La notizia della prima udienza davanti al Tribunale Federale della FISG del procedimento disciplinare che vede coinvolti Andra Cassinelli e Tommaso Dotti, accusati da Arianna Fontana di aver tentato di farla cadere e procurarle un infortunio durante una seduta di allenamento tenuta nel 2019, ha avuto una vasta eco su numerosi organi di informazione.
Al riguardo i legali di Dotti, atleta delle Fiamme Oro e della nazionale italiana di short track, hanno ritenuto opportuno rilasciare un comunicato allo scopo di “porre alcune precisazioni” relativamente ad alcuni dei passaggi riportati dagli organi di informazione, ritenuti in qualche modo lesivi della reputazione del loro assistito.
- Il ruolo della stampa e il divieto di divulgare notizie
- La "prova regina" e le presunte dichiarazioni di Dotti
- Il silenzio di Dotti, per non turbare la squadra
Il ruolo della stampa e il divieto di divulgare notizie
Nel testo, gli avvocati Riccardo Verbena e Germano Margiotta affermano che “la partecipazione della stampa all’udienza del 05.12.2023, per espressa disposizione del Tribunale Federale, era subordinata al divieto di divulgare a mezzo stampa quanto appreso nel corso dell’udienza medesima: circostanza, questa, da cui consegue che ogni articolo in merito alla predetta udienza è stato pubblicato (sia dalla – unica – testata presente alla stessa sia da quelle che hanno semplicemente ripreso l’articolo della prima) in palese violazione di quel divieto e della ratio espressamente sottesa allo stesso, dichiaratamente identificata nella “tutela delle parti del procedimento” (parti, la cui tutela, è appunto venuta meno con la suddetta pubblicazione)”.
La “prova regina” e le presunte dichiarazioni di Dotti
Tra i passaggi chiave ce n’è uno legato anche a quanto riportato sulle varie testate in riferimento alla famosa “prova regina” dell’audio presentato da Fontana. “Gli articoli sono colmi di imprecisioni ed errori (anche solo cronologici), sia per quanto attiene ai fatti sottesi al procedimento sia per quanto concerne quanto accaduto in seno allo stesso”.
“Senza volersi soffermare sul carattere evidentemente “di parte” delle pubblicazioni in questione (cui si è ormai abituati da quasi due anni) – continuano gli avvocati di Dotti – emblematicamente riscontrabile anche da aspetti terminologici tesi ad esaltare una parte e svilirne un’altra (ancorché medagliata olimpica), si rimarca con forza che tutto ciò che è riportato negli articoli, in particolare sui fatti imputati al signor Dotti e sul contenuto e il valore della più volte menzionata “prova regina”, costituita dalla registrazione depositata dalla signora Arianna Fontana (e sulla cui genesi nessuno degli organi di stampa sembra essere particolarmente interessato, ancorché la stessa sia fortemente emblematica della fondatezza delle accuse mosse al signor Dotti), ed altresì sull’esistenza di dichiarazioni asseritamente confessorie del signor Dotti rispetto alle accuse che gli vengono mosse, lungi dal rappresentare un fatto acclarato o una verità già emersa ed accertata, rappresenta, tutt’al più, una sintesi della tesi accusatoria della (sola) signora Fontana. Tesi che è fortemente e fondatamente contestata dal signor Tommaso Dotti in ogni suo aspetto e che si confida venga sconfessata all’esito del procedimento che mira – appunto – ad accertare la verità”.
Il silenzio di Dotti, per non turbare la squadra
I legali concludono il comunicato spiegando come “questa non sia certo la sede per esporre le ragioni in forza delle quali la presente difesa ritiene le accuse mosse al suo assistito palesemente destituite di ogni fondamento (lo si sta facendo e lo si farà nelle sedi competenti, con la massima fiducia nelle istituzioni chiamate a decidere), né è intenzione della presente difesa porre limiti alla sacrosanta libertà della stampa; ma, d’altro canto, non si può continuare ad assistere inermi al racconto di una sola versione dei fatti, senza perlomeno pretendere che venga precisato che questa è – appunto – una sola versione”.
Quindi sulla precisa scelta di Dotti: “Il silenzio serbato fino ad ora dal signor Dotti sulla questione è giustificato non certo dall’assenza di cose da dire, quanto semmai dal profondo rispetto per gli organi di giustizia sportiva e per i doveri di comportamento (cui tutti gli atleti dovrebbero attenersi), oltre che dalla volontà di non turbare la serenità della squadra con vicende “mediatiche”; ma non può e non deve trasformarsi nell’occasione per accreditare una verità inesistente, sulla base dell’unica voce che ha interesse a farsi sentire”.