È l’ultima fatica della stagione, al netto di qualche comparsata in estremo oriente dove onorare sponsor e compagnia cantante. Ma probabilmente sarà anche l’ultima occasione per tentare la fortuna e riuscire in un’impresa apparentemente fuori portata per chiunque: battere Tadej Pogacar in una corsa che si addice perfettamente alle sue caratteristiche, in calendario in un 2024 dove lo sloveno ha praticamente fatto tutto alla perfezione. Al Lombardia, poi, vince da tre anni di fila: hanno provato a rendere meno duro il percorso (e qualcuno s’è pure arrabbiato, gridando al “sacrilegio”), ma basterà per impedire allo sloveno di fare poker, eguagliando quanto fatto da Fausto Coppi tra il 1946 e il 1949?
- Pogi ha ancora fame: "Voglio un ultimo grande risultato"
- Evenepoel "arrendevole", Mas e Jorgenson outsider
- Pozzovivo saluta tutti: scende di bici a 42 anni
- Il maltempo cambia il percorso
Pogi ha ancora fame: “Voglio un ultimo grande risultato”
Sulla carta, pochi possono realmente pensare di battere Pogacar. Favorito d’obbligo, con quella maglia iridata già sfoggiata sulle rampe del San Luca al Giro dell’Emilia (solita fuga da lontano, solita vittoria) e nell’ora scarsa di corsa alle Tre Valli Varesine, prima che motivi di sicurezza spingessero proprio Tadej a farsi portavoce delle legittime rimostranze dei corridori.
Il Lombardia, come detto, è un po’ come il giardino di casa: tre vittorie nelle ultime tre edizioni, ma mai c’era arrivato in queste condizioni di forma che definire stratosferica è poco. Per cui c’è solo da aspettare di vedere se per caso dovesse andar via una fuga, o se qualche incidente meccanico o imprevisto possa togliere di mezzo lo sloveno nel momento clou della corsa.
Lui nei giorni scorsi non s’è nascosto, dichiarando di voler chiudere la stagione “con un ultimo grande risultato”. E non ve n’è alcuno all’infuori della vittoria, per dirla alla maniera di Pogacar. Che sa perfettamente quanto il rivale più temibile possa essere lui stesso, poiché tutti lo danno per vincente ancor prima di dare il primo colpo di pedale.
Evenepoel “arrendevole”, Mas e Jorgenson outsider
Invero il parterre dell’edizione 118 della classica delle foglie morte annovererebbe corridori decisamente capaci di regalarsi una bella impresa. Remco Evenepoel è il primo della lista, anche se per condizione fisica e per manifesta e consapevole inferiorità rispetto a Pogacar (“Tutti sanno che oggi è imbattibile”) non sembra essere molto convinto dei propri mezzi.
Tom Pidcock al Gran Piemonte vinto da Powless ha giocato in difesa,ma si è capito anche il perché: la condizione non è al top e il britannico ha deciso di rinunciare (come fatto già da Roglic). Enric Mas ha dimostrato di star bene, ma bisognerà capire se riuscirà a fare la differenza su salite nelle quali si viaggia a velocità sostenuta. Adam Yates e Marc Hirschi hanno il “problema” di correre nella stessa squadra di Pogacar, e dunque non godranno di troppa libertà (a meno che il capitano non marchi visita), mentre Matteo Jorgenson, Daniel Martinez, Romain Bardet, Aleksandr Vlasov e Pavel Sivakov potranno fare la loro corsa.
Pozzovivo saluta tutti: scende di bici a 42 anni
Ci sarebbe anche qualche italiano pronto a sfruttare l’imprevedibilità di una corsa che non ci vede salire sul gradino più alto del podio dal 2017, anno del secondo acuto di Vincenzo Nibali, già vincitore nel 2015. Lo scorso anno Andrea Bagioli chiuse alle spalle del solo Pogacar ma quest’anno non sarà al via (ha rinunciato alla vigilia). Restano Giulio Ciccone e Antonio Tiberi, che proveranno a giocarsi le loro carte.
Giornata speciale per Domenico Pozzovivo, che concluderà a 42 anni la propria carriera da professionista proprio nella classica monumento che chiude la stagione. Un finale comunque da ricordare per l’esperto scalatore, che in carriera vanta ben 8 top ten nei grandi giri, oltre che un successo di tappa al Giro d’Italia (a Lago Laceno nel 2012).
Il maltempo cambia il percorso
A seguito delle forte pioggia degli ultimi giorni sono stati effettuati dei cambiamenti al percorso di gara con la corsa che al km 37.5 girerà verso Alvino e non verso Gazzaniga come previsto in un primi momento e poi proseguirà per affrontare da Nembro la salite del Selvino al posto del Passo di Ganda. Dopo il chilometro 57 si torna al percorso originale salvo per l finale con la linea di arrivo che sarà posto sul Lungo Lario Trento invece che in via Cavallotti.