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Sinner, sul caso doping Ruud si schiera: "Non c'è stata discriminazione a suo favore, basta leggere le carte"

Il norvegese in tv: "All'inizio pensavo ci fosse qualcosa di strano, poi ho analizzato la sentenza e come funziona il processo in questi casi e non ho avuto più alcun dubbio".

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

Nel mondo del tennis non ci sono solo i Nick Kyrgios, i Denis Shapovalov e le Lindsay Davenport, tutti giocatori o ex giocatori convinti che nel caso di Jannik Sinner sia stata commessa un’ingiustizia. E non tutti fanno come Novak Djokovic o Carlos Alcaraz, che hanno fatto spallucce non prendendo posizione sul caso, anzi soffiando in qualche circostanza sul fuoco dei dubbi e dei sospetti. C’è anche chi, come Casper Ruud, non ha avuto problemi a schierarsi col numero 1 al mondo. Cosa differenzia il norvegese dagli altri? Semplice: Ruud è stato uno dei pochi a leggere le carte della sentenza dell’Itia sul caso Clostebol.

Doping, Ruud spiega perché Sinner è innocente

Il norvegese, che a fine 2022 si era arrampicato fino alla posizione numero 2 del ranking ATP e oggi invece si è assestato alla numero 9, ha parlato della questione nel corso di un’intervento a TV 2, emittente del suo paese. Ed è sceso in campo a favore di Sinner non per motivazioni particolari, amicizia o altro: perché si è documentato. “All’inizio, prima di comprendere il caso e l’evoluzione degli eventi, ho pensato ci fosse qualcosa di strano”, ha ammesso Ruud. “Lui è numero 1 al mondo, doveva esserci della discriminazione a suo favore. Poi, però, ho compreso a fondo il caso e le regole. Leggendo i documenti e capendo come funziona il processo in questi casi, ci si rende conto che non c’è stata alcuna discriminazione“.

Sinner, i veleni di Kyrgios e le certezze di Ruud

Una presa di posizione finalmente limpida e lineare, dopo tanti veleni e sospetti lanciati anche un po’ a caso: in modo sbandierato e stucchevole da parte di personaggi come Kyrgios, mentre negli ultimi giorni ha fatto discutere la presa di posizione della Davenport, ex numero 1 del rankig WTA e attuale capitano del Team USA di Billie Jean King Cup. “Quello che Sinner ha fatto bene è aver trovato una spiegazione valida entro 15 giorni dal test positivo. Ha capito piuttosto in fretta da dove veniva il Clostebol. Non sono tanti gli atleti che possono fornire una spiegazione dopo due settimane, ma Jannik ci è riuscito e il fatto che abbia scoperto velocemente da dove veniva la sostanza e che abbia dato una spiegazione ragionevole depone certamente a suo favore”.

Il caso Clostebol e i sospetti del circus su Jannik

Ruud si aggiunge dunque a Rafa Nadal e a pochissimi altri tennisti di spicco che, in queste settimane, hanno preso posizione a favore del campione italiano. Una pattuglia non troppo nutrita, a dire il vero. Purtroppo il sentimento comune nel circuito e tra diversi addetti ai lavori è che Sinner abbia goduto di un trattamento di favore rispetto ad altri tennisti con disponibilità economiche minori, e dunque non in grado di difendersi adeguatamente. Come se l’innocenza o la colpevolezza in un processo possano dipendere solo ed esclusivamente dalla bravura dei legali o dall’ammontare del loro onorario.

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