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Sinner, la WADA perde consensi, gli USA dicono stop ai pagamenti: “Non protegge gli atleti”

Ultimo atto della guerra tra USA e WADA, con lo stato americano che ha deciso di bloccare il pagamento della quota annuale da 3,6 milioni all'agenzia che ha chiesto la sospensione di Sinner

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Matteo Morace

Matteo Morace

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Che tra gli Stati Uniti e la WADA non scorra buon sangue non è una novità. Lo stato americano e l’agenzia mondiale antidoping sono ai ferri corti ormai da un po’ di anni, per la precisione da quando nel 2021 la WADA concesse a 23 nuotatori cinesi di prendere parte alle Olimpiadi di Tokyo nonostante solamente sei mesi prima risultarono positivi a una sostanza dopante. Ma l’ultima azione degli USA, che hanno deciso di bloccare il pagamento della quota annuale da 3,6 milioni, è certamente destinata a fare notizia, soprattutto ora che si attende il responso del ricorso su Jannik Sinner.

Sinner, gli USA interrompono i pagamenti alla WADA

Dopo un lungo braccio ferro, gli USA hanno deciso di prendere l’iniziativa e rendere ancora più aspra la battaglia contro la WADA, optando per il blocco del versamento della quota annuale di 3,6 milioni di dollari all’agenzia mondiale antidoping. Una decisione dura che arriva dopo anni di battaglia tra le due parti.

USA-WADA, una guerra che va avanti da anni

I rapporti tra USA e WADA sono infatti tesissimi da quando nel 2021 l’agenzia antidoping permise a ben 23 nuotatori cinesi di partecipare ai Giochi Olimpici di Tokyo, dopo che sei mesi prima erano risultati positivi una sostanza dopante. In quell’occasione la WADA assolse gli atleti per “contaminazione accidentale” (e qui suona un campanello che ci porta a pensare subito a Jannik Sinner, assolto dall’ITIA per la stessa ragione ma portato a ricorso proprio dalla WADA), decisione continuamente contestata dalla USADA, l’agenzia antidoping statunitense.

L’accusa degli USA

A giustificare la scelta degli USA sono arrivate anche le dure parole del direttore generale dell’USADA Travis Tygart: “Purtroppo, gli attuali vertici della Wada non hanno lasciato agli Stati Uniti altra opzione, in quanto non sono riusciti a soddisfare diverse richieste molto ragionevoli, come un audit indipendente sulle operazioni della Wada, per raggiungere la trasparenza e la responsabilità necessaria per garantire che la Wada sia adatta allo scopo di proteggere gli atleti”.

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