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Scommesse: Fagioli aveva detto tutto a Bonucci, anche altri due della Juve sapevano

Nuovi guai per il club bianconero, ci sarebbero tesserati che erano a conoscenza della ludopatia del compagno, rischiano pene per omessa denuncia

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Emergono nuovi dettagli sulla posizione di Nicolò Fagioli, indagato per scommesse illegali online ed autodenunciatosi alla procura sportiva. Se appare certo che la Juventus non sapesse nulla della ludopatia del giocatore, dalle chat trovate su tablet e telefonino risulta che il suo problema non fosse un segreto per tutti. E che almeno tre giocatori bianconeri ne fossero a conoscenza.

Fagioli aveva confessato tutto a Bonucci

Agli atti ci sarebbero conversazioni tra Fagioli e Leonardo Bonucci sul tema scommesse. L’ex capitano, ora all’Union Berlino dopo la lunga telenovela sul divorzio e la lite con Allegri, era al corrente della “malattia” di Fagioli. Non c’è però alcuna prova che il difensore partecipasse alle puntate.

Scommesse, altri due juventini sapevano di Fagioli

Bonucci non era il solo, però. Del vizio del centrocampista, però, sempre stando alle chat rintracciate, erano a conoscenza anche altri due compagni di squadra del giocatore, e a credere alle conversazioni nelle mani della polizia potrebbero anche aver scommesso con lui.

Rischio di omessa denuncia per chi sapeva e ha taciuto

Emergerebbero infatti i nomi di altri due giocatori della Juventus – «giovani e stranieri», scrive Repubblica – che sarebbero stati a conoscenza di tutto ma avrebbero taciuto. Un comportamento che rischia di costargli caro. Accanto al lavoro dei pm di Torino c’è infatti quello svolto in parallelo dalla giustizia sportiva della Federcalcio. E il codice parla chiaro: chiunque venga a sapere di un giocatore o una società che abbia scommesso, ha l’obbligo di informare la procura federale «senza indugio». La sanzione minima per chi non obbedisce a questa regola prevede 6 mesi di squalifica. Chissà se Corona farà i nomi di questi giocatori nell’intervento previsto per martedì dopo la Nazionale su Rai3 dalla De Girolamo.

Per quanto riguarda Fagioli sono al vaglio anche le posizioni degli allibratori, che hanno incassato in pochi mesi più di un milione di euro, dei quali trattenevano il cinquanta per cento. Visto il tenore delle conversazioni la polizia sta verificando se esistono gli estremi per contestare i reati di usura o estorsione: Fagioli era disperato per le cifre perse e chi lo spingeva nel burrone approfittava della sua disperazione.

La strategia difensiva di Fagioli

Da qui l’autodenuncia alla Procura, l’ammissione di aver scommesso sul calcio e la massima collaborazione. Sembra ormai assodato che Fagioli abbia ammesso di aver puntato su partite di calcio (si sussurra anche di Serie A e Champions), ma mai su quelle della Juventus. E questo a livello difensivo è stato un passaggio fondamentale per puntare dritti a un sostanzioso sconto sulla pena.

Nell’articolo 24 del codice si spiega che “la violazione del divieto di scommesse comporta per i soggetti dell’ordinamento federale la sanzione della squalifica non inferiore a tre anni e dell’ammenda non inferiore a 25mila euro”. Ma per chi ammette le proprie colpe, lo sconto c’è. Scartata la possibilità di arrivare a una squalifica di 5 anni non avendo scommesso sulla propria squadra, l’obiettivo di Fagioli è stato quello di patteggiare prima del deferimento per ottenere così una riduzione del 50% della pena. Sulla graticola restano Zanioli e Tonali ma anche tanti che rischiano di essere coinvolti.

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