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Roma, José Mourinho: "In Europa potevamo fare meglio"

Il tecnico della Roma parla il giorno prima della sfida di Serie A contro l'Hellas, rimanendosi ambizioso e non accontentandosi neanche dopo il 5-1 in Conference League.

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Roma, José Mourinho: "In Europa potevamo fare meglio" Fonte: Getty Images

Il tecnico della Roma José Mourinho ha parlato in conferenza stampa in vista della sfida contro l’Hellas Verona del neo tecnico Igor Tudor. Nelle ultime 30 sfide tra Verona e Roma in Serie A solo due volte hanno perso i giallorossi (19V, 9N): 2-1 nell’ottobre 1996 e 3-0 a tavolino nel settembre 2020.

Queste le parole dello Special One, che inizia la conferenza tornando sul successo di Conference League contro il CSKA Sofia:

“Sarebbe troppo facile per me dire che siamo stati perfetti dopo un 5-1. Non voglio andare in questa direzione con la mia squadra. Ogni gara analizziamo quello che facciamo bene e quello che sbagliamo. Non mi aspettavo così, ma potevamo fare meglio dal punto di vista della qualità del gioco”.

Poi una breve parentesi sullo Stadio della Roma:

“Voglio mandare un messaggio? Io sono allenatore. Non voglio essere niente di più. Ovviamente avere uno stadio di proprietà porta tante cose positive per una società, ho letto con grande soddisfazione quello che la signora Raggi dice della Roma e quando si riferisce ai proprietari. Si sente il rispetto. Si vedrà in futuro, al momento sono l’allenatore e non voglio dire molto di più”.

Infine, Mou parla dei motivi del suo successo nel corso degli anni:

“Lo staff il segreto del mio successo? La verità è che quando ho cominciato come allenatore venti anni fa oggi non c’è più nessuno di quello staff tecnico. Quello che è da più tempo con me è Lalin e sta con me dal 2010, tutti gli altri sono stati cambiati per ragioni diverse. A volte per opzioni di carriera diversa per loro, altre per mie ragioni perché cercavo altre figure. Qui ad esempio ho preso due preparatori atletici, uno per lavorare con la squadra e uno per lavorare sul recupero. Molto dipende dall’organizzazione di un club. Io sono arrivato con quattro e oggi siamo 14-16 perché la gente che era qui è di qualità e aperta a imparare. E’ uno staff che un girono diventerà lo staff di qualcun altro che arriverà dopo di me. Per me è importante costruire una base di lavoro che un giorno, seppur tardi, possa continuare a fare bene. Quando arriverà il momento negativo saremo ancora più uniti. L’età per me nel calcio non significa tanto, mi piace lavorare con gente che lavora e pensa 24 ore. Mi piace gente che sta nel calcio con passione che è quello che succede con chi sta qui”.

 

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