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Milan-Inter, quelli della prima stella nerazzurra: che fine hanno fatto e chi è ancora in vita

Cinquantotto anni dopo il club nerazzurro aggiunge una nuova prestigiosa patch sulla maglia. Ma che fine hanno fatto i miti del decimo scudetto?

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Alessio Raicaldo

Alessio Raicaldo

Sport Specialist

Un figlio che si chiama Diego e la tesi di laurea sugli stadi di proprietà in Italia. Il calcio quale filo conduttore irrinunciabile tra passione e professione. Per Virgilio Sport indaga, approfondisce e scandaglia l'universo mondo dello sport per antonomasia

Seconda stella a destra, questo è il cammino. Così cantava Edoardo Bennato, tifoso napoletano doc, che nell’occasione presta i suoi versi all’Inter che è pronta a festeggiare lo scudetto aggiungendo una prestigiosa patch sulla divisa del prossimo anno. Ci sono dei titoli che hanno più valore degli altri, questo per esempio è stato a lungo atteso dall’intero mondo nerazzurro. A portarlo è stato Simone Inzaghi, attraverso un percorso durato tre anni e che condotto il club a dominare nel territorio nazionale. Così il tecnico piacentino si è inserito in un solco tracciato da Helenio Herrera 58 anni fa.

Una formazione memorabile: l’Inter del decimo scudetto

Ma che fine hanno fatto i protagonisti della prima stella? Quella formazione il vero interista, specialmente quello con qualche capello bianco in più, la ricorda perfettamente a memoria. La si studiava a scuola a mo’ di tabellina: Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Domenghini, Suarez, Corso. Fino ad allora solo la Juventus era già salita a quota 10 ma quel campionato fu dominato in lungo e in largo dai nerazzurri. Il capocannoniere fu Luis Vinicio del Lanerossi Vicenza con 25 reti ma impressionante fu il bottino di gol totalizzato da un difensore come Giacinto Facchetti, capace di arrivare in doppia cifra.

I campioni indimenticati che non ci sono più

Tanti di quei campioni purtroppo oggi non ci sono più. Sarti, Burgnich, Facchetti, Picchi, Luisito Suarez, Mario Corso sono tutti passati a miglior vita. Ma certamente non saranno dimenticati, per quanto hanno dato in generale al mondo del calcio e non solo a quello nerazzurro. Basti pensare alla carriera da dirigente del compianto Giacinto, con il quale l’Inter ha vissuto anche l’esperienza del Triplete. Oppure a Luisito che da allenatore non ha vissuto le stesse emozioni che da calciatore ma da opinionista ha saputo conquistare anche generazioni a lui lontane. Anche Sarti, Picchi e Corso hanno provato il salto dal campo alla panchina con alterne fortune.

I superstiti della prima stella

Gli altri sono invece lontani dai riflettori, quasi tutti ritirati a vita privata. Chi appare un po’ più spesso è Sandrino Mazzola, una vita intera spesa per l’Inter con la quale ha giocato 417 partite mettendo a segno 117 gol. Jair da Costa, la freccia nerazzurra, è stata omaggiata dal club nel giorno del suo ottantatreesimo compleanno lo scorso 9 luglio. Gianfranco Bedin non ha mai abbandonato il Biscione, neppure dopo il ritiro: allenatore delle giovanili, consulente tecnico e osservatore. Aristide Guarneri, stopper gentiluomo, ha parlato proprio di recente raccontando la sua stima per difensori come Bremer e Kim e ricordando i suoi tempi passati. Angelo Domenghini nell’Inter ci ha giocato tre anni, il tempo di godersi l’impresa e un gruppo straordinario. Poi passò al Cagliari finendo per entrare nella hall of fame del team sardo.

Da Herrera a Inzaghi, i due tecnici stellati

Nel tempo il calcio è cambiato. All’epoca si giocava decisamente meno e c’era una distinzione quasi netta tra titolari e riserve. Del gruppo scudettato hanno fatto parte anche i vari Spartaco Landini, Joaquín Peiró, Saul Malatrasi, Renato Cappellini, Sergio Gori, Ferdinando Miniussi, Francesco Canella, Franco Cordova e Mario Facco.

L’allenatore? Naturalmente Helenio Herrera, chiamato il mago e figura quasi mitologica con un palmarès infinito in panchina. Stile di gioco? Prettamente difensivo, tant’è che veniva tacciato di essere un catenacciaro. In epoca moderna sarebbe un insulto ma allora era consuetudine e foriera anche di risultati eccellenti. In più era un eccellente motivatore, forse il primo ad utilizzare la psicologia nel calcio: una sorta di antenato di José Mourinho. Personaggio differente, invece, dal Simone Inzaghi attuale. Ma in comune adesso hanno molto: entrambi hanno aggiunto una stella al firmamento nerazzurro.

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