E’ nato a Bakoteh, distretto di Serekunda, in Gambia, il 6 giugno del 2001, undici giorni prima dell’ultimo scudetto della Roma. Evidentemente Ebrima Darboe il destino ce lo aveva scritto sulla carta d’identità. Classe 2001 Darboe ha visto i riflettori accesi su di lui due giorni fa, quando è stato chiamato da Fonseca per sostituire l’infortunato Smalling nella semifinale di ritorno di Europa League con il Manchester, ma aveva già debuttato in A con la Samp per 10′ finali. E oggi può raccontare a testa alta la sua storia, quella di un ragazzo africano come tanti che sognava di diventare un campione tra la miseria e la povertà.
A 14 anni Darboe è venuto in Italia su un barcone
Darboe è arrivato in Italia a 14 anni, da solo e sopra un barcone, dopo un viaggio di sei mesi e 5000 chilometri passando prima per la Libia e poi per la Sicilia fino ad arrivare a Rieti, allo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. A La Stampa, la Gazzetta e il Messaggero rivela: “Sognavo di diventare un campione, ma la verità è che sono partito in cerca di una vita migliore. Nella traversata col barcone ho visto nei volti delle persone più anziane la sofferenza e ripensandoci credo che l’età mi abbia aiutato. La Roma? Mi chiesero se mi piacesse la squadra: ma come è possibile, sono loro che chiedono a me se mi piacciono i miei compagni. In quel momento ho capito che avevo chance di far parte di un gruppo”.
“In Africa è difficile giocare ad alti livelli senza aiuto – ha detto Darboe – Avevo un amico che mi diceva sempre che ero forte, mi diceva di parlare con i miei genitori per farmi portare in Europa, era convinto che potessi giocare ad alti livelli. Con i documenti non è stato facile, sono fuggito con due amici, è stato un viaggio avventuroso e duro, ringrazio Dio e l’Italia, quando sono arrivato mi hanno messo in casa famiglia, ringrazio lo Sprar”.
Dallo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo), il passaggio in Toscana e infine Rieti, dove una casa-famiglia lo accoglie. “Lì ho conosciuto un talent scout che mi ha cambiato la vita“. Alla Roma è arrivato dallo Young Rieti, allenato da Francesco Spognardi. Lì ricordano come il baby si facesse chiamare Ibra. Un provino rovescia il suo destino. Il club giallorosso lo ha tesserato e fatto studiare al liceo sportivo, facendolo cominciare a crescere in tutti i sensi, anche quello fisico.
Il debutto in Primavera nel gennaio 2019. Poi l’ascesa fino alla prima squadra: “Quando stavo per entrare Fonseca mi ha detto che sono forte e di giocare tranquillo come sapevo – sono state le sue parole nel dopo partita – Quindi quando sono entrato ho cercato di giocare semplice e aiutare la squadra”.