Aurelio De Laurentiis non piace a tutti. Nel mondo del calcio il presidente del Napoli riscuote simpatie ed antipatie in egual misura e la stessa cosa accade nel mondo del cinema. Non è stato tenero nei suoi confronti l’attore Renato Pozzetto, che ha raccontato in un’intervista a “Il Fatto quotidiano” alcuni aneddoti. Con i De Laurentiis lui ha lavorato spesso e dice: “Il padre molto simpatico. Aurelio un po’ meno, e non so spiegare se per differenza di età rispetto a me o semplici incomprensioni territoriali. Aveva un modo di porsi diciamo esuberante; io sono sempre stato più nordico negli atteggiamenti, e poi allora non sentivo né avevo l’ esigenza di frequentare i produttori per imbonirmeli e magari ottenere altri ruoli o maggiori pose. Aurelio si comportava con alterigia, veniva sul set come figlio del boss, cercava di sentirsi adulto oltre il possibile e tentava di seguirmi passo passo nella recitazione e magari modificare qualcosa nel mio stile; al contrario andavo bene come Renato Pozzetto, e ne ero assolutamente consapevole”.
VIVA NAPOLI – Se il patron azzurro non gli va troppo a genio, Pozzetto è però innamorato di Napoli e rivela un altro aneddoto legato a Marcello Mastroianni: “Con lui ho girato un film a Napoli, e ho toccato dal vivo cosa vuol dire vivere da vera star: un livello incredibile. Un giorno passeggiamo per la città, accanto a noi passa un pullman, l’ autista inchioda, si aprono le porte e scende una frotta di turiste giapponesi che lo assalgono con gridolini e baci. Da aver paura E restava una persona tranquillissima, uno vero, splendido: una volta sale sul mio camper, gli dico “resti a pranzo come?”. E lui: “Volentieri, aspetta che prendo una cosa”, e dal cappotto estrae una scatola di fagioli preparati in casa. Da allora, ogni giorno, mischiavamo le nostre provviste, capito? Un divo con i fagioli in tasca”.
LUI E CECCHI GORI – Pozzetto ha lavorato anche con l’ex presidente della Fiorentina Cecchi Gori, che lo definiva “il re della roulotte”: “Non l’ amavo in assoluto, ma per lavoro ero costretto a passarci tantissimo tempo: in 30 anni ho girato 60 film, più altri con piccoli ruoli, e durante le pause cercavo di ritagliarmi dei momenti famigliari, magari la tavola apparecchiata, dei fiori, i tovaglioli di stoffa, un piatto caldo. E il citofono all’ entrata. Era finto, ma dissuadeva i rompiballe”.