Giovanni Alosi non è più l’allenatore del Carpignano, formazione che milita nel campionato di Prima Categoria. Dopo il ‘fattaccio’ accaduto durante la sfida contro l’Oleggio Castello a Paruzzaro, in Piemonte, con il pugno sferrato all’arbitro Andrea Felis di Torino dopo l’espulsione per proteste, l’ormai ex tecnico ha annunciato la decisione di dimettersi e di abbandonare il mondo del calcio.
In attesa che la Giustizia Sportiva faccia il suo corso (rischia dai 5 anni di squalifica alla radiazione) e che la Questura di Novara e i carabinieri di Paruzzaro terminino le indagini, Alosi ha rilasciato un’intervista ai microfoni del quotidiano ‘La Stampa’ per spiegare il suo punto di vista e i motivi che lo hanno spinto a prendere la decisione:
“Non cerco giustificazioni e mi prendo le mie responsabilità. Quello che potevo fare era chiedere scusa e a fine partita, quando ho parlato con l’arbitro dell’accaduto, c’è stato un confronto sereno. Ma la mia reazione resta inqualificabile e purtroppo non si può tornare indietro per rimediare. Mi auto-condanno ed è giusto che mi allontani dal calcio, perché non mi ritengo più meritevole di farne parte“.
Alosi ha provato a spiegare cosa ha scatenato la sua reazione:
“Ci sono stati episodi controversi, come succede ogni domenica sui campi di calcio. Ero già stato ammonito per proteste nei minuti precedenti, quando mi sono lamentato di nuovo l’arbitro ha deciso di espellermi. In quel momento ho interpretato male il suo atteggiamento e ho avuto un black-out di un secondo che non mi era mai capitato e che nulla ha a che fare con lo sport. Appena commesso il fatto mi sono immediatamente accorto di aver sbagliato”.
C’è il video. Ci sono le prove. C’è una faccia. Squalificare a vita il Mike Tyson in questione dovrebbe essere piuttosto facile. Solidarietà al direttore di gara. https://t.co/o7uWJjX0aX
— Alessandro Alciato (@AAlciato) September 27, 2021
Oltre allo stop in ambito sportivo, ora Alosi rischia anche la denuncia:
“Devo pagare per il mio gesto sconsiderato e quindi sono pronto a tutto. Negli spogliatoi mi sono chiarito con l’arbitro, poiché fortunatamente a livello fisico non ci sono state conseguenze. Gli ho lasciato i miei contatti e gli ho comunque chiesto di risarcirlo almeno a livello morale nel caso non mi avesse denunciato. Mentre parlavo avevo le lacrime agli occhi. Lui mi ha risposto che da questa storia entrambi abbiamo imparato qualcosa e che si poteva pensare a una donazione. Non cambierà l’opinione della gente, ma almeno mi sentirò meglio”.
L’ex allenatore del Carpignano è stato preso di mira sui social network suoi e dei suoi familiari:
“La cosa che mi addolora di più è l’aver messo in imbarazzo la mia famiglia. Prima di disattivare i miei account social, ho notato un accanimento incredibile, anche di gente che non mi conosce. Sono sottoposto ad una gogna mediatica da cui non so come uscirò: con i social si può processare per direttissima attraverso un video e spero di essere abbastanza forte per poter reagire. Sono arrivati insulti e minacce perfino sui social delle mie figlie. Mi vergogno di questo gesto, ma sto affrontando la situazione in maniera passiva. È una brutta esperienza e non so se basterà avere le spalle larghe. Non pretendo il perdono delle persone, perché ciò che ho fatto è imperdonabile. Ma almeno spero che questa tortura finisca in fretta, perché mi sento completamente svuotato”.