Gli ultimi numeri di bilancio attestano le grosse difficoltà economiche incontrate soprattutto dai grandi club, Inter e Juventus in primis: il calcio italiano è indebitato all’inverosimile e l’emergenza sanitaria di certo non aiuta nel processo di ripresa.
Il ritorno del pubblico allo stadio è un passo in avanti per uscire dal tunnel, anche se la strada da fare è ancora molto lunga: ne è convinto Giuseppe Marotta che, nell’intervista concessa al ‘Corriere della Sera’, si è soffermato sul progetto Superlega a cui la sua Inter aveva aderito in qualità di una delle società fondatrici. “La Superlega è un grido d’allarme, di disperazione, di alcune società con un forte obiettivo competitivo. Va rivisto il modello organizzativo”. “Nella forma potevamo agire meglio, ma il fine giustifica i mezzi. Covid e indebitamento affogano i club. La difficoltà è coniugare i concetti di business e meritocrazia”.
L’aumento del numero delle partite e l’idea dei Mondiali a cadenza biennale non entusiasmano Marotta, preoccupato per la salute dei giocatori e i rischi a cui i club andrebbero incontro. “Il rischio d’impresa è dei club, se Fifa e Uefa vogliono rimodellare il calendario lo tengano presente. La Champions nel 2024 aumenterà di 100 partite. La Fifa vuole il Mondiale biennale: ma la tutela delle società dov’è? Se ti do un giocatore per due mesi perché devo pagarlo io? Mondiale biennale? Sono contrario. Significa limitare le attività dei club e aumentare l’usura e il rischio di infortunio dei calciatori”.
La ricetta per la Serie A è presto detta: due squadre in meno come nel 2003/2004, ultima stagione con 18 partecipanti prima del passaggio a 20. “Si deve scendere a 18 squadre e non solo. Le leghe inferiori stanno in piedi grazie a un concetto mutualistico di assistenza. Per le leghe minori si potrebbe reintrodurre il semiprofessionismo”.