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Sinner, le riflessioni di capitan Volandri

"E' il momento di vincere le partite top, ma è predisposto a migliorarsi. Alcaraz adesso è davanti a lui" spiega l'ex azzurro.

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Sinner, le riflessioni di capitan Volandri Fonte: Getty Images

Per la prima volta un azzurro si prende la semifinale in due Masters 1000 di fila, Filippo Volandri può essere orgoglioso di Sinner: "I risultati di Jannik sono il frutto di un lavoro cominciato un anno fa, quando ha cambiato allenatore" spiega il capitano azzurro a 'La Gazzetta dello Sport' "Mi disse che era disposto a correre il rischio di scendere al NR. 20 del Ranking per adattarsi, il suo percorso è all'inizio, anche se ci sono margini di miglioramento a disposizione; adesso vince le partite 'sporche' e giocando gare normali, come quella contro Ruusuvuori, può dominare. Non ha smarrito la concentrazione dopo l'interruzione per pioggia, chiudendo la pratica in una ventina di minuti. Il prossimo obiettivo sarà vincere le sfide top, come la semifinale di Miami per esempio".

L'analisi della maturazione del tennista altoatesino va nei dettagli: "Ci sono miglioramenti tecnini, ma a me colpisce la sua 'tensione' verso la perfezione, sperimenta tutto quello che può migliorare il suo tennis; ha uno staff tutto suo, dà loro indirizzi sul piano tecnico e ne riceve, è decisivo. Cahill ha molta esperienza, sa accompagnare i giocatori verso la cima del Ranking; Jannik in campo ha la tranquillità di chi sa dove può arrivare seguendo i suoi consigli, specie sulla gestione dell'incontro; la crescita tecnica però è dovuta a Simone Vagnozzi. Una delle qualitò di Sinner è la capacità di imparare da ogni partita, quindi sa mettere in campo le lezioni dei precedenti contro i vari avversari. Alcaraz adesso è davanti: non significa che sia più forte, ma che ha sviluppato prima le sue qualità, per Sinner è prezioso giocare queste partite per poter un giorno vincere i grandi tornei".

Sono finiti dietro la lavagna invece Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti: "Sono in un momento delicato della carriera, devono entrambi fare e non pensare. Matteo deve masticare il pane duro degli allenamenti, la normalità non è ritornare dopo un infortunio e vincere due tornei come era riuscito a fare lui un anno fa, ma avere difficoltà, come per esempio capita ora a Zverev; Lorenzo è stato travolto dalle aspettative, sue e dell'ambiente. Le sconfitte in Sudamerica lo hanno sportivamente depresso e se non hai la struttura tecnica e mentale di un Alcaraz ne riemergi a fatica".

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