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Scandalo scommesse nel tennis, la più grande rete di sempre partite truccate

Il Washington Post ha svelato l’ennesimo eclatante caso di partite truccate nel tennis, sport spesso in vetrina per il problema delle gare combinate

Pubblicato:

Matteo Morace

Matteo Morace

Live Sport Specialist

La multimedialità quale approccio personale e professionale. Ama raccontare lo sport focalizzando ogni attenzione sul tempo reale: la verità della dirette non sono opinioni ma fatti

Che le scommesse truccate siano un problema nel tennis non è certo una novità. Spesso se ne parla perché emergono nuovi, tristi, casi di tenniscommesse. Come quello ricostruito dal Washington Post, definito come il caso di eventi sportivi truccati “più grande per numero di giocatori che vi hanno preso parte, denaro e numero di eventi pilotati” dall’avvocato che ha rappresentato il tennis professionistico.

Utilizzando una grafica che va a colorare di rosa – con intensità crescente fino al marroncino a seconda del numero di tennisti coinvolti – solo gli Stati del continente interessati dallo scandalo per la presenza di almeno un tennista, sul sito del WP l’Italia non è colorata.

Tennis e scommesse: un binomio perdente

Il perché il tennis si uno sport così fertile per le scommesse truccate è riconducibile principalmente a due motivazioni. In primis risulta estremamente facile pilotare le partite, visto che si può puntare su un’infinità di eventi, che non per forza influiscono sul risultato finale, rendendo più complicato individuare i giocatori in mala fede.

La seconda motivazione riguarda l’aspetto economico. Tanti giocatori cascano nella tentazione di guadagnare somme facili truccando i propri match perché solo i migliori al mondo guadagnano bene da questo sport, mentre chi si ritrova a disputare per la maggior parte tornei a livello ITF non è nemmeno detto che riesca a rientra delle ingenti spese che il tennis richiede a ogni professionista.

Il caso

Mentre ci accingiamo a goderci le due semifinali dell’US OpenDjoko-Shelton e Alcaraz-Medvedev, ma New York fa spudoratamente il tifo per una finalissima tra il serbo e lo spagnolo – da Oltre oceano arriva quel tipo di notizie che non vorremmo mai raccontare: l’ennesimo caso di scommesse truccate nel tennis.

Come ricostruito dal Washington Post, il tutto sarebbe partito dalle Fiandre in Belgio, quando l’investigatore Nicolas Borremans, soprannominato “Il Pitbull”, prese in mano quello che sembrava un semplice caso di scommesse sportive operato un gruppo di armeni. In breve si sarebbe scoperto che gli armeni, in realtà, si occupavano semplicemente di depositare somme non ingenti nei centri scommesse.

Borremans avrebbe identificato ben 1,671 conti in tutto il continente creati appositamente per queste scommesse, che avrebbero portato a intervenire anche l’Unità per l’Integrità del Tennis. A dare la prima svolta il caso sarebbe stata la confessione di Karim Hossam, beccato a truccare un match in un torneo ITF in Tunisia, che avrebbe svelato ben 375 match pilotati da 181 tennisti provenienti da 30 nazioni differenti. Numeri enormi.

Il tennista egiziano aveva dimenticato di eliminare i messaggi provenienti da “Il Maestro”, considerato la mente dietro tutto. Col tempo sarebbe venuta fuori la sua vera identità, Grigor Sargsyan, e dopo una serie di indagini, portate avanti da 10 investigatori privati, Borremans sarebbe riuscito finalmente ad arrestarlo il 5 giugno 2018, circa due anni dopo l’inizio del caso.

Il processo a Sargsyan, che nel frattempo era stato recluso in carcere per 10 mesi tra il 2018 e il 2019, sarebbe terminato solamente ad agosto 2022, con “Il Maestro” condannato a cinque anni per associazione criminale, riciclaggio di denaro e frode.

Il funzionamento

Ma come operava “Il Maestro”? Sempre stando a quanto rivelato dal quotidiano statunitense, prima di tutto si sarebbe affidato a Sebastian Rivera, un allenatore cileno, per reclutare giocatori provenienti da tutto il mondo, ai quali poi Sargsyan avrebbe scritto direttamente per dare indicazioni. Dopodiché gli armeni, tutti di estrazione sociale umile, avrebbero fatto le giocate nei centri scommesse e “Il Maestro” si sarebbe mosso per l’Europa a distribuire le vincite e pagare gli atleti, 10.000 euro secondo la ricostruzione di una tennista.

Baseline è l’inizio, non la soluzione

Proprio le difficoltà di guadagno dei tennisti che non si trovano in alto in classifica è uno dei temi più discussi nell’universo della racchetta, tanto che la stessa ATP (l’Associazione dei Tennisti Professionistici) testerà tra il 2024 e il 2026 “Baseline”, ovvero un progetto nato per garantire un salario minimo ai giocatori.

Il limite di Baseline? Il fatto che questo minimo salariale sia assicurato ai soli tennisti in top 250, coloro che più difficilmente finiscono col truccare le proprie partite perché riescono a mantenersi attraverso i risultati. Si tratta sicuramente di un’iniziativa che va nella direzione giusta e, va ricordato, ancora in fase sperimentale; ma affinché si riesca a estirpare questa piaga è necessario che venga ampliata a tutti i giocatori del circuito, anche coloro che gravitano in posizione di fondo classifica.

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