Il calcio è un atlante di lamentele, dall’Italia ai campionati esteri, il dibattito sul pallone è all’ordine del giorno. Spesso le voci sono discordanti, ma in un caso vanno ad incontrarsi in un unico coro: il calendario. “Si gioca troppo”, lo abbiamo sentito tante volte: da Sarri e Mourinho, ma anche in Premier League da Klopp e Van Dijk. Le parole del difensore olandese hanno fatto il giro del mondo: “Sono disposto a guadagnare meno per la mia salute“. Nessuno lo ha ascoltato. Quando non si gioca in Europa, subentrano le Nazionali, per poi ricominciare un tour de force tra campionati e coppe. Risultato? Tanti infortuni, turnover e rischio di vedere partite a basso ritmo.
Serie A, zero soste fino a marzo
“Vedremo dove saremo a marzo“ – è una frase storica di Allegri che mette però in evidenza un concetto importante: la prima parte di stagione è fondamentale, perché si gioca molto di più. Ora i bianconeri non hanno questo problema, visto il solo impegno in Serie A e poi in Coppa Italia, ma molte big dovranno fare i conti con un’agenda piena. Non ci sarà la pausa neanche a Natale. Niente boxing day, ma si giocherà prima della vigilia e il weekend del 30 dicembre. Una gara dopo l’altra, per il bene delle pay tv e per il male dei calciatori. La prima pausa ci sarà a marzo, quando ci sarà l’ultima sosta per le Nazionali, tra i playoff per l’Europeo e altro in giro per il mondo. Gli allenatori pregano, i tifosi anche.
Troppe partite, dov’è lo spettacolo?
Il brutto infortunio rimediato da Gavi ha fatto esporre anche la FIFPro, il sindacato mondiale dei calciatori, che nella prossima riunione del 24 novembre parlerà di questo argomento in Sud AFrica a Cape Town. “Nella scorsa stagione Vinicius ha giocato nove competizioni e Pedri, a 20 anni, ha giocato più di 12.000 minuti, il 25 per cento in più di Xavi alla stessa età“ – ha dichiarato un esponente ad As-. “I giocatori devono avere un riposo obbligatorio minimo fuori stagione di 28 giorni e all’interno della stagione di 14 giorni. D’altra parte, i calciatori devono avere almeno un giorno libero alla settimana. E, in terzo luogo, nel calcio devono essere introdotte linee guida per limitare il numero di partite consecutive”.
Allarme infortuni
Ormai si fa la conta dei giocatori indisponibili e molte volte a causa di risentimenti muscolari. Non vedere i calciatori più forti in campo è quello che si vuole? La risposta è scontata, ma non si fa nulla, anzi si continua a giocare. Nell’ultima stagione di Seria A il costo totale degli infortuni è salito vertiginosamente. Stando al Report Howden, la durata delle assenze lo scorso anno, complice anche il Mondiale autunnale, è salita (considerando tutti i campionati) del 30%. E a pagarne sono le società, che dovrebbero essere tutelate, i tifosi, che dovrebbero godere di uno spettacolo migliore, e i calciatori stessi, spesso costretti ad abbassare la testa. Forse sarebbe il momento di alzare e vedere dall’alto il panorama. Davvero è così bello?