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Pozzovivo multato, pedalava al fianco di Ulissi: "Legge sbagliata, lo faccio per aumentare la mia sicurezza"

Domenica scorsa Domenico Pozzovivo è stato multato dopo che i carabinieri l'hanno pizzicato a percorrere la parte centrale della carreggiata, cosa vietata dal Codice della Strada.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Qualcuno dirà “ma chi glielo ha fatto fare” a Domenico Pozzovivo di andare a faticare in un tranquillo pomeriggio di fine novembre. Dopotutto Pozzo ha appena appeso la bici al chiodo, almeno dal lato agonistico, e dunque non aveva alcuna necessità di uscire ad allenarsi.

Lo ha fatto però per puro piacere, perché certe buone abitudini restano per tutta la vita, e allora l’occasione di andare a pedalare con un compagno di mille battaglie come Diego Ulissi gli era parsa davvero la migliore tra tutte quelle da cogliere al volo. Solo che una “volante” gli ha rovinato la giornata, presentandogli una multa dopo averli sorpresi a pedalare in doppia fila.

La ricostruzione: “Scortati per il mio modo di pedalare”

La sanzione amministrativa, a norma di regolamento del Codice della Strada, ci sta tutta: l’articolo 182 obbliga i ciclisti a percorrere i tratti stradali in fila indiana, e solo “se necessario” consente loro di procedere per un breve tratto in coppia. Nel caso di Pozzovivo e Ulissi, quel tratto a detta della pattuglia che li ha “convocati” in caserma praticamente “live” s’è rivelato essere troppo lungo.

Il risultato? I due ciclisti sono stati accompagnati nel comando di Colico, ed è lì che all’ex professionista è stata comminata una multa di 18,50 euro per aver percorso un tratto di strada sulla corsia sinistra della carreggiata.

“Sembrava che ci stessero scortando, poi però ci hanno intimato di seguirli in caserma, e così abbiamo fatto”, ha raccontato Pozzovivo. Che ha pagato la sanzione all’istante, non prima però di aver voluto esprimere il suo pensiero su quanto accaduto. “Ho capito che la pattuglia ci stava seguendo perché aveva visto che percorrevo praticamente al centro della carreggiata. Mi hanno chiesto perché lo facevo e ho risposto loro che questa è un’abitudine che ho preso da tempo, in quanto troppe volte sono stato sfiorato o anche fatto cadere da automobilisti poco attenti.

Se un ciclista sta soltanto sulla parte destra della carreggiata non risulta molto visibile, mentre io preferisco stare accanto a quello con cui sono uscito, allo scopo di aumentare la mia “massa” di visibilità per chi sopraggiunge in auto”.

Legge da cambiare: “Solo in Italia resiste”

Pozzovivo la multa l’ha pagata, ma è convinto che la legge sia sbagliata. “Finché andrò in bicicletta continuerò a comportarmi in questo modo, perché lo ritengo il più sicuro in assoluto. Solo in Italia si puniscono i ciclisti che provano a stare in coppia: non accade in Gran Bretagna e neppure in altri paesi europei, ma qui si continua a punire chi prova a rendere più sicura la propria uscita in bicicletta e trovo la cosa assurda. Detto ciò, preferisco pagare la multa piuttosto che rischiare di finire una volta ancora sotto un macchina”.

L’incidente di Evenepoel e i timori dei ciclisti

L’ex capitano di Bahrain e Green Project ha ribadito di voler fare tutto questo in nome della sicurezza: le sue parole trovano maggiore risalto proprio in questi giorni in cui il mondo del ciclismo ha guardato con apprensione a quanto accaduto in Belgio, dove Remco Evenepoel ha riportato diverse fratture che hanno richiesto un intervento chirurgico dopo essersi scontrato con il portellone posteriore di un furgone postale.

Una vicenda che per fortuna s’è chiusa con un “sommario” lieto fine (tra qualche settimana il belga potrà tornare in bici), a differenza di quanto successo nel novembre di due anni fa a Davide Rebellin, rimasto ucciso dopo essere stato vittima di una manovra scriteriata del camionista tedesco Wolfgang Rieke durante un’uscita nel vicentino.

Chissà se le parole di Pozzovivo in qualche modo troveranno una sponda nei palazzi della politica: nel nuovo Codice della Strada, pronto ad essere presentato in Gazzetta Ufficiale, l’articolo 182 non è stato toccato. Ma se un corridore professionista arriva ad affermare certe cose, oltre che a comportarsi in una determinata maniera, allora forse chi governa dovrebbe quantomeno sforzarsi di stare a sentire e approfondirne le ragioni.

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