Al Corriere della Sera, la lunghista Larissa Iapichino si è raccontata. In primis, la figlia di Fiona May ha spiegato cosa significa essere una predestinata: “Davvero non lo so. Sono innanzitutto Larissa. Non sono il risultato né la misura né la figlia d’arte. Sono io con le mie debolezze, le mie emozioni, la mia vita fuori dall’atletica. Sto provando a diventare un’atleta ma soprattutto una donna. E nonostante questa idea della predestinazione, il percorso non è lineare: ci sono gli infortuni, le cadute, le gare sbagliate”.
Larissa Iapichino adora saltare ma vuole anche restare con i piedi per terra: “La normalità è fondamentale. Spiegare il periodo dell’infortunio che mi ha impedito di andare ai Giochi di Tokyo, ad esempio, è stato importante: mi sono spaventata, ritrovandomi stressata e demotivata. In un attimo, ho perso tutto: la forma fisica, le gare, l’Olimpiade”.
Sul salto perfetto, la lunghista azzurra dice la sua: “Mah, devono andare nel verso giusto troppe cose perché possano esistere troppi salti perfetti. È un terno al lotto: forse nella carriera di un’atleta ne esiste uno solo”.
La detentrice del record mondiale under 20 indoor con 6,91 m spera di eguagliare in futuro l’impresa di Gimbo Tamberi a Tokyo: “Strepitoso! Ero a Montecarlo, nel 2016, quando si fece male: avevo chiesto ai miei di portarmi al meeting come regalo dei 14 anni. Era un idolo, oggi Gimbo è il mio capitano in Nazionale. E poi a Tokyo, davanti alla tv, ho tifato per la mitica Vanessa Ferrari: la ginnastica è un mio vecchio amore”.
Anche la Iapichino ha grandi ambizioni: “Mi piace sognare, però sempre con i piedi per terra. Nel cassetto ho messo sogni enormi. Il più grande è l’Olimpiade di Parigi 2024, nella vita la laurea in Giurisprudenza. Ma, al di là di tutto, vorrei sentirmi una persona realizzata”.