Jannik Sinner è tornato in campo, le sue prestazioni parlano per lui più di ogni polemica, di ogni veleno e di ogni sospetto lanciato perfidamente sul suo conto. Ma sullo sfondo, continua ad aleggiare minacciosa l’ombra del processo al TAS per il caso Clostebol. Sarà quella la partita più importante per il rosso di San Candido in questa prima fase del nuovo anno, col giudizio che – stando alle ultime indiscrezioni – è atteso intorno al mese di marzo. Il verdetto potrebbe comportare una svolta nella carriera di Sinner. In positivo, in caso di vittoria. E purtroppo anche in negativo, nel malaugurato caso di una sconfitta.
- Doping Sinner: parla Karen Moorhouse, CEO dell'Itia
- La differenza tra il caso Jannik e quello di Iga Swiatek
- Sinner, la linea WADA sul caso Clostebol: rischio lungo stop
Doping Sinner: parla Karen Moorhouse, CEO dell’Itia
Negli ultimi tempi si susseguono le previsioni sul processo per il caso Clostebol, riaperto dalla WADA col ricorso avverso l’iniziale assoluzione dell’Itia. L’ultima, da parte dell’ex campione australiano Mark Woodforde, non è stata particolarmente incoraggiante per Sinner. Sulla questione è però tornata una fonte più che autorevole: addirittura, una parte in causa in tutto il procedimento. Karen Moorhouse, CEO dell’Itia, l’agenzia indipendente che aveva scagionato Jannik, ha fatto chiarezza sulla questione in un’intervista a Tennis365.com. E anche le sue parole destano un po’ di preoccupazione.
La differenza tra il caso Jannik e quello di Iga Swiatek
“Se risulti positivo a una sostanza vietata, il punto di partenza per una possibile sanzione è di quattro anni“, ha spiegato Moolhouse. “Se puoi dimostrare che la positività non è il frutto di un comportamento intenzionale, la pena si riduce a due anni. Infine, se puoi dimostrare che non c’è stata alcuna colpa, non c’è sanzione“. A fare la differenza tra un caso e l’altro è l’eventuale contaminazione del prodotto o della sostanza dopante, come nel caso di Iga Swiatek: “Qui parliamo di un prodotto contaminato, mentre per Sinner c’è la complicazione che il suo sia un prodotto non contaminato. Il fisioterapista ha usato sul suo dito il prodotto in questione, che conteneva il principio attivo dopante”.
Sinner, la linea WADA sul caso Clostebol: rischio lungo stop
Insomma, la situazione di Sinner è più grave rispetto a Swiatek. E il “tabellario” spiegato dalla boss dell’Itia in questi casi è chiaro: “L’intervallo della squalifica va da uno a due anni”. E il rischio è proprio quello di un lungo stop per Jannik, qualora la WADA dovesse spuntarla al TAS: “Da quanto ho capito, la WADA contesta il fatto che non ci sta stata colpa o negligenza significativa perché ritengono che ci sia stato un elemento di colpa e che l’esito avrebbe dovuto essere diverso. Ora il caso è fuori dal nostro controllo – ha concluso Moorhouse – e tutto è passato in mano al TAS. Si tratterà di una processo completamente nuovo“.