Sono trascorsi trent’anni, ma nessuno è o è stato come lui. E non è casuale se, le generazioni a venire, ne conoscono il nome e continuano a credere che non ci sia stato un libero al suo pari, nel calcio italiano. Gaetano Scirea è scomparso 30 anni fa, a causa di un incidente stradale orribile, ingiusto in Polonia dove si trovava perché da lì a poco la Juventus avrebbe disputato un match contro il Gornik Zabrze, in Coppa Uefa.
Suo figlio Riccardo aveva 12 anni appena e si trovava in vacanza con i nonni quando apprese della scomparsa atroce del padre dalla voce di Sandro Ciotti, che ne annunciò la morte in diretta. Sua moglie Mariella, invece, era con l’amica Anna, moglie di Dino Zoff. Entrambi hanno deciso di ricordare oggi Gaetano Scirea, un uomo e un giocatore unici per scelte e per stile.
“Io ero al mare con i nonni. Lo disse Sandro Ciotti alla Domenica Sportiva – ha dichiarato a Repubblica – e io lo seppi così, dalla televisione”. “Con mamma decidemmo di comprare questa casa quando Dino e Anna andarono a Roma, fu quasi come perdere due papà e un’altra mamma in una manciata di mesi”. Scendeva spesso a Roma da Zoff, che lo portava all’allenamento della Lazio.
Mariella Cavanna, vedova Scirea, ha rilasciato un’intervista altrettanto sofferta, ma intensa al Corriere della Sera per ricordare il lato più giocoso e familiare di Scirea e il loro amore, come se lui le fosse ancora accanto. Marco Tardelli le disse la frase più bella: “Noi potremmo vivere una vita con le nostre mogli ma il vostro amore era unico”.
La Juventus ha avuto un ruolo decisivo nel presente e nel passato di Mariella e di Riccardo, società a cui la signora Scirea è attaccatissima: “Ha fatto moltissimo per me. Non mi ha mai abbandonata”, ha raccontato nell’intervista concessa al Corriere della Sera. “Gaetano è rimasto sempre con me e non ha lasciato vuoti. Non ho desiderato altri anche perché avrei fatto sempre paragoni e mi sarebbe mancato ancora di più”. In questi trent’anni gli ha sempre parlato, è sempre andata a trovarlo nel piccolo cimitero di Morsasco. “Il rito allevia il distacco”. Perché Gaetano Scirea riesce a trascendere le mode, a sigillarsi nel ricordo e negli apprezzamenti anche di chi non lo ha visto giocare? “Univa la grandezza d’animo all’essere campione. Era un uomo speciale e allo stesso tempo normalissimo”.
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