Qatar 2022 ha completato il primo quarto del proprio percorso. Con lo show del Brasile contro la Serbia, 16ª partita delle 64 in programma, si è infatti chiusa la prima giornata della fase a gironi. Questo significa che tutte le 32 protagoniste del Mondiale sono scese in campo almeno una volta e che è quindi possibile tracciare i primi bilanci e provare a proiettarsi sulla fase clou del torneo, quella ad eliminazione diretta.
- Qatar 2022, i primi bilanci: Brasile e Spagna rubano gli occhi, la Francia c'è
- Brasile dalla gioia all'incubo: il Mondiale di Neymar è in pericolo
- Brasile, la favola di Richarlison: dalla favela alla 'chilena' al Mondiale
Qatar 2022, i primi bilanci: Brasile e Spagna rubano gli occhi, la Francia c’è
Le prime analisi non possono che essere parziali, considerando che la prima partita è sempre la più delicata e particolare, anche e soprattutto per le big, tra gli inevitabili tatticismi degli avversari e l’altrettanto ovvia necessità di carburare, anche in un Mondiale così particolare nel quale la condizione atletica dei protagonisti è giocoforza migliore rispetto alle edizioni che si disputano in estate.
Un’altra variabile da considerare è la qualità delle squadre affrontate e proprio per questo tra le quattro big più convincenti, Brasile, Francia, Inghilterra e Spagna, l’ordine alfabetico coincide in questo caso con un’ideale griglia di partenza delle nazionali che hanno impressionato di più. Al cospetto di una Serbia tecnica e fisica il Brasile ha convinto in tutto e per tutto: solido in difesa, paziente quanto necessario nella costruzione del gioco e come al solito altamente spettacolare, ma anche concreto, in attacco, dove a prendersi la scena è stato Richarlison, il centravanti atipico caro al ct Tite autore di una doppietta e in particolare di un gol, il secondo, destinato fin d’ora ad entrare nella top 5 delle prodezze di Qatar 2022.
Brasile dalla gioia all’incubo: il Mondiale di Neymar è in pericolo
Insomma, Brasile già favorito? Presto per sbilanciarsi, ma la sensazione è che il potenziale dei verdeoro considerando tutti i reparti sia superiore a quello di tutte le rivali, tra chi ha un centrocampo extra lusso, ma è sprovvisto di centravanti top (Spagna) e al contrario chi vede il piatto piangere a centrocampo (Francia). Eppure anche per la Seleçao, come per Argentina e Germania, il debutto ha riservato una doccia fredda dopo gli entusiasmi iniziali. Certo, il contesto è molto diverso, perché mentre la Seleccion e i tedeschi devono fare i conti con le scorie, psicologiche e… pratiche, in termini di classifica, delle rimonte shock subite contro Arabia Saudita e Giappone, per il Brasile l’allarme riguarda le condizioni di Neymar, che contro la Serbia ha rimediato una dolorosissima distorsione alla caviglia destra.
Le immagini dell’articolazione del numero 10 gonfia già al momento della sostituzione con e della sua camminata sofferente a piede nudo verso il tunnel degli spogliatoi hanno fatto passare in secondo piano in tutto il paese la gioia per il successo al debutto e gli accertamenti strumentali effettuati nelle ore successive hanno confermato la gravità dell’infortunio: c’è infatti l’interessamento dei legamenti, che rende certa l’assenza di O’Ney dalle ultime due partite del girone contro Svizzera e Camerun, ma anche la sua partecipazione alla più che eventuale fase ad eliminazione diretta. Stesso infortunio, beffardamente, l’ha subito Danilo, malconcio nel finale contro la Serbia: in allarme quindi anche la Juventus.
Perché con o senza Neymar per il Brasile può cambiare tanto, tra le qualità del fuoriclasse del PSG e la sua importanza tattica, perché attirando molti avversari su di sé O’Ney libera fatalmente spazi per i compagni di reparto. Senza contare il dramma umano del ragazzo, che a 30 anni sta vivendo forse non l’ultimo Mondiale, ma comunque quello da giocare nel pieno della forma e che già otto anni fa chiuse tra le lacrime l’edizione giocata in casa, interrotta dal famoso fallo di Juan Camilo Zuniga nel quarto di finale contro la Colombia, che causò a Neymar la frattura trasversale della terza vertebra lombare con conseguente assenza nella semifinale poi persa 7-1 contro la Germania futura campione.
Brasile, la favola di Richarlison: dalla favela alla ‘chilena’ al Mondiale
In attesa di sapere se il Mondiale di Neymar proseguirà, e dato il giusto onore alle giocate spettacolari di Vinicius Jr, l’altra stella del tridente titolare di Tite, i riflettori al debutto se li è presi Richarlison de Andrade. La spettacolarità del gol del 2-0, una “chilena” da film, basterebbe già per eleggerlo tra le stelle del Mondiale, ma per il centravanti del Tottenham ha tanti altri argomenti a proprio favore. Dalla recente esplosione in nazionale (otto dei 19 gol totali sono arrivati nelle ultime sei partite), al feeling speciale con il ct Tite, che non lo ha mai messo in discussione neppure quando i gol non arrivavano e che in campo sa come caricare il proprio pupillo anche con un semplice sguardo. Ed è bello pensare che dietro alle magie del nuovo eroe brasiliano, classe ’97, ci sia anche il lavoro tattico di Antonio Conte, che lo ha voluto con forza al Tottenham la scorsa estate e che nel proprio attacco lo schiera defilato insieme a Son per fare spazio al centro a sua maestà Harry Kane. Richarlison però è un 9 moderno, capace di adattarsi ad ogni ruolo dell’attacco grazie a tecnica, velocità e intelligenza tattica.
E anche grazie al proprio passato, visto che la sua storia è quella classica di un ex bambino povero riuscito a realizzare i propri sogni. Da ragazzo infatti Richarlison, cresciuto in una favela e viso scavato di chi h a visto di tutto, ha venduto ghiaccioli, pulito automobili e anche raccolto caffè. L’uomo che non parla inglese e che non ha la patente per non aver superato l’esame finale, si muove in treno e ne ha viste davvero di tutti i colori, rischiando anche la vita quando un narcotrafficante della sua zona gli puntò la pistola scambiando lui e un amico per spacciatori fuori territorio.
La sua vita da calciatore è iniziata per caso quando dopo essere stato sgridato dal proprietario di un’area con tre stagni mentre pescava con il padre decise che il genitore non avrebbe più dovuto subire umiliazioni e che per ripagarlo dei sacrifici fatti avrebbe dovuto sfondare da calciatore. Missione compiuta, con tanto di esultanza “da piccione” dopo i gol alla Serbia, come da soprannome ‘O Pombo’, perché l’imitazione da giovane gli riusciva bene. Che la favola continui, allora. Ma meglio con Neymar al proprio fianco…