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Sci alpino, tutti gli infortuni di Sofia Goggia: nessuna ha saputo rialzarsi come ha sempre fatto lei

L'ennesimo stop della fuoriclasse bergamasca è solo l'ultimo di una lunga serie, ma Sofia ha saputo dimostrare una forza d'animo enorme. Magara consolazione: almeno l'infortunio non è coinciso con un anno olimpico o mondiale

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Che fosse maledetta lo si era capito da un pezzo, ma la stagione di Coppa del Mondo di sci alpino continua imperterrita a mietere vittime illustri. E stavolta il dazio da pagare è toccato a casa Italia, con la fuoriclasse delle discipline veloci Sofia Goggia che durante un allenamento sulle nevi di Temù, nel bresciano, ha riportato la sospetta frattura di tibia e perone. Stagione inevitabilmente finita per la bergamasca, che dovrà ora decidere se sottoporsi a un intervento chirurgico o se trattare l’arto infortunato con un gesso (dipenderà dall’esito degli esami).

Dopo l’exploit in gigante, uno stop che fa veramente male

Non è il primo infortunio serio occorso in carriera alla 31enne lombarda, ma è chiaro che un incidente di tale portata a questo punto della sua vita da atleta potrebbe rivelarsi un po’ più complicato del previsto. Sofia però è sempre stata una guerriera, e pertanto c’è da credere che farà ancora una volta i salti mortali per tornare la campionessa che ha dimostrato di essere.

Anche se il rammarico adesso è davvero elevato pensando anche al grande lavoro svolto nel corso della stagione corrente soprattutto in slalom gigante, dove nell’ultima gara disputata sulla Erta di Plan de Corones era riuscita a piazzarsi addirittura in quinta posizione, migliore delle atlete azzurre al via. E nelle discipline veloci l’obiettivo dichiarato era quello di sempre: mettere un’altra coppetta di cristallo di discesa in bacheca e provare a farlo anche in supergigante. Entrambi i propositi dovranno essere rimandati alle prossime stagioni, con la testa che corre inevitabilmente a Milano-Cortina 2026.

L’unico lato “positivo”: non ci sono mondiali o giochi olimpici

Nella sventura, una piccola consolazione si può trovare al pensiero che l’infortunio sia coinciso con un’annata nella quale non ci sono competizioni mondiali olimpiche. Quello rimediato da Goggia è l’ennesimo stop grave di una stagione di Coppa del Mondo che ha visto andare sotto i ferri tra gli altri Schwarz, Pintaurault e Vlhova, oltre agli stop di Kilde, Shiffrin e Suter (giusto per citarne alcuni) che non hanno ancora una prospettiva certa di rientro.

Le polemiche nelle scorse settimane si sono sprecate, con la FIS accusata di aver ingolfato il calendario di troppe gare, impedendo agli atleti di avere il tempo materiale per recuperare le forze. Beffardamente, l’infortunio di Sofia è arrivato proprio in coda a un week-end di gare non disputate, con la federazione che ha annullato la tappa di Garmisch per via delle pessime condizioni della neve.

I tanti infortuni di Sofia: la sfortuna la perseguita da sempre

Tutta l’Italia dello sci, e in generale quella dello sport, s’è unita attorno alla Goggia in questo grande momento di dolore. Lei che peraltro è un habitué dell’infermeria, stanza che ha bazzicato suo malgrado sin dalle prime annate nel circo bianco. Il primo grande infortunio, a soli 15 anni, arriva nel 2007: rottura del legamento crociato e del menisco esterno del ginocchio destro, con ricaduta l’anno successivo. È un brutto dejavu quello che nel febbraio del 2012, a 20 anni, la vede rompersi nuovamente crociato e menisco nel gigante di Coppa Europa ad Andalo.

Sofia ritorna più forte di prima, ma a fine dicembre del 2013 a Lake Louise a tradirla è il ginocchio sinistro. Almeno per un po’ è l’ultimo grosso guaio: fino alla medaglia d’oro di PyeongChang 2018, la fuoriclasse bergamasca resta immune da infortuni e problemi di una certa rilevanza. Ma già nell’ottobre del 2018 torna a fare visita alle stanze del chirurgo: stavolta si rompe il malleolo peronale cadendo a Hintertux, sul ghiacciaio austriaco. Tornerà in tempo per l’argento ai mondiale di Are, al solito con un recupero sbalorditivo.

Il “miracolo dei 23 giorni” e l’argento di Pechino

Per una abituata alla velocità, mettere in conto infortuni è il minimo che si possa fare. Nel 2020 a Garmisch, poche settimane prima dell’avvento della pandemia, cade in discesa e si frattura il radio del braccio sinistro, chiudendo anzitempo la stagione.

L’infortunio più beffardo, però, è quello della stagione 2021: sempre a Garmisch, scendendo da una pista turistica dopo l’annullamento del supergigante della mattina: trauma distorsivo al ginocchio destro con frattura composta del piatto tibiale, addio mondiali di Cortina. Dove torna l’anno dopo, a un mese scarso dalle olimpiadi di Pechino, procurandosi una distorsione al ginocchio sinistro con lesione parziale del legamento crociato e microfrattura peronale.

Impossibile recuperare in tempo per i giochi, ma per Sofia la parola impossibile non fa parte del suo personalissimo dizionario: in 23 giorni torna sugli sci a costo di immani sacrifici, evitando l’operazione e gareggiando con un tutore ad hoc. È argento in discesa dietro a Corinne Suter, ma quella medaglia vale più dell’oro di quattro anni prima. Adesso l’ennesima battaglia contro la sorte, con un’unica certezza: Sofi saprà tornare più forte di prima.

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