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Rebellin, il giallo del tir straniero e il dolore della madre

Proseguono senza sosta le indagini dei carabinieri per individuare l'autista del tir che ha travolto e ucciso Davide Rebellin a Montebello Vicentino. L'appello del fratello Carlo, la testimonianza di Filippo Pozzato e quella straziante della madre Brigida

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La morte di Davide Rebellin ha scosso il mondo del ciclismo e dell’intero sport italiano e non solo, alla luce della risonanza internazionale che lo sfortunato ex campione veneto era riuscito a dare alla propria carriera grazie a successi come la Freccia Vallone, vinta in due occasioni, e l’Amstel Gold race, conquistata nel 2004.

Addio a Davide Rebellin, il punto sulle indagini sull’incidente

Rebellin è morto all’età di 51 anni, pochi giorni dopo aver chiuso ufficialmente una carriera lunghissima e che negli ultimi anni l’aveva visto riuscire a stare in gruppo in team Continental, fino alla Veneto Classic, l’ultima gara da professionista disputata lo scorso ottobre. Rebellin è stato ucciso da un tir che lo ha travolto mentre si stava allenando sulla Regionale 11 di Montebello Vicentino, a pochi chilometri da Lonigo, dove risiede la madre di Davide, dopo l’improvvisa morte del padre lo scorso luglio.

È stato il fratello Carlo, accorso sul posto poco dopo l’incidente, a riconoscere la bicicletta di Davide Rebellin, accartocciata dopo il terribile impatto con il camion. Da subito le indagini dei carabinieri si sono concentrate sul tentativo di dare un nome al conducente dell’autoarticolato, ma l’obiettivo non è stato ancora centrato.

Incidente Rebellin: individuati due tir sospetti, possibile la fuga all’estero

Nella giornata di giovedì si era diffusa la notizia secondo la quale gli inquirenti sarebbero entrati in possesso della targa del tir, ma non ci sono conferme a proposito. Di fondamentale aiuto per le indagini, oltre ad alcune testimonianze, sono le telecamere di videosorveglianza della zona, in particolare quella puntata sul parcheggio del ristorante ‘La Padana’, posto a meno di 100 dal luogo della tragedia, ma anche quelle in luoghi vicini.

Per il momento la ricerca è stata ridotta a due automezzi rispetto ai 10 passati al setaccio dopo ore di immagini. Dallo stretto riserbo delle indagini i Video mostrerebbero uno dei due tir con targa straniera entrare nel parcheggio dall’unica entrata nell’area di sosta nell’orario coincidente con l’incidente, circa le 11.50.L’autista non sarebbe sceso dal mezzo, e dopo c minuti di fermata sarebbe ripartito, percorrendo la rotonda al contrario: un’ipotesi che avallerebbe il fatto che il camionista non si sia accorto della presenza a terra del corpo ormai senza vita di Rebellin e della sua bicicletta.

Il più che probabile attraversamento della frontiera del Brennero da parte del camion diretto al ritorno a casa in terra straniera rischia di complicare sensibilmente le indagini. Intanto la Procura di Vicenza ha aperto un fascicolo, contro ignoti, per omicidio stradale.

Morte Rebellin, il dolore della madre e il ricordo di Filippo Pozzato

Non si arrestano intanto le reazioni sgomente dei tanti amici e conoscenti di Rebellin, appartenenti al mondo del ciclismo e non solo, che non si sanno dare pace per l’accaduto. Davide e suo fratello Carlo avrebbero dovuto incontrare in questi giorni il sindaco di Lonigo per organizzare ad aprile 2023 una festa celebrativa del suo addio alle corse.

Un evento che si doveva concludere con una maxi-biciclettata cui dovevano essere invitati molti campioni ed ex compagni di maglia di Rebellin, tra i quali anche Filippo Pozzato, uno degli amici più stretti di Davide e compagno di allenamenti fino all’ultimo giorno a Montebello oltre che a Montecarlo, dove entrambi risiedevano da tempo:

“Spero che trovino quel Tir, spero davvero che chi lo guidava non si sia accorto di nulla- ha dichiarato al Corriere della Sera il vincitore della Milano-Sanremo 2006 e del campionato italiano 2009 – Sarebbe inaccettabile che l’autista si fosse reso conto di aver investito Davide per poi ripartire come se avesse messo sotto un gatto o un cane, non un uomo la natura aveva regalato uno dei motori più potenti mai visti nel ciclismo e l’entusiasmo di un ragazzino. Qualcuno trovava patetico il suo gareggiare a 50 anni, ma chi come me lo conosceva bene sapeva che per lui la bici e la competizione erano naturale ragione di vita”

“Eravamo amici, ma diversi: lui riservatissimo, io più mondano, io aggressivo in gara, lui mite, pronto a chiedere scusa anche anche ai colleghi che gli facevano un torto. Prima del ritiro aveva partecipato alle corse “gravel” che io organizzo, credeva come me che il futuro del ciclismo fosse su strade sterrate per sfuggire a un traffico meno rabbioso di quello che c’è oggi, in particolare qui in Veneto dove alcune ciclabili sono pericolose perché c’è un passo carrabile ogni 50 metri”.

La famiglia, attraverso le parole dello stesso fratello Carlo, ha rivolto un appello pubblico all’autista affinché si faccia vivo, un modo per rendere quantomeno più sopportabile il dolore straziante che sta divorando i parenti più stretti di Davide: “non sopportiamo l’idea della fuga. Davide era espertissimo memoria, non possiamo credere che si sia trattato di un suo errore”.

Al Corriere della Sera ha parlato la madre di Davide, Brigida Gattere:

“Spero che lo trovino – racconta in lacrime la donna – E spero che se verrà fuori che davvero è scappato dopo aver ucciso mio figlio la giustizia possa fare il suo corso: non si può morire cosi”.

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