Jannik Sinner si prepara al debutto a Montecarlo. Dopo un ottimo inizio d’anno si cambia superficie ed è tempo di fare sul serio anche sulla terra. L’azzurro ne ha parlato in una lunga intervista concessa a “Corriere della Sera”
- Jannik Sinner e la rivalità con Carlos Alcaraz
- I prossimi obiettivi
- Il team di Sinner con la new entry del padre
Jannik Sinner e la rivalità con Carlos Alcaraz
Alcaraz, è vero, non ci sarà a Montecarlo ma era impossibile non parlare della nuova rivalità che sta cambiando il tennis. Sinner e Alcaraz solo quest’anno si sono già affrontati due volte nel giro di pochissimo, primo a Indian Wells con sconfitta dell’altoatesino e poi a Miami con risultato inverso. “La prima volta ci siamo affrontati nel challenger di Alicante, era il 2019, vinse Carlos. Dopo la partita mi avvicinai: quanti anni hai? Da quanto tempo ti alleni tutti i giorni? Insomma gli ho chiesto un po’ di cose perché era chiaro che Alcaraz fosse un tipo particolare. Posso garantire: in campo, fa impressione. Ogni volta che gioco con lui imparo qualcosa: da Indian Wells a Miami, ad esempio, ho inserito dentro il mio tennis piccole cose, dettagli, a costo di sbagliare di più. ha funzionato. Il percorso è questo: mettere nel serbatoio nuova benzina ogni match”.
I prossimi obiettivi
Non nega come nel mirino ci sia la vincita di uno Slam. “Lo Slam è nel mirino, naturalmente. Il traguardo di tutto il lavoro quotidiano con il team è quello: i successi nascono da lì e dalla capacità di imparare dagli errori. Diciamo che sto investendo. ho fatto vedere di essere pronto per andare lontano. Come? fisicamente sto bene, recupero più in fretta tra i punti, gestisco meglio i match”.
Il team di Sinner con la new entry del padre
Dopo l’addio di Piatti il team si sta stabilizzando anche grazie all’arrivo di Cahill. “Il cambiamento è metabolizzato: in campo mi sento più tranquillo, abbiamo trovato il giusto equilibrio in un gruppo di lavoro che non ha un capo, siamo tutti alla pari. C’è un problema? Lo si affronta insieme. Se sulla tecnica forse c’è da lavorare, sulla tattica mi sento migliorato. giocare tutti i giorni a carte, a una strana scala 40 dove devi scendere a 51 punti o a burraco, aiuta. Io di tennis parlerei per giorni interi ma ogni tanto è necessario staccare”. E sul padre: “È rimasto 40 anni in cucina, venti al rifugio Talschlusshütte, in val Fiscalina. Ha iniziato a girare con me dagli usa. A lui piace: cucinare è la sua vita. e io mi sento felice: sono andato via di casa a 14 anni, abbiamo passato troppo poco tempo insieme. Così proviamo a recuperare”.