualmente nelle ultime tre edizioni. In mezzo tante altre gare di valore, seppur minore: il GP del Quebec è la prima, seguita dal GP di Montreal, poi bisognerà vedere il calendario cosa proporrà, con Giro dell’Emilia e Tre Valli Varesine che potrebbero ingolosire e non poco il vincitore di Giro e Tour.

Il quale però principalmente avrà occhi per la maglia iridata: oltre a Roglic, rinato alla Vuelta e col quale un accordo andrà trovato (difficile che la Slovenia possa cadere nell’errore di lasciare liberi entrambi: uno dei due dovrà sacrificarsi, almeno inizialmente, per il compagno), il vero avversario sarà con ogni probabilità Evenepoel, che nelle gare di un giorno sa essere spesso devastante.

Ma Pogacar ha un appuntamento con la storia: per qualcuno se fosse andato alla Vuelta avrebbe potuto seriamente ambire alla tripla corona nello stesso anno, pura follia applicata al ciclismo (ma lui davvero avrebbe potuto farcela). Ma vestire la maglia iridata sarebbe il modo più bello per chiudere un 2024 per certi versi irripetibile.

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