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Sinner, l’associazione di Djokovic lancia l’allarme su Jannik: “Vittima di una battaglia politica tra WADA e ITIA”

La PTPA, associazione fondata da Djokovic, ha attaccato duramente l'operato delle agenzie antidoping, prendendo le difese di Sinner e lanciando l'allarme sul suo caso

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Matteo Morace

Matteo Morace

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Continua a tenere banco la vicenda clostebol che vede da quasi un anno al centro Jannik Sinner, il quale scoprirà il proprio futuro tra poco più di due mesi, quando il 16 e 17 aprile si terrà la tanto attesa udienza presso il Tas di Losanna sul ricorso della Wada, che decreterà l’eventuale assoluzione definitiva o sospensione del n°1 al mondo.

In attesa del ricorso però non si placano le polemiche e le discussioni attorno al caso dell’altoatesino, con la PTPA – associazione di tennisti alternativa ad ATP e WTA fondata nel 2019 da Novak Djokovic e Vasek Pospisil – che attraverso il proprio direttore esecutivo Ahmad Nassar che ha attaccato duramente il sistema antidoping pochi giorni dopo le parole del presidente della WADA Witold Banka.

L’associazione di Djokovic di schiera con Sinner e attacca il sistema antidoping

Se da una parte Novak Djokovic non si è mai schierato nettamente dalla parte di Jannik Sinner limitandosi a dire di credere nella buonafede del n°1 del mondo puntando però il dito contro la mancata trasparenza e l’incoerenza dei protocolli antidoping, dall’altra l’associazione da lui fondata insieme a Vasek Pospisil, la PTPA, ha deciso invece di scagliarsi in maniera netta contro il sistema antidoping, definito ingiusto dal direttore esecutivo Ahmad Nasser, che ha espresso le proprie motivazioni in un lungo posto su X.

Le accuse del direttore esecutivo della PTPA

Il post suddiviso in 10 punti di Ahmed Nasser inizia con l’accusa al sistema antidoping di essere ingiusto, spiegando poi le varie problematiche da lui individuate nei processi decisionali di ITIA e WADA, parlando nello specifico anche del caso riguardante Sinner, finito – a suo parere – in una disputa politica e legale tra le due agenzie, opinione tra l’altro condivisa da altri addetti ai lavori che si erano espressi in passato sulla questione.

Questi i passi più interessanti e che più riguardano da vicino il caso di Jannik nel lungo post di Nasser: “Nel caso specifico di Jannik, è stato messo in una situazione ingiusta. L’ITIA sostiene di aver seguito il suo processo e le sue regole. La WADA non è d’accordo e ha sentito la necessità di controbattere all’ITIA. Sfortunatamente non si è trattata di un esito sorprendente. Ciò non significa che siamo d’accordo con l’appello della WADA o con la decisione originale dell’ITIA. Nessuna delle due stanno realmente contestando i fatti del caso di Jannik. Ciò è importante, ma anche ingiusto. In pratica lui è coinvolto in una disputa politica e legale tra l’ITIA e la WADA. E sta ancora aspettando quasi un anno dopo che il suo caso venga completamente risolto. Di nuovo, tutto ciò è ingiusto”.

Nasser ha poi concluso il proprio post con un’altra pesante accusa assisteva antidoping: “Questo intero sistema è terribile per gli atleti (come gruppo e come individui), i tifosi e lo sport in generale. Deve cambiare”.

Le dichiarazioni del presidente della WADA

Questa presa di posizione da parte del direttore esecutivo della PTPA arriva pochi giorni dopo che il presidente della Wada Witold Banka aveva ribadito la posizione dell’agenzia mondiale antidoping in un’intervista al sito polacco RZ: “Non dubitiamo che Sinner non abbia assunto deliberatamente sostanze dopanti, ma richiamiamo l’attenzione sulla responsabilità dell’atleta per le azioni dei suoi collaboratori”.

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