Sara Errani protagonista anche fuori dal campo. La tennista azzurra è reduce da una stagione clamorosa con il doppio con Jasmine Paolini (e non solo) che ha fatto faville e soprattutto con la realizzazione di un sogno, quello di conquistare la medaglia d’oro alle Olimpiadi. Un successo quello di Parigi che va a completare la sua straordinaria carriera con il Golden Slam (nel doppio) e che la mette ai livelli dei più grandi nella storia del tennis.
L’azzurra si è raccontata in una lunga intervista nel podcast di Alessandro Cattelan, nel corso del quale ha parlato dei suoi rituali nel corso dei tornei, ma anche della sua grande competitività che la spinge anche a rimandare la data del ritiro che inizialmente era fissata proprio dopo le Olimpiadi di Parigi.
La rivelazione su Kyrgios
Benchè registrato già da qualche giorno, nel corso del podcast non può mancare un riferimento a Nick Kyrgios che in questa offeseason è il giocatore al centro di tutte le discussioni del mondo del tennis: “E’ una personalità molto forte che a me è sempre piaciuto, vederlo giocare è uno show, ogni volta perché fa anche dei numeri pazzeschi. Nel mio carattere non dovrebbe piacermi ma lui a me è sempre piaciuto. E’ vero che ultimamente ha fatto un delle uscite un po’ brutte e infelici e lì non mi è piaciuto tanto. Lo preferivo mentre faceva le sue mattate in campo. Non mi riferisco solo a quello che ha detto su Sinner, ha fatto un po’ di dichiarazioni brutte, mi è sembrato un po’ eccentrico e non mi è piaciuto tanto su quello aspetto”.
Il tema doping
Alessandro Cattelan prova a stuzzicare Sara anche sul tema doping. Anche Errani ha dovuto affrontare l’onta di una squalifica e conosce molto bene uno dei due giudici scelti per il caso Sinner davanti al TAS (Lalo era nel collegio che ha aumentato la sua squalifica, ndr). Sul caso di Jannik, la tennista però non entra nello specifico e preferisce affrontare uno degli aspetti più dibattuti, quello legato alle tempistiche.
“Ne parliamo tanto tra noi tennisti del tema doping, anche con Jasmine Paolini. Siamo arrivate alla conclusione che non è facile perché ogni caso ha le sue sfumature, ci sono sempre delle differenze. Bisogna sapere tutte le cose come sono andate. Sicuramente si può migliorare nelle tempistiche, ci sono degli atleti che hanno aspettato per mesi di conoscere la loro sentenza mentre altri nel giro di pochi giorni hanno risolto. Non si può fare aspettare un atleta per tanti mesi. Per me aspettare così tanto non è giusto e bisogna velocizzare questa cosa. E’ una cosa da fare assolutamente”.