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Ronnie Peterson, il super svedese

Ecco la tragica storia di uno dei più grandi talenti della storia della Formula Uno, morto 40 anni fa, l'11 settembre 1978.

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Ronnie Peterson, il super svedese Fonte: ANSA

Oggi, 11 settembre, sono esattamente quarant’anni dalla morte di Ronnie Peterson, velocissimo pilota automobilistico svedese, entrato nei cuori di molti appassionati e ricordato come uno dei migliori di sempre a non aver mai vinto un campionato mondiale di Formula Uno. “SuperSwede” – così era soprannominato il talento scandinavo – iniziò a correre nelle categorie minori, dove vinse due campionati di Formula 3 e uno di Formula 2. Nel 1970 fece il suo esordio in Formula 1 con la March, dove cominciò ad affermarsi come uno dei migliori piloti del circus iridato.

Nel 1973 passò in Lotus e vinse quattro Gran Premi, piazzandosi al terzo posto della classifica generale. L’11 settembre del 1978 Ronnie morì per le conseguenze di un tragico incidente sulla pista di Monza. Nella fatale carambola rimasero coinvolte diverse vetture tra cui quelle di Riccardo Patrese, James Hunt, Clay Regazzoni e Vittorio Brambilla. Dopo una collisione il pilota svedese si schiantò contro il muretto del collegamento con la pista junior e, dopo essere stata colpita dalla Surtees di Brambilla, la sua auto prese fuoco. I soccorsi furono caotici e fu James Hunt il primo a raggiungere l’auto di Peterson e ad adoperarsi per liberarlo dai rottami.

Il più grave sembrava essere Brambilla, sul cui capo andò a sbattere uno pneumatico, ma ad avere la peggio fu Peterson, che morì in seguito a un’embolia lipidica, mentre l’esperto pilota brianzolo se la cavò. La dura realtà fu una soltanto: a soli 34 anni se ne andò un padre di famiglia, nonché un fenomeno delle quattro ruote.

Il funerale si tenne a Orebro, dove Emerson Fittipaldi, Jody Scheckter, James Hunt e Niki Lauda, insieme con un altro paio di colleghi, trasportarono la sua bara durante la mesta cerimonia. Ronnie Peterson lasciò un segno indelebile nella storia della Formula 1: vinse in totale 10 gare, collezionando 26 podi e 14 pole position. Fu vice campione del mondo per due volte: nel 1971 alla guida della March e proprio nel tragico 1978.

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